Il vangelo cela in sé parole piccole ma preziose. Non definiscono, invitano. Queste parole segnalano i sentieri di una buona notizia che l'abitudine o la lontananza ci impediscono di accogliere come buona, e anche come bella. Esse contengono una promessa di vita, tanto leggera e indispensabile quanto la luce dell'alba. Gesù le ha ricolmate della sua presenza, le ha illuminate con la sua parola, le ha rese credibili nella sua pasqua.
Fermarsi, ascoltare gli alberi e osservare gli animali, farsi attenti ai loro segreti, imparare dai loro istinti, fino a intenderne un’insospettata preghiera. Queste brevi meditazioni ci conducono per mano lungo percorsi boschivi dai quali non si fa ritorno immutati. Man mano che scorrono le pagine, è possibile fare una sosta e respirare, pregare. La lettura diviene contemplazione colma di meraviglia e, a poco a poco, ridisegna i nostri percorsi interiori, perché è anche così che Dio ci parla e traccia in noi la sua strada.
Anne Lécu (1967), suora domenicana, dal 1997 lavora come medico in carcere. I suoi scritti testimoniano un’intensa ricerca spirituale strettamente intrecciata con l’esperienza quotidiana vissuta nel suo lavoro. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Una vita donata (2018).
A Paisij Velikovskij (1722-1794) risale quel movimento di rinnovamento del monachesimo e della vita cristiana nell'Europa orientale nella seconda metà del XVIII secolo che avrebbe profondamente segnato la cultura e la spiritualità russa del secolo successivo, da Gogol' a Dostoevskij, da Kireevskij a Leont'ev, a Lev Tolstoj e all'anonimo autore dei Racconti di un pellegrino russo. Con Paisij rifiorisce in oriente la preghiera di Gesù e l'antica tradizione della paternità spirituale; al suo nome è legata la versione slava della Filocalia.
Una nuova prospettiva sull'epoca cruciale della Rus' tra il XV e il XVI secolo, tempo di crisi e d'inquietudine in cui visse Nil, il solitario della Sora. La sua fuga dal monachesimo ricco di beni del suo tempo, inaugura nella storia della spiritualità russa, la vita monastica dello skit, vita di silenzi con un ristretto numero di fratelli. Il lettore potrà così misurare l'impatto storico dell'insegnamento del grande starec, presso i contemporanei e presso uomini apparentemente separati da un'incolmabile distanza geografica, cronologica, confessionale.
Pensare e dire... coscienza e parresia: due dimensioni essenziali dell'essere e del relazionarsi. Con un taglio esperienziale e pratico si indicano qui percorsi che aiutino a rivisitare il proprio vissuto: i pensieri che lasciamo abitare in noi e le parole che transitano per le nostre labbra.
La vita spirituale coincide con il vivere come chiesa perché consiste nel vivere nell'unità dello Spirito dell'unico Signore
I padri della chiesa, profondamente radicati nella Scrittura, ci hanno lasciato in eredità un ricco tesoro non solo di testi ma anche di modi, forme, gesti di preghiera . Oggi, soprattutto il cristianesimo occidentale, ha bisogno di riscoprire l'intima unione che deve esistere - nella preghiera come in ogni aspetto della vita cristiana - tra teoria e prassi, tra contemplazione e esercizio pratico. A pregare si impara pregando, e tutto il nostro essere è chiamato a partecipare a quest'opera: la mente, il cuore, ma anche il corpo, lo sguardo, i sensi. L'autore - eremita di grande discernimento spirituale, profondo conoscitore di Evagrio e dei padri del deserto, ma soprattutto uomo di intensa preghiera - ripercorre con sapiente coerenza questa compenetrazione tra ciò che si crede e ciò che si esprime nella pratica della preghiera: una riscoperta affascinante del tesoro prezioso contenuto nei vasi di argilla dei nostri corpi.
In questo testo l'autrice, rabbina francese, ci racconta come le storie, le narrazioni, le mitologie e i testi religiosi abbiano molte cose da dirci per aiutarci a capire il mondo. Sono loro che legano le generazioni e ci fanno scoprire che il mondo ha bisogno di rinnovarsi. Spetta a ciascuno di noi cercare il significato delle parole che riteniamo giusto. In questo modo possiamo ricostruire il senso delle frasi e il senso del mondo in modo che sia buono per tutti noi.
"La prima lettura mi procurò attrito. Credevo di leggere un riadattamento in prosa del Cantico ... Ritrovavo in yiddish i versi inarrivabili dell'antico ebraico, li ritrovavo sparsi in una narrazione ... Kacyzne aveva composto il midrash del Cantico. Midrash è commento trattato in forma di narrazione. Kacyzne ha uno spunto originale, come si addice alla forma commento del midrash. Ha per centro la temperatura corporea della giovane donna innamorata ... Al lettore che giunga trafelato in fine di racconto anticipo che ci sarà un sorriso. Con quello può rientrare nel presente, dopo la lettura a inseguimento di una ragazza e di un filo di perle" (dalla Prefazione di Erri De Luca). Più si rilegge il racconto, più ci si abbandona al suo ritmo che fa scivolare impercettibilmente la prosa nella musicalità del verso biblico, e più il testo si rivela come variante di una medesima storia: quella del legame tra Dio e il suo popolo, tra Dio e il singolo uomo. Postfazione di Guido Massino.
"Senza preghiera non ci sarà sinodo". Queste parole di papa Francesco ricordano che ogni momento sinodale della Chiesa è innanzitutto un evento dello Spirito santo, un evento di preghiera e di grazia, in cui la Chiesa, oltre a essere parte attiva, riconosce e confessa la propria umana debolezza e invoca l'aiuto di Dio. È ciò che mettono in luce, ciascuna con tratti specifici, due preghiere della tradizione cristiana: l'"Adsumus", con la quale si apre ogni assise sinodale, e la "Nulla est, Domine", utilizzata in chiusura di sinodi e concili. Questo libro si presenta come un dittico scritto a quattro mani. La prima tavola, scritta da Luciano Manicardi, monaco di Bose e biblista, offre una rilettura meditativa delle due preghiere, attenta alle fonti bibliche, alle assonanze patristiche e alle dinamiche antropologiche e spirituali in gioco nelle assemblee ecclesiali: queste preghiere possono così diventare strumento utile per vivere con più consapevolezza ogni assemblea comunitaria e sinodale. Nella seconda tavola, il teologo Andrea Grillo articola una riflessione teologica di ampio respiro che alla luce del Vaticano II ridice l'identità ecclesiale in modo fedele alla tradizione e al contempo creativo: spinge così a ripensare le forme della ministerialità e a formare tutti alla responsabilità ecclesiale. Un libro ricco e denso che aiuta il lettore a scoprire l'affascinante sfida e la promessa di novità che ogni sinodo rappresenta per la Chiesa. Uno strumento rivolto a presbiteri, educatori e laici che guidano gruppi e animano assemblee in parrocchie, associazioni e commissioni che si riuniscono per "camminare insieme".
Le "Conversazioni di Malines" tra anglicani e cattolici, sono una serie di incontri che rappresentano un evento unico nella storia della chiesa del ventesimo secolo. Sono qui delineati i contorni di questi incontri, il contesto ecclesiastico dell'epoca, i temi discussi e il significato delle conversazioni per l'oggi. «Le "Conversazioni" sono molto più di un episodio affascinante nella storia dell'ecumenismo...Meritano di essere ricordate anche a un livello più profondo e spirituale. Sono infatti una fonte di ispirazione alla quale possiamo attingere per rinfrescarci» (dalla Prefazione di Jozef De Kesel, arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles).
“Poniti innanzitutto alla presenza di Dio in timore e tremore, come chi sta al cospetto dell’imperatore; annullati totalmente e siedi come un bambino contento solo della grazia di Dio e incapace, se non è la madre stessa a donargli il nutrimento, di sentire il sapore del cibo e anche di procurarsene”.
La vita di Romualdo, monaco vissuto tra x e xi secolo, è segnata da numerose vicende legate alle sue fondazioni di eremi e cenobi. Il suo desiderio di dedicarsi senza distrazione alla ricerca di Dio nella preghiera e nell’ascolto della Parola lo spinge a ercare continuamente un luogo in cui potersi dedicare a una vita spirituale intensa e a un'esistenza evangelica. La sua ultima fondazione, Camaldoli, è l’eredità matura lasciata da Romualdo ai fratelli che si erano uniti a lui dando vita a una forma monastica peculiare. Il presente lavoro si propone di rileggere alcune fonti per poter comprendere meglio l’esperienza di Romualdo e la sua reale personalità. I testi qui raccolti esprimono l’anelito iniziale e il progetto dei primi monaci camaldolesi e fanno emergere la centralità dello sviluppo della vita interiore nell’esperienza cristiana e monastica.