Le “Virtù” costituiscono una compilazione di materiali d’origine diversa concernenti una delle figure più venerate e più popolari del deserto egiziano, Macario il Grande. Secondo la tradizione copta il deserto nel quale Macario si ritirò a vivere ricevette il nome di Scete, cioè “bilancia del cuore”, dopo che un angelo discese dal cielo e pesò il cuore di Macario. Le “Virtù” ci parlano di questo monaco dal cuore grande, dilatato, che lasciatosi ammaestrare dalle sofferenze patite, divenne padre spirituale dotato di grande discernimento e di grande misericordia. Di lui si dice che come Dio copre il mondo con la sua protezione, così abba Macario copriva i peccati dei suoi fratelli con la sua dolcezza e la sua bontà. Per tutti aveva una parola di speranza e di incoraggiamento a perseverare nella sequela del Signore mite e umile di cuore, ricominciando ogni giorno il proprio cammino in un abbandono umile e confidente, fiduciosi nel perdono del Signore, resi saldi dall’invocazione incessante del suo nome. Nella comunione dei santi, Macario, l’uomo dal cuore grande, accoglie anche chi si accosta a queste pagine e lo guida con sapienza e amore sulle vie dell’umiltà e della misericordia.
Girolamo, asceta folle di amore per le sacre Scritture, fustigatore delle antievangelicità della chiesa del suo tempo, iniziatore di una presenza monastica latina nella terra dell’incarnazione, costituisce ancora oggi una voce profetica per ogni battezzato: il suo messaggio raggiunge chiunque – uomo o donna, celibe o sposato – voglia riscoprire tutta la portata della propria sequela di Cristo . Questo sapiente studio – partendo dalle lettere indirizzate ad alcune monache e dalla comprensione che questo padre della chiesa aveva del carisma proprio della donna – fa emergere dall’intera opera di Girolamo il significato della testimonianza evangelica che ogni celibe per il Regno è chiamato a offrire alla chiesa e al mondo intero.
L’uomo è spirituale solo in quanto indissociabile dalla vita del suo corpo , dal suo volto, dalle sue sensazioni. L’autore – sposato, padre di tre figli, professore di teologia morale all’Università cattolica di Lione – riflette, alla luce di questo apparente paradosso, sul corpo e sul piacere della carne, obbligandoci a ripensare la nostra concezione troppo materialista della carne, contrapposta a quella troppo intellettualista dello spirito. Nessun disprezzo del corpo e della sessualità, ma la stimolante riscoperta della grande originalità della rivelazione cristiana: il corpo, con tutto ciò che lo rende “carnale”, ha una dignità e una gloria inaudite, è il “tempio dello Spirito santo” cui è promessa la resurrezione.
“Nel nostro agire non vi sia alcuna discordanza, ma viviamo in una medesima carità ”. Questo l’intento dei primi padri di Cîteaux e della loro opera di riforma del monachesimo agli albori del xii secolo. Con il sapiente equilibrio tra rispetto dell’ autonomia e solidarietà nel bisogno crearono le condizioni ideali per un ritorno alla radicalità evangelica attraverso una rete fraterna di monasteri dove preghiera e lavoro si armonizzavano nella vita quotidiana. Con la Carta Caritatis i padri di Cîteaux avviarono anche un nuovo tessuto di rapporti internazionali allo sfaldarsi del Sacro Romano Impero. Sono qui raccolti per la prima volta in italiano tutti i documenti di quella straordinaria generazione di monaci che nel volgere di mezzo secolo rinnovarono il volto dell’ Europa cristiana (dalla “ Prefazione” di Enzo Bianchi).
Anthony Bloom ha scritto diverse opere pregevoli sulla preghiera e ha costituito per lungo tempo un riferimento importante per i cristiani di lingua inglese, sia appartenenti all’ ortodossia che al di fuori di essa. Questo testo si presenta in modo tuttavia particolare. Coloro che hanno familiarità con le opere del Metropolita di Sourozh troveranno i suoi insegnamenti esposti in maniera estremamente ordinata e accessibile, mentre per quanti non hanno ancora scoperto la profondità spirituale dei suoi scritti sulla preghiera, queste pagine si presentano come l’ introduzione ideale. Aiutati dall’intelligente opera di redazione effettuata da Hugh Wybrew, uno degli uomini che più hanno fatto per il dialogo ecumenico in seno alla chiesa d’Inghilterra, abbiamo veramente la possibilità, giorno dopo giorno, di entrare nei misteri della preghiera cristiana. Una preghiera che è dapprima incontro, che si lascia misurare dalla Scrittura, e resta sempre aperta alla novità inesauribile del mistero consegnatoci nell’evangelo.
“Le perle malate sono una gemma della poesia ebraica moderna erompente dall’ antica poesia d’amore” (Cesare Angelini). “È un racconto obbligatorio per chi ha perso la testa dietro ai versi della Shulammita nel Cantico dei Cantici. Chi nella Bibbia ha inseguito quei versi non deve mancare questo racconto di Alter Kacyzne” (Erri De Luca). “La novella palpita di accenti maestosi e appassionati, si accende di colori sontuosi, si inebria di una sgargiante sensualità presto convertita in pianto e in dolore” (Claudio Magris). “Kacyzne è un autentico scrittore, martire della lingua yiddish, ma il suo nome onorerebbe qualsiasi letteratura” (Giancarlo Vigorelli).
Sotto la protezione di Macario il Grande, padre del deserto egiziano del iv secolo, sono giunte fino a noi diverse collezioni di “Omelie spirituali” attribuite oggi dalla critica a un autore siriaco del iv-v secolo, forse un certo Simeone di Mesopotamia. Le cinquanta omelie qui tradotte rappresentano la collezione più classica degli scritti dello Pseudo-Macario, quella che ha nutrito generazioni di cristiani. In oriente ha influenzato santi come Simeone Nuovo Teologo, Gregorio Palamas, Nil Sorskij, Serafino di Sarov. In occidente lo Pseudo-Macario fu amato e venerato non solo dalla chiesa cattolica, ma anche dalle chiese della riforma, tanto da essere definito “il grande santo del pietismo luterano”. Dinanzi a un cristianesimo ridotto a formalismo, a pratiche rituali, lo Pseudo-Macario vive e predica un ritorno al radicalismo evangelico, a un cristianesimo vero, a una fede autentica che consiste nell’avere nelle profondità del cuore la vita, cioè il Signore, e nell’ aprirsi al dono dello Spirito che in noi edifica l’uomo nuovo capace d’infiammarsi d’amore per gli uomini tutti. Sono testi che vibrano di intenso amore per il Signore e questo amore ridestano nel cuore del lettore.
“Ritornare a Dio significa rispondergli”. Così si esprimeva Abraham Heschel in Dio alla ricerca dell’ uomo. Con quel libro egli ribaltava i termini del dialogo fra Dio e l’uomo. È Dio che si rivolge all’uomo, è sua la vera ricerca. Ma allora non c’è più spazio per una lettura antropologica della preghiera? Non possiamo essere altro che uditori silenziosi e adoranti di una Parola che ci precede? In questi inediti del grande scrittore ebreo, fondati nella tradizione di cui è interprete profondo e originale, viene sondato lo spazio della ricerca di Dio da parte dell’uomo, in un itinerario che ci porta a riscoprire la dignità delle parole umane. Parole che ci precedono o che sgorgano sempre nuove dal cuore di ciascuno. Parole-comandi, che indicano una possibilità di entrare in dialogo con Dio. Parole che emergono dal silenzio sotto forma di canto. Parole, in definitiva, che sono il dono più grande fattoci da Dio per uscire da noi stessi, e avviarci verso di lui, perché Dio desidera la preghiera dell’uomo.