Fin dai tempi del Vaticano II, anche nella chiesa cattolica si è aperta una intensa discussione sul rapporto fra cristianesimo e altre religioni. Al riguardo, la coscienza pubblica si è ritirata in massima parte su una posizione di indifferenza. La discussione teologica, invece, mostra spesso di prediligere un certo pragmatismo oppure, per altri versi, si dilunga in interminabili dibattiti teorici.
Nel panorama generale delle discussioni, il taglio di questo libro esibisce un profilo particolare. Pone al centro dell’interesse non tanto il dialogo interreligioso in senso pratico, quanto piuttosto la comprensione di sé che il cristianesimo sta maturando di fronte alla pluralità delle religioni. In quale modo la percezione di molti sistemi di fede diversi porta a un ripensamento dell’immagine biblica di Dio? Il fenomeno di un pantheon globale costringe forse i credenti cristiani a un costruttivo giudizio autocritico? Stante la sua decisa pretesa di possedere una validità universale, il cristianesimo è effettivamente in grado di intavolare un dialogo con l’altro, con il diverso?
Da teologo dogmatico e adottando una prospettiva di storia dei dogmi, Stubenrauch parte dalla convinzione dell’unica e insuperabile incarnazione della Parola divina. La teologia cristiana delle religioni, allora, non deve portare alla relativizzazione del proprio patrimonio di fede, né al disprezzo di quello altrui. Essa, piuttosto, è la possibilità di parlare del Dio di tutti gli uomini senza pregiudizi per le loro convinzioni religiose.
In questo senso, la riflessione lancia un segnale a favore della preziosa cattolicità della fede cristiana.
La nostra epoca ha creduto di ottenere la pace mettendo a tacere le religioni e i credenti. Ha pensato che lo studio storico-critico dei dogmi e delle pratiche religiose avrebbe neutralizzato il potenziale di violenza delle fedi. Invece è accaduto il contrario. Sicché abbiamo bisogno più che mai di dialogare, di confrontarci con le nostre credenze e con i nostri racconti. Di divenire adulti nella fede, liberi e felici di essere diversi. Se rispettiamo alcune regole semplici, come quella di prendere sul serio l'interlocutore, di ascoltarlo fino in fondo senza innervosirci, di dire davvero ciò che pensiamo, di distinguere i diversi livelli di discorso, possiamo superare le nostre paure reciproche e vivere meglio insieme. La scommessa dell'autore è che il libro riesca a far imboccare davvero questa via a chiunque lo legga.
In questo pregevole e attualissimo saggio, Troll volge l’attenzione alle diverse dimensioni del dialogo cristiano-islamico, avendo cura, in particolare, di mettere a confronto figure e insegnamenti centrali di ciascuna comunità di fede.
Dalla quarta di copertina:
Negli ultimi decenni il gesuita Christian W. Troll ha preso posizione sui temi e i dibattiti del dialogo cristiano-islamico. Troll sa di cosa parla quando nel presente libro rivolge l’attenzione alle diverse dimensioni del dialogo tra le due religioni. Per lui è importante fare chiarezza e distinguere attraverso l’analisi comparativa di figure e insegnamenti centrali di ciascuna comunità di fede. È necessario per il dialogo tra cristiani e musulmani anche valutare gli aspetti essenziali della fede islamica secondo i criteri della teologia cristiana in cui l’Autore è saldamente radicato.
Il libro si occupa del rapporto tra le culture e le religioni, ed e qui interpretato dal punto di vista cristiano.