«La vita è più forte della salvezza stessa, non ne sente affatto il bisogno, la reclama solo a parole.». Tutti i cuori sono fanatici. Quelli che ci racconta Edoardo Albinati hanno tra i venti e i trent'anni, e sono posseduti da una smania inesauribile: di capire, di essere se stessi eppure diversi, di proteggersi e bruciare. Vogliono poter desiderare senza limiti. Intorno all'amicizia tra Nanni e Nico - il nucleo centrale del romanzo - si ramificano le vicende di una folla di personaggi: studenti pigri, bambine insonni, nonne dispotiche, supplenti dalle trecce bionde, maghi e terroristi, ragazze alla pari e dj. A legarli sono sempre le parole, usate per sedurre e punire: "Cuori fanatici" è dunque un talk novel, romanzo di parole lanciate addosso e strappate di nascosto, di ragionamenti sofisticati o brutali, di chiacchierate assurde e litigi sussurrati. Albinati inaugura una nuova saga dove la posta in gioco sono le profondità oscure delle vite di ognuno di noi e le superfici scintillanti dei rapporti con cui si intrecciano. È la forza della letteratura a rendere conto dello slancio dei suoi cuori fanatici e a guidarli nel labirinto dove possono perdersi o salvarsi, e che ciascuno guardandosi allo specchio chiama: la mia vita.
Siamo sicuri che la crisi italiana, il declino della classe media, gli stipendi che non bastano ad arrivare a fine mese, l'aumento del numero dei poveri siano tutti problemi riconducibili alla moneta unica e ai vincoli che ci pone Bruxelles? Per capire il fenomeno del "neuroscetticismo" occorre addentrarsi nel fantasioso mondo della propaganda no euro, andare a smontare uno per uno gli argomenti dei "profeti" sovranisti che descrivono il paradiso di un ritorno alla lira e di un'Italia finalmente fuori dall'Unione. Perché la "traversata" sarebbe un disastro e non è vero che l'unica soluzione rimasta per essere competitivi è la deflazione salariale. Non è vero che la riconquistata sovranità ci renderebbe totalmente liberi e ci permetterebbe di risolvere tutti i problemi stampando moneta. Non è sempre vero che chi ha una valuta nazionale sta meglio di noi (basta guardare a lavoratori e classi medie negli USA e in Gran Bretagna, per non parlare del Venezuela). E non è vero nemmeno, come sostengono alcuni politici e sedicenti economisti, che possiamo fare a meno degli investitori stranieri e pensare all'autarchia in un mondo finanziario irrimediabilmente globalizzato. Leonardo Becchetti ci spiega come districarci tra bufale più o meno "primitive" e leggende infondate o inconsistenti, fornendoci una cassetta degli attrezzi efficace. Strumenti utili ad avanzare proposte concrete e soluzioni percorribili per i problemi dell'Italia, e infine lanciare un manifesto per un'Europa nuova, solidale, sostenibile, generativa, felice.
Anna adorava i libri. Leggeva tutto il giorno. Leggeva la mattina prima di alzarsi. Leggeva la sera prima di andare a letto. Leggeva la sera dopo essere andata a letto. Quando la mamma o il papà entravano nella sua camera, faceva finta di dormire. Ma non dormiva. Leggeva sotto il piumino. Attraverso i libri si faceva centinaia di nuovi amici. E qualche nemico. Ma, si sa, così è la vita. Un racconto magico sui libri, chi li abita e chi li ama fino a non volersene separare mai. Età di lettura: da 7 anni.
Omelie pronunciate a braccio, un linguaggio trasparente, incisivo, e soprattutto essenziale: Papa Francesco ha inaugurato un nuovo modo di vivere l'appuntamento mattutino della Messa, e le sue parole sincere arrivano dritte al cuore delle persone. In questo volume sono raccolte circa duecento trascrizioni, curate dai giornalisti di Radio Vaticana, delle omelie pronunciate dal Santo Padre dalla cappella di Santa Marta, tra il 2015 e il 2017. Brani unici, che trasmettono il messaggio delle Scritture attraverso parole schiette, una visione moderna della fede, e offrono l'occasione per guardare dentro se stessi accogliendo il cambiamento sempre più rapido nel mondo di oggi, ma rimanendo ben saldi nella fede in Gesù Cristo e nella verità del Vangelo. La natura e la visione di un grande predicatore donano dunque al lettore la chiave per entrare nel cuore della Parola divina attraverso il silenzio, la riflessione e la preghiera.
Il libro raccoglie i dialoghi, i testi, e gli incontri con i giovani e su di essi svolti da don Luigi Giussani tra il 1955 e il 1994. A distanza di anni le sue parole riescono ancora a colpire il lettore per la loro straordinaria attualità e attinenza alla situazione presente: anticipando una percezione oggi diffusa, e grazie a una quotidiana convivenza con i giovani, don Giussani aveva capito che il contesto educativo e sociale, allora come adesso, spesso tende a mortificare la fiducia in uno scopo e l'aspirazione a verità, bellezza, giustizia, felicità tipiche della giovinezza. Abbandonata la carriera teologica per dedicarsi all'educazione dei giovani, don Giussani ha dunque rappresentato per migliaia di ragazzi la possibilità di incontrare un adulto capace di ridestare queste esigenze fondamentali. E con la sua proposta educativa ha mostrato la strada migliore per recuperare la giovinezza come atteggiamento del cuore. Questo libro è quindi un viaggio alla riscoperta della persona nella sua irriducibilità a qualunque potere umano, e una sfida a mantenere quella capacità di stupore, gratitudine, curiosità e fede sincera anche quando si è ormai adulti.
Genocidio: una parola che colleghiamo istintivamente ai più oscuri passaggi della storia mondiale. Come il massacro degli armeni in Turchia tra il 1915 e il 1916, uno sterminio del quale ancora si discute, tra tesi negazioniste e interferenze politiche. Ma siamo sicuri che quel biennio di atrocità sia un evento isolato? In effetti, tra il 1894 e il 1924, l'Anatolia fu attraversata a più riprese da venti di morte. Episodi fin qui analizzati come distinti - avvenuti sotto governi differenti e "giustificati" alla luce di specifiche contingenze storiche - ma collegati da un terribile fil rouge. Quei trent'anni segnarono in realtà lo sviluppo di un progetto organico di sterminio, volto alla creazione di uno Stato omogeneo dal punto di vista etnico e religioso. Cominciato con i massacri hamidiani sotto il regno del sultano Abdülhamid II, proseguito durante gli anni dei Giovani turchi e culminato quando al potere era già salito Atatürk, quel piano coordinato decimò la componente cristiana della popolazione, mietendo oltre due milioni di vittime. Retate, stragi, saccheggi, conversioni forzate, stupri, rapimenti e deportazioni hanno insanguinato la Turchia per mano di funzionari arrivisti e corrotti, militari sadici o indifferenti, tribù nomadi e semplici cittadini chiamati al fanatismo del jihad. Tutti pronti a massacrare il nemico armeno, greco o assiro che fosse, accusato di terrorismo e fiancheggiamento del nemico, ma in realtà colpevole solo di credere in un altro dio.
«Gli italiani della mia generazione (sono nato nell'ottobre 1935 e ho 83 anni) portano sulla gobba una colpa che non gli verrà mai cancellata. È quella di essere stati fascisti. A nostra difesa va detto che era quasi impossibile non esserlo. Certo ci sono state delle minoranze eroiche di oppositori. Ma il regime di Benito Mussolini si è rivelato molto pervasivo, lasciando la sua impronta nell'intera società italiana. Anche il Pansa è stato fascista per un paio di anni, dai sei ai sette, quando frequentava la prima elementare. Il bambino che vedete in copertina mentre fa il saluto romano sono io. Indosso la divisa di figlio della Lupa, il primo gradino dell'organizzazione della gioventù mussoliniana. La fotografia è stata scattata da mio padre Ernesto nel giugno 1943. Nell'autunno di quell'anno sarei diventato un balilla, ma in luglio il regime fascista cadde e non mi fu possibile continuare la mia carriera di militante. Conservo quella piccola foto e ho chiesto alla Rizzoli di metterla nella copertina di questo libro un po' strano. Racconta quanto mi accadde dopo aver pubblicato nel 2003 il mio lavoro più noto: "Il sangue dei vinti". Era dedicato alle vendette compiute dai partigiani trionfanti sui fascisti repubblicani sconfitti. Ed ebbe un successo di vendite travolgente che né io né l'editore ci aspettavamo. Segnò l'inizio di una serie di vicende che in qualche modo riflettono l'Italia entrata nei nevrotici anni Duemila. Prima di tutto non sono più stato ritenuto un rosso come credevo di essere, bensì un nero: Pansa il fascista ha gettato la maschera. Questo accese la rabbia di una serie di eccellenze presunte democratiche, più ridicole che tragiche. Venni aggredito e messo all'indice da parrocchie politiche che prima stravedevano per me e volevano eleggermi in Parlamento. Troverete tutto in questo libro. [...]». (G.P.)
Perché gli italiani hanno perso fiducia nella politica? Come siamo arrivati alla situazione attuale, dove l'incompetenza regna sovrana? Irene Tinagli, grazie alla sua esperienza diretta e alle informazioni raccolte in un ricco database su tutti i membri della Camera dei deputati e dei governi dal 1948 a oggi, traccia il ritratto di un'Italia dove la qualità della politica e dei politici è stata erosa, al punto di lasciare un Paese assuefatto al linguaggio sgangherato e all'ignoranza elevata a segnale di freschezza, spontaneità, vicinanza al "popolo". Un'analisi dettagliata che esamina formazione e carriere di parlamentari e ministri, meccanismi interni ai partiti e dati sui criteri di selezione. E che non manca di valutare i fattori esterni che sulla politica hanno inevitabile effetto, come l'evoluzione dei mass media o l'ondata di anti-intellettualismo che dilaga in Europa e nel mondo. Questo libro spinge a chiederci in che direzione stiamo andando, quali possibili soluzioni ci offre la letteratura esistente e come possono essere migliorate e applicate in Italia.
Pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1939, "Il viaggiatore" cade nell'oblio per ottanta anni. Nel 2018 diventa un caso letterario internazionale. Otto Silbermann sta negoziando con un conoscente la vendita del suo elegante appartamento di Berlino quando alla porta di casa risuona un colpo secco seguito da un ordine: «Apri, ebreo» intima una voce. È il 10 novembre 1938, il giorno dopo la Notte dei Cristalli: i pogrom organizzati dal regime nazionalsocialista sono iniziati e Silbermann, ricco e stimato commerciante ebreo tedesco, sguscia fuori dalla porta di servizio, incontrando il suo destino di fuggiasco. «Berlino - Amburgo, pensò. Amburgo - Berlino. Berlino - Dortmund. Dortmund - Aquisgrana. Aquisgrana - Dortmund. E forse sarà sempre così. Adesso sono un viaggiatore. In realtà sono già emigrato, sono emigrato nelle ferrovie del Reich.» Succede proprio questo, Silbermann trascorre una settimana intera sui treni, sa di essere in trappola, ma non gli è possibile fermarsi o smettere di cercare un riparo. Esule in patria, uomo sopraffatto, emblema di tutte le anime rifiutate costrette a soccombere al meccanismo della paura, ora è nient'altro che un «insulto con due gambe». "Il viaggiatore" è il quadro, realizzato con drammatica lucidità, delle conseguenze della Kristallnacht, il romanzo di un giovanissimo scrittore - Ulrich Boschwitz aveva poco più di vent'anni - che ebbe il dono tragico della preveggenza e descrisse in presa diretta il crollo di ogni legge di umana convivenza.
Col tempo sarebbe giunto a pensare di poter fare tutto ciò che voleva senza doverne rispondere a nessuno, e avrebbe finito col prenderci gusto. Due vite. Più nomi di quanti un uomo possa ricordare. Un bagaglio pieno di segreti inconfessabili. Per oltre vent'anni, la storia di Gian Ruggero Manzoni - pronipote di Alessandro e cugino dell'irriverente Piero - è stata una messinscena dai toni tragici, un buco nero da cui nessuno sarebbe potuto uscire vivo. Figuriamoci raccontarla. Fino all'incontro con Pier Paolo Giannubilo, un'onda d'urto da cui è nato questo romanzo, il ritratto impietoso e intimo di un uomo qualunque con un cognome fatale che ha saputo fare di sé, del bambino Palla di grasso bullizzato dai coetanei a Lugo di Romagna, un'inspiegabile leggenda. Ruggero firma ogni suo gesto con l'inchiostro dell'eccesso, dannato e insieme eroe, fuori da ogni schema e per questo irresistibile, sempre disposto a tutto pur di restare umano. Giannubilo ci racconta ciò che dell'altro gli fa più paura come se si stesse guardando allo specchio, mettendo a nudo le contraddizioni che rendono unica una vita. Nelle sue pagine la grande Storia abbraccia la vicenda avventurosa di un irregolare fino a rendere impossibile riconoscere dove finisca l'una e inizi l'altra. Ed è questo il punto esatto dove si fa letteratura.
Il nostro viaggio parte dal cuore di un piccolo uccello, un colibrì. Insieme a lui, a un gufo, un'aquila, un falco e un gabbiano, che nella loro semplicità hanno tanto da insegnare, impariamo a capire il vero significato dell'amicizia e l'incredibile potere dell'amore. Richard Bach ci prende per mano e ci fa volare, alla ricerca della verità che tutti noi conosciamo, ma dimentichiamo troppo spesso. Con le sue parole piene di poesia ci conduce ovunque vogliamo andare, accanto a chi desideriamo avere vicino, al di là dello spazio e del tempo, dove risiede il senso profondo della vita. Un racconto breve tanto celebre quanto "Il gabbiano Jonathan Livingston", da condividere con le persone che ci stanno a cuore. Un percorso emozionante attraverso la magia di Bach e le preziose illustrazioni di Lee Shapiro, che ci accompagnano a riscoprire i sentimenti che uniscono davvero le persone, senza temere limiti e confini.
Troppe cornacchie dietro il trattore. Saltellano freneticamente intorno a qualcosa di bianco, pallido e informe. Un maiale. Gli occhi spenti, il corpo che freme e si agita, come se provasse a spaventare le cornacchie, appollaiate a mangiare da un grosso foro di arma da fuoco sulla sua nuca. Un navigato agente di polizia, a una settimana dalla pensione, si ferma davanti alla fattoria di un vecchio conoscente, nei dintorni di Copenaghen. Qualcosa non va. Un maiale morto lasciato lì. Non si fa così, in campagna. Apre la porta d'ingresso, socchiusa, con due dita, come nei film. Per vedere una cosa che non avrebbe mai voluto vedere: sangue, un cadavere mutilato, altri corpi da scavalcare. Cammina fino all'ultima stanza, dove centinaia di omini fatti di castagne e fiammiferi - infantili, incompleti, deformi - lo guardano ciechi. Stravolto, si chiude la porta alle spalle, senza sapere che l'assassino lo sta fissando.