"Ciò che nella fede ebraica e cristiana è fondamentale e originario, non è il parlare di Dio o il parlare a Dio da parte dell'uomo, ma il parlare di Dio all'uomo. Il Dio che parla è il Dio che crea l'alterità, che suscita la storia, che cerca relazione. È il Dio che si rivela, cioè che non si trova al termine della ricerca dell'uomo e che non coincide con il suo desiderio di trascendere se stesso, ma è presenza che, con iniziativa sovrana e non condizionata, si dona. Dunque, la parola dell'uomo a Dio è seconda rispetto alla parola di Dio, è una risposta. Ma è necessaria". In questo fascicolo è pubblicata la relazione tenuta a Barcellona il 13 dicembre 2007 in occasione del Congresso teologico internazionale organizzato dalla Facoltà teologica di Catalogna.
In una singolare altalena, la sessualità oggi è maledetta oppure idolatrata, ma non è mai amata. Ci si dimentica che esce dalle mani del Padre, che il peccato la aliena e che è misteriosamente promessa all'eternità. Una lotta esistenziale per un giusto apprezzamento dell'eros, uno sforzo per riconoscergli un significato altro, un tentativo di interpretarlo come linguaggio trinitario.
Riscoprire il ruolo dell'uomo nell'economia creazionale e leggere il creato come occasione di eucaristia, di offerta e rendimento di grazie: ricomposta l'armonia con tutti gli esseri animati e inanimati, l'uomo torna ad essere la speranza offerta alla creazione che, assieme a lui, "geme e soffre in attesa della redenzione".