L'autore raccoglie in questo volume brevi studi e riflessioni intorno a ciò che ne è del cristianesimo alla svolta del millennio, nel convincimento che esso esca in frantumi dal lungo e duro confronto con la modernità, impossibilitato a proporsi ancora nelle forme istituzionalizzate che ne hanno lungamente garantito ruolo storico e potere. Di fatto già da tempo si vive «dopo Cristo», in senso opposto a quello che aveva segnato la «svolta dei tempi» annunciata da Paolo. La vita sociale che si è affermata ovunque prescinde oramai dal modo di essere cristiano, e al cristianesimo tocca perciò misurarsi con una nuova imprevista svolta, che gli impone di sperimentare altre vie e plurali per attestare credibilmente la fede evangelica. Di questa contraddittoria situazione, misurata sul tempo che dal dopo Concilio giunge ai giorni nostri, Gaeta coglie alcuni tratti salienti, puntando l'attenzione ora su figure che nel Novecento hanno avvertito per tempo la crisi, ora sulla politica ecclesiastica degli ultimi Pontefici, ora sul venir meno dell'istanza religiosa nella società e, in conclusione, su qualche attestazione di una spiritualità cristiana laicamente vissuta.
Sette brevi riflessioni su temi estratti dai Vangeli aprono accessi inusuali ad una letteratura ormai convenzionale. Si può dire infatti che la miriade di studi teologici e storici sulla figura di Gesù e sui Vangeli ha causato la perdita del potere affabulatorio dei racconti che gli evangelisti hanno in varia misura e diversa sensibilità fatto propri. L'autore parte da qui per rimettere in scena il dramma che la figura di Gesù ha determinato nell'esistenza di quanti furono coinvolti nella sua vita. I Vangeli, in questo senso, fanno rivivere ai credenti questa esperienza sconvolgente attraverso la concretezza dei racconti.
Curatore di gran parte delle edizioni italiane degli scritti di Simone Weil a cominciare dall'edizione integrale dei "Quaderni", Giancarlo Gaeta ha accompagnato il lavoro di traduzione con commenti puntuali che tendono a mostrare di volta in volta movimento e tensione interna di una riflessione filosofica, politica, religiosa che ha proceduto in discontinuità con tutto ciò che nel corso della modernità ha contribuito a una crisi epocale irreversibile. Riflessione che si è perciò spinta oltre i limiti dell'acquisito e del realistico, fin là dove avrebbero potuto aprirsi altri universi di senso, altre possibilità di coniugazioni culturali. Per questa via l'autore ha cercato di mettere se stesso nella posizione migliore per comprendere le molte facce di un pensiero eminentemente sperimentale che a noi si offre come pura interrogazione sul presente, costringendo a prendere atto che soltanto la coscienza delle contraddizioni del proprio tempo ne permette una lettura proficua.
Nato dall'esigenza di rivedere a fondo i criteri metodologici che caratterizzano la ricerca neotestamentaria attuale, questo saggio è uno studio originale dell'interpretazione della pericope del vangelo di Giovanni nota come Dialogo con Nicodemo. Questo è un testo classico della letteratura cristiana delle origini su cui si è concentrata da sempre la riflessione religiosa e teologica, è una narrazione complessa che molto ha dato da fare alla critica letteraria e in generale a ogni tentativo di interpretazione storica. Il lavoro di Giancarlo Gaeta mira a comprendere il testo come unità di senso, lungo un itinerario che ogni lettore deve poter ripercorrere e verificare, alla ricerca delle leggi proprie del testo in esame. Una ricerca che implica il rigoroso controllo critico delle proprie precostituzioni ideologiche.
La storia della ricerca moderna sulla vita di Gesú è stato il tentativo, di tempo in tempo rinnovato, di ridisegnarne l'immagine tradizionale per portare alla luce ciò che essa cela: l'uomo del proprio tempo, un personaggio marginale vissuto nella Palestina del primo secolo che osò credere in un rivolgimento prossimo dell'esistenza del proprio popolo ad opera di Dio stesso, ma che pagò con la vita il suo sogno. Su quell'evento, decisivo per la civiltà occidentale, storici, sociologi, teologi ed artisti oggi s'interrogano di nuovo, affollandosi intorno a una questione che quante piú risposte ragionevoli riceve, tanto piú sembra sottrarsi ad una comprensione effettiva