«Mah, chissà qui cos'avrà voluto dire...» Se anche voi vi siete trovati almeno una volta nella vita a mormorare questa frase aggirandovi spaesati tra le sale di una mostra, magari di fronte a un'opera apparentemente incomprensibile che recava anche la dicitura "Senza titolo", questo è il libro che fa per voi. L'arte contemporanea è un mondo ricco e vasto, complesso, affascinante, un labirinto stroboscopico nel quale si aprono botole che ci rimandano indietro di secoli, un grande parco divertimenti, un campo senza confini aperto a citazioni più o meno esplicite, illusioni percettive, addirittura furti. Questo mondo può essere non solo compreso ma amato con infinita passione, a condizione di avere una guida che sappia raccontarlo in modo semplice e coinvolgente, che ne semplifichi il linguaggio e lo renda davvero comprensibile a tutti. E nessuno può riuscirci meglio di Giovanni Muciaccia, storico conduttore di Art Attack, che ha cresciuto i bambini di intere generazioni a pane e «attacchi d'arte», spiegando loro la teoria ma anche a sporcarsi le mani, a imparare facendo. Ecco quindi che nelle pagine di questo libro veniamo presi per mano e portati in un viaggio fantastico tra le teorie, le opere e gli esperimenti dei più grandi artisti, scoprendo concetti come il peso visivo del colore e la forma delle note musicali, fenomeni come la simmetria radiale e infinite altre meraviglie. Senza dimenticare l'aspetto pratico e ludico, sempre presente grazie alle attività, alle call to action proposte e ai tanti QR Code che rimandano ad approfondimenti e contenuti speciali.
Sappiamo tutti come va a finire, e quindi che senso ha raccontare la storia della bomba atomica? Nessuno, in apparenza. Il mattino del 6 agosto 1945 il primo ordigno viene sganciato sulla città di Hiroshima e fa circa 166.000 morti, seguito tre giorni dopo dal secondo, su Nagasaki. La sorpresa però, ci svela Mercadini con una prosa brillante e insieme rigorosa, non sta nel finale, bensì nei singoli passaggi, negli innumerevoli dettagli e casualità - un presidente che sale al potere nel momento sbagliato, Nobel consegnati per errore, fisici convinti di doversi opporre ai marziani, piste sbagliate... - che portano all'esplosione di Fat Man e Little Boy: la più grande catastrofe della Storia del Novecento, forse, e cartina al tornasole della follia di un destino che si realizza per vie tortuose e inaspettate. Prendendo spunto da uno dei suoi monologhi più riusciti, Roberto Mercadini ci racconta protagonisti e retroscena di quell'evento devastante, e traccia una mappa del mondo che dimostra come l'assurdo sia la più potente molla evolutiva.
Viviamo tempi di cancellature, riscritture e revisioni, di riconsiderazione degli eventi e dei fenomeni della storia che hanno portato, in anni recenti, a prese di posizione e dichiarazioni epocali: capi di governo che si scusano in nome del proprio Paese per torti od omissioni, per il ruolo svolto dai loro Stati in vicende più o meno lontane. È quindi un elemento di scottante attualità che accende la scintilla di questo libro: accostare nell'aula del «tribunale della storia» le tesi dell'accusa, le arringhe della difesa, i controinterrogatori degli imputati per acquisire nuovi elementi di conoscenza e di giudizio. Tenendo sempre presente che, come scrive Paolo Mieli, «le pubbliche scuse non equivalgono a sentenze definitive. Sono prese d'atto di una modificata percezione delle vicende del passato. Altre ne verranno». Così, da Fidel Castro a Mussolini, passando per Vittorio Emanuele III, Filippo V e perfino Gesù di Nazareth, Mieli riesce, con la brillantezza del grande divulgatore e l'acume dell'attento osservatore dei nostri giorni, a spiegare in cosa consista l'applicazione di un metodo «giudiziario» per una rivisitazione dei fatti e delle figure della storia. «A patto che, beninteso, tale metodo sia utilizzato in modo comprovatamente onesto. In caso contrario, tutto sarà stato inutile.» Il vero processo, dunque, necessario e prezioso, è quello contro ogni tipo di falsificazione. Ed è «il risultato del lavoro del tribunale della storia, tribunale che nell'era dell'informazione diffusa è sempre riunito. In seduta permanente».
Roma, 1928. Ruth Draper, attrice newyorkese, è una donna colta, indipendente, schiva. Si è votata al teatro come una vestale al tempio e non ha mai ceduto alle lusinghe dell'amore. Fino a quando, nella Città Eterna per una tournée, non incontra il giovane e fascinoso Lauro De Bosis. Dandy per eccellenza, poeta per vocazione, antifascista per scelta, aviatore per necessità, Lauro è un visionario ma è anche un uomo coraggioso capace di passare all'azione: con due amici infatti ha fondato un'organizzazione segreta che diffonde messaggi clandestini di propaganda contro il regime. Tra il giovanissimo Lauro e la matura Ruth, nonostante diciassette anni di differenza, scoppia un amore travolgente e tragico, che si cementa nella lotta al fascismo. Sullo sfondo, l'Italietta del regime, ma anche l'inquieto mondo dell'antifascismo in esilio, tra Parigi, Londra e Bruxelles e l'America divisa tra i fremiti del jazz, la cappa del Proibizionismo e la Grande depressione. Dopo Il caso Kaufmann, Giovanni Grasso torna a mescolare storia e invenzione, ricostruendo nei dettagli l'epopea e il ricco mondo di relazioni di un eroe dimenticato che fece tremare la dittatura: la sera del 2 ottobre 1931, a bordo di un piccolo monoplano, Lauro De Bosis sorvolò Roma, beffando clamorosamente il regime, prima di scomparire nel Tirreno al termine di un volo fatale compiuto in nome della libertà.
«A Martha Gellhorn», recita la dedica della prima edizione di "Per chi suona la campana", il capolavoro di Ernest Hemingway. Tutto qui, un nome e un cognome: quelli della più grande corrispondente di guerra del Novecento. La donna che con Hemingway ha mosso i primi passi da giornalista sul campo, nel 1937, a Madrid sotto le bombe. Che presto è diventata più brava di lui nel mestiere di raccontare i fatti. Che lo ha amato, sposato, lasciato, in un'appassionata storia d'amore tinta di rivalità. E che per tutta la vita ha avuto una sola missione: «Andare a vedere». I reportage rigorosi e avvincenti di Gellhorn coprono i fronti più caldi del secolo breve: è stata sul confine della Finlandia durante l'invasione russa (trovando il tempo per una cena con Montanelli) e accanto alle truppe alleate a Montecassino; è stata la prima reporter donna a sbarcare sulle spiagge della Normandia e poi a entrare a Dachau liberata dagli americani. È andata in Vietnam, decisa a smascherare le menzogne della propaganda ufficiale Usa. Una carriera attraversata dalla gloria e dalla tragedia, segnata dalla solitudine delle donne indipendenti e controcorrente. Oggi le guerre sono cambiate, l'ingiustizia ha preso altre forme, ma nessuno dei problemi contro cui Martha ha passato la vita a battersi è stato risolto. Sono sempre i più poveri, a cui lei ha saputo dar voce, a pagare i conflitti militari ed economici. Sono ancora le donne, come è successo a lei, a dover faticare di più per farsi strada, in guerra come in pace. In queste pagine, che illuminano gli anni più folgoranti di Gellhorn, la sua voce si intreccia con quella di Lilli Gruber, che interpella anche altri grandi corrispondenti. Raccontando, di battaglia in battaglia, la bellezza e la responsabilità del giornalismo in un tempo che ha più che mai bisogno di verità.
Questa antologia raccoglie il meglio dei versi di Trilussa e svela finalmente il ruolo di Rosa Tomei - compagna di vita, allieva e poetessa - nella sua opera, che ancora oggi sa mettere in scena con immagini e personaggi di una forza viscerale e con lucida partecipazione gli eterni giochi di potere dell'esistenza umana.
Perché le persone più intelligenti nel senso tradizionale del termine non sono sempre quelle con cui lavoriamo più volentieri o con cui facciamo amicizia? Perché i bambini dotati ma provenienti da famiglie divise hanno difficoltà a scuola? Perché un ottimo amministratore delegato può riuscire un pessimo venditore? Perché, sostiene Goleman, l'intelligenza non è tutto. A caratterizzare il nostro comportamento e la nostra personalità è una miscela in cui il quoziente intellettivo si fonde con virtù quali l'autocontrollo, la pervicacia, l'empatia e l'attenzione agli altri: in breve, l'intelligenza emotiva.
Chi è Mariella Enoc, la donna che papa Francesco ha di recente confermato alla presidenza dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù? Lo stesso Bergoglio l'ha definita "una leonessa", e anche la stampa - nazionale e internazionale - ne parla spesso come di una "lady di ferro", una "donna tenace". Queste formule, però, ci restituiscono solo una parte della caratura umana e professionale di una delle più importanti manager italiane in campo sanitario. Il dialogo con il padre gesuita Francesco Occhetta ci permette invece di ripercorrere non solo la sua parabola lavorativa, ma di scoprire i nodi più significativi di un'esistenza indubbiamente ricca. Le gioie e le ferite; le speranze e le paure; le convinzioni incrollabili e i dubbi irrisolti; le battaglie vinte e quelle perse, ma comunque combattute sempre fino in fondo. Come nel tragico caso dei tentativi per non far rimuovere la ventilazione assistita al piccolo Alfie Evans. Ecco dunque che al racconto degli anni alla presidenza della Fondazione Cariplo, della Confindustria piemontese o dell'ospedale pediatrico della Santa Sede, si affiancano le esperienze del laicato, quelle nell'Azione Cattolica e nella formazione dei catechisti, gli incontri con grandi personalità della Chiesa e le riflessioni sui temi dell'etica medica o del rapporto tra azione personale, cambiamenti sociali e impegno per ricostruire la politica italiana. A emergere, tra aneddoti e immagini memorabili, è il profilo di una manager che è stata capace di non conformarsi alla cultura dominante - promossa da università e aziende - che vede nel dirigente una persona chiamata solo a far quadrare i conti, a discapito di tutto il resto. Il risultato è un volume denso, che riesce a offrire il bozzetto di una vita attraverso le scelte che l'hanno strutturata e le principali riflessioni che l'hanno ispirata. Per offrire al lettore la possibilità di sostare per interrogarsi su temi che toccano l'esperienza umana e la vita sociale.
Federico ha quasi diciassette anni, vive in una bella casa a Busto Arsizio, i suoi genitori sono stimati professionisti, frequenta il Classico e trascorre il tempo libero tra l'oratorio San Filippo, le feste con gli amici e il cazzeggio sui social. Sempre a cavallo della sua inseparabile Graziella, ereditata dalla nonna. Riccardo i diciotto li ha già compiuti, vive in una zona popolare di Busto e la scuola l'ha lasciata. Non ha mai conosciuto il padre, la mamma è ricoverata in un centro tumori, ha una sorellina di sette anni che adora - ricambiato - e della quale deve prendersi cura. Per aiutare la famiglia con i soldi fa il rider ma, quando capisce che ancora non basta, entra in brutti giri. Niente calcio, niente PlayStation, non ha né il tempo né la testa. Non si fida di nessuno perché nessuno gli ha mai fatto dono di niente. Due così dovrebbero cordialmente detestarsi (soprattutto se si innamorano della stessa ragazza, che sceglie Riccardo), e infatti è proprio quello che succede. Solo che poi don Andrea, il giovane parroco di San Filippo che gira in centro su un monoruota elettrico e che non disdegna Instagram per parlare al cuore dei suoi ragazzi, ci mette lo zampino. E forse non solo lui. Tra mille diffidenze reciproche, Federico e Riccardo iniziano a scrutarsi, poi si avvicinano, infine diventano amici inseparabili. Ma lo saranno per sempre? Don Alberto Ravagnani, divenuto popolare sui social per i suoi video su YouTube che parlano di fede, ci consegna una storia sincera, divertente e dura allo stesso tempo, che ha scritto grazie alla sua esperienza di vita tra i ragazzi e alla capacità di raccontare il loro mondo.
Cosa sarebbe Catania senza la tradizione di sant'Agata e la speranza in colei che può fermare la lava dell'Etna? O San Giovanni Rotondo senza padre Pio? O, ancora, Bonaria senza il miracolo del mare? O Roma senza Santa Maria Maggiore, basilica figlia di un sogno e di un prodigio? E cosa sarebbe l'Italia tutta senza questi luoghi? Di certo un Paese più povero dal punto di vista spirituale e storico, meno ricco nel suo immenso bagaglio di tradizioni, di riti, di cultura. Da Courmayeur a Padova, da Assisi a Napoli, da Loreto a Vibo Valentia, "Guida ai miracoli d'Italia" ci accompagna alla scoperta di oltre cinquanta luoghi ora molto noti, ora meno conosciuti, illustrando dinamiche e protagonisti dei tanti eventi "miracolosi e prodigiosi" che si sono verificati entro i nostri confini in duemila anni di storia. Un modo originale per approcciare le meraviglie d'Italia e per scoprire una volta in più che, ovunque si guardi, il nostro Paese rivela tanto eventi che smuovono il soprannaturale quanto infinite meraviglie tutte terrene, naturali e artistiche.
Se stai leggendo queste righe, la fortuna è davvero dalla tua parte. Per almeno due motivi. Innanzitutto: hai mai pensato a quante coincidenze si sono rese necessarie per consentirti di esistere? Basti dire che l'universo osservabile si estende per 360 milioni di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di chilometri cubici e che, per quanto ne sappiamo, l'unico luogo in cui puoi sopravvivere per più di qualche minuto è proprio la Terra. Il cosmo però è tutt'altro che ostile alla vita, anzi! Passando in rassegna ciascuno dei suoi ingredienti fondamentali (spaziotempo, particelle, interazioni, eccetera) scopriamo infatti che sembrano "dosati" in modo straordinariamente preciso per consentire la nostra esistenza. L'altro motivo per sentirsi fortunati è che per condurci in questo affascinante viaggio nelle incredibili coincidenze che ci permettono di essere qui non potrebbero esserci nocchieri migliori di Filippo Bonaventura, Lorenzo Colombo e Matteo Miluzio. Dopo il libro "Se tutte le stelle venissero giù", i tre giovani astrofisici tornano in libreria con il loro stile di divulgazione brillante, divertente, chiaro e rigoroso nello stesso tempo per accompagnarci alla scoperta del nostro vastissimo e meraviglioso universo.
"Ho visto troppa gente parlare di me e delle mie idee per non rendermi conto di quanto io e la mia vita siamo in realtà distanti dal racconto che se ne fa. E ho deciso di aprirmi, di raccontare in prima persona chi sono, in cosa credo, e come sono arrivata fin qui." In questo libro, Giorgia Meloni parla per la prima volta di sé a tutto tondo. Delle sue radici, della sua infanzia e del suo rapporto con la mamma Anna, la sorella Arianna, i nonni Maria e Gianni e del dolore per l'assenza del padre; della passione viscerale per la politica, che dalla "sua" Garbatella l'ha portata prima al Governo della Nazione come Ministro e poi al vertice di Fratelli d'Italia e dei Conservatori europei; della gioia di essere madre della piccola Ginevra e della storia d'amore con Andrea; dei suoi sogni e del futuro che immagina per l'Italia e per l'Europa. Ma affronta anche, con la schiettezza e la chiarezza che la caratterizzano, temi complessi come la maternità, l'identità e la fede. Un racconto appassionato, scandito nei titoli da quel tormentone nato per essere ironico ma diventato un manifesto identitario. Passato, presente e futuro del leader politico sul quale sono puntati gli occhi di molti, in Italia e non solo.