L'autore raccoglie in questo volume brevi studi e riflessioni intorno a ciò che ne è del cristianesimo alla svolta del millennio, nel convincimento che esso esca in frantumi dal lungo e duro confronto con la modernità, impossibilitato a proporsi ancora nelle forme istituzionalizzate che ne hanno lungamente garantito ruolo storico e potere. Di fatto già da tempo si vive «dopo Cristo», in senso opposto a quello che aveva segnato la «svolta dei tempi» annunciata da Paolo. La vita sociale che si è affermata ovunque prescinde oramai dal modo di essere cristiano, e al cristianesimo tocca perciò misurarsi con una nuova imprevista svolta, che gli impone di sperimentare altre vie e plurali per attestare credibilmente la fede evangelica. Di questa contraddittoria situazione, misurata sul tempo che dal dopo Concilio giunge ai giorni nostri, Gaeta coglie alcuni tratti salienti, puntando l'attenzione ora su figure che nel Novecento hanno avvertito per tempo la crisi, ora sulla politica ecclesiastica degli ultimi Pontefici, ora sul venir meno dell'istanza religiosa nella società e, in conclusione, su qualche attestazione di una spiritualità cristiana laicamente vissuta.
Il libro racconta vita e dottrina, usi e costumi di gruppi eretici più o meno noti, dal primo secolo dopo Cristo fino al grande scisma del 1054; una piccola storia delle eresie, che accoglie senza raddrizzarle le faziosità e le falsificazioni dei vincitori del conflitto, i padri della storiografia ecclesiastica. Un panorama incredibilmente variegato e bizzarro, che comprende sette eretiche che si considerano immortali, oppure angeli discesi dal cielo; che venerano Caino e tutti i dannati dell'Antico Testamento, che pregano senza sosta il Dio che li ha messi al mondo, che girano sempre scalzi, che fanno il voto del silenzio perpetuo, che praticano l'autocastrazione, o si abbandonano a orge rituali, che accettano la Trinità, oppure credono in una Santa Quaternità; che adorano Maria offrendole pane biscottato, o mettono in dubbio la sua verginità... Tutti - chi più chi meno - hanno dato il loro contributo prezioso alla formazione sul versante opposto dell'ortodossia.
Humanitas è il termine simbolo dello straordinario incontro tra civiltà europea e cinese avvenuto ad opera di Matteo Ricci tra il 1582 e il 1610. Il gesuita maceratese comprese subito che la humanitas rinascimentale e classica degli europei corrispondeva alla perfezione umana e sociale (ren) della tradizione confuciana, e lavorò in modo instancabile al servizio di una sola e universale umanità. In questo volume sono raccolti diciotto interventi inediti e innovativi volti a restituire in modo esauriente la fisionomia dell'eredità ricciana. Cinque saggi illustrano temi relativi alla struttura e alla fruizione delle opere del gesuita: dalla storia del Grand Ricci, il maggiore strumento ora esistente per la traduzione del cinese classico, al Dizionario portoghese-cinese di Ricci e Ruggeri, ai progressi nell'interpretazione della scrittura cinese durante la missione di Ricci fino a una prima e nuova lettura linguistico-stilistica delle opere italiane. Cinque studi sono dedicati alla "Questione dei riti cinesi": una nuova interpretazione degli inizi della controversia, un'ampia ricognizione delle figure rilevanti di Giovanni Laureati e Teodorico Pedrini, una ricostruzione degli scritti e dei giudizi di Leibniz sulla disputa che stava di nuovo separando Roma e Pechino e, infine, un'interpretazione della instructio con la quale Pio XII pose fine nel 1939 all'annosa questione. I saggi rimanenti affrontano il tema dell'attualità di Ricci.