La Lovecraft non è una scuola come le altre, questo è sicuro, ma Robert non poteva certo immaginarsi niente di simile. Studenti che scompaiono misteriosamente, ratti che sbucano dagli armadietti, labirinti di corridoi e una strana, polverosa soffitta che un giorno c'è e il giorno dopo svanisce nel nulla. Perfino gli insegnanti non sono quello che sembrano... Di cosa parlano quando bisbigliano con fare sospetto nei corridoi? E che fine hanno fatto le sorelle Price? Toccherà a Robert indagare sul terribile segreto che si cela tra le mura della sua nuova, inquietante scuola media. Età di lettura: da 11 anni.
Si sa, le apparenze ingannano: Sarah e Sylvia Price sembrano normali studentesse, ma in realtà il loro aspetto nasconde un'identità ben più mostruosa. E per giunta si sono appena candidate al consiglio studentesco, con il malefico intento di rapire tutti gli alunni di seconda! Robert Arthur e i suoi amici - Glenn, Karina e il voracissimo topo a due teste - sono i soli in grado di fermarle: ma ci riusciranno? Dopo "Il professor Gargoyle", ecco il secondo capitolo della serie Scuola Media Lovecralt, più pericoloso, più mostruoso e più indiavolato che mai. Età di lettura: da 11 anni.
Budapest, inverno del 1960. Kristi ha quindici anni e il carattere chiuso di una ragazzina cresciuta all'ombra di una tragedia troppo grande. Sua madre è morta nel darla alla luce sotto i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, e la sua famiglia è formata dal padre e dalla nonna materna. Un microcosmo senza allegria. Ma oggi è tutto diverso: a scuola c'è una festa di carnevale e Kristi ha ottenuto il permesso di parteciparvi. La nonna le ha cucito un bellissimo abito da zingara e così mascherata Kristi è sicura che troverà il coraggio per portare a compimento il suo piano. Parlerà con la sua professoressa preferita, la giovane Eva Megyesi, che tanto le è stata vicina in questi mesi, aiutandola a trovare quella serenità che le è sempre mancata. Kristi le dirà che ha capito che anche suo padre è stato conquistato dalla sua forza e dalla sua allegria e forse ci sarà una seconda occasione di felicità per tutti...
È l'inverno del 1932. A Wilmersdorf, un tranquillo e benestante quartiere di una città tedesca, il periodo natalizio è annunciato dalle grida gioiose dei bambini che giocano a palle di neve. Fra le famiglie che abitano tre case, i rapporti superano quelli del buon vicinato: David, figlio del giornalista ebreo Jakoob Korsakov, e Fritz, figlio del poliziotto Rauch, sono amici per la pelle e compagni di banco alla scuola elementare; la sorellastra di David è fidanzata con il figlio del noto architetto Winterloh; persino la gatta di Fritz e il gatto di David sono amici. Età di lettura: da 10 anni.
La vita di Barney Willow è piuttosto dura: dodici anni, un cespuglio di capelli e due orecchie... non proprio perfette! Non bastassero gli scherzi stupidi che gli fa di continuo quell'antipatico di Gavin Needle, ci si mette pure Miss Whipmire, la preside venuta dall'inferno, la donna che detesta ogni singolo alunno della sua scuola, ma che ha deciso di trasformare in un vero incubo proprio la vita di Barney, tra continue convocazioni in presidenza e spietate lettere di richiamo. E poi c'è la scomparsa di suo padre, che da un anno non dà più notizie di sé, sparito nel nulla una mattina. L'unica nota positiva in questo disastro è Rissa, la sua migliore (anzi unica) amica, ma ci sono giorni in cui nemmeno lei può riportargli il sorriso. Barney vorrebbe solo fuggire da tutti, cambiare vita: magari diventare un gatto, un bel gattone pigro e soffice, senza scuola, senza Gavin, senza sveglia alle sette del mattino. I gatti, si sa, sono magici. Hanno poteri che gli umani possono soltanto sognare, ma bisogna fare attenzione a ciò che si desidera. Perché quando i desideri si realizzano possono essere molto, molto pericolosi. Soprattutto quando le orecchie diventano ancora più strane, per non parlare della coda. Età di lettura: da 10 anni.
Germania, 1943. I Goldman, una famiglia ebrea di Berlino già duramente provata dalla guerra e dalla persecuzione per leggi razziali antisemite del regime nazista, vengono internati a Terezin. Come molti altri ebrei tedeschi particolarmente in vista, anche loro credono si tratti di un trattamento privilegiato e s'illudono che Terezin sia davvero "la città donata da Hitler agli ebrei", come recita la propaganda nazista. Purtroppo la realtà è un'altra: Terezin si rivela un ghetto-lager di passaggio, e non è che l'anticamera dei campi di sterminio. Qui la sedicenne Sarah Goldman si trova, separata dai genitori, a fare i conti ogni giorno con fame, dolore, lavoro, malattie e privazioni di ogni tipo. Eppure, con la sua fiera bellezza e con la forza della giovinezza, Sarah riesce a trovare il coraggio per andare avanti, per farsi un'amica, per suonare ancora il suo violino, per coltivare sogni e speranze. Conoscerà anche l'amore, ma in un modo che in quel luogo e in quel tempo sembra inconcepibile, perché il giovane Franz che si è invaghito di lei è "il nemico", una SS, l'emblema del persecutore della sua razza. Inconfessabile e inspiegabile, in un luogo deputato all'odio, nasce però un sentimento tra la ragazza ebrea e il giovane nazista che vivono una storia segreta, proibita, dolcissima e amara: un amore fatto più d'ombra che di luce. Una storia delicata e potente, che porta con sé un messaggio universale di speranza, per non dimenticare mai.
L'amore non è una moda e così nemmeno le poesie d'amore, tanto è vero che alle poesie di Prévert - autore che ha servito l'amore per mezzo secolo, facendo da sottofondo con i suoi temi a celebri film e canzoni - fa da introduzione Piero Pelù dei Litfiba, apparentemente così lontano nel tempo e nel carattere dei sentimenti da un romantico poeta d'amore. Ma questo è il punto: Prévert non è antico, non è sentimentale, non è decadente. Prévert è vivissimo come un adolescente di oggi: "amo più le tue labbra dei tuoi libri" ha scritto, e infatti dietro ogni suo verso c'è una ragazza inquieta, piena di desiderio, alla quale ogni bacio sembra eterno, ma che è subito pronta a tradire. Nonostante Prévert possa sembrare a tratti classico, i suoi versi prefigurano la liberazione sessuale delle nuove generazioni, quella in cui l'amore vince l'invidia dei vecchi, l'indignazione dei benpensanti e perfino la miseria e la guerra.
William Shakespeare (1564-1616), caso unico nella storia dell'umanità, è presente nello spirito di infinite generazioni. Modernissimo e universale, è riuscito a rappresentare tutto lo spettro delle emozioni umane attraverso ogni genere letterario: tragedie, commedie, drammi storici, sonetti e canzoni. Dell'amore, specialmente, Shakespeare ha descritto tutte le possibili facce: da quella più allegra e spensierata delle canzoni, a quella più tragica e violenta di "Otello". Nel mondo della letteratura, dello spettacolo, della canzone, sono pochi quelli che non si riconoscano in debito con Shakespeare: la sua scrittura fluida, rapida e leggera ancora oggi arricchisce di significato l'ormai vieta espressione "T'amo". "T'amo" diventa il motivo della nostra vita, il canto dell'usignolo non troncato dal verso dell'allodola, il "giorno nella notte". La scoperta dell'amore è per ogni Romeo e Giulietta una comune meraviglia, in cui nemmeno la propria o l'altrui morte ha tinte cupe. L'amore dà a ognuno - nella poesia di Shakespeare - il dono di una giovinezza senza confini: se ci fermiamo ad ascoltare l'usignolo, il richiamo dell'allodola non ci raggiungerà.
Alpi piemontesi, negli anni cruciali della Resistenza. Marta ha tredici anni, è magrolina, poco formosa e ha lunghi capelli biondi che la fanno sembrare tedesca. Un giorno suo fratello Davide, poco più grande di lei, le propone di aiutare la Resistenza contro nazisti e fascisti, all'insaputa degli stessi partigiani, che non li accetterebbero alla loro età. Davide ha un piano geniale, ma Marta si sente piccola, ha paura ed è contraria alla guerra. Il fratello però coinvolge anche Marco, un compagno di cui lei è innamorata, e quando conosce i partigiani da vicino Marta ne rimane affascinata. Così si ritroverà dentro un'avventura più grande di lei, che la esporrà a pericoli spaventosi, ma le permetterà di tirare fuori grinta, fantasia e indicibile coraggio, riuscendo infine a sconvolgere la guarnigione nazista della zona. Età di lettura: da 9 anni.
Dalla fisica classica - situazioni e fenomeni che di fatto sono osservabili tutti i giorni e che è possibile interpretare molto facilmente - il lettore verrà accompagnato nel misterioso mondo dell'infinitamente piccolo, descritto dalla meccanica quantistica, per poi concludere il suo viaggio con la teoria della relatività di Einstein. E non sarà un problema arrivare agevolmente a comprendere il significato della famosa equazione E=mc2!
Ivan ha dodici anni e vive in un anonimo palazzo alla periferia di Torino insieme al suo gruppo di amici: i gemelli del terzo piano, Melania (solo un'amica fin dalle elementari, che non si dica altro...) e Rudy, che non ha bisogno di presentazioni, perché chi non conosce Rudy? Appartamenti identici, stessi giochi, stesse abitudini, pochi soldi e poca libertà. E l'ingombro affettuoso ma pesante della famiglia. Un padre che crede sempre a quello che dicono alla tv, una madre che si fa poco i fatti propri e troppo quelli del figlio, la sorella vegana che è sempre sotto esame quando c'è da dare la mano in casa. Insomma una vita normale, fatta di pomeriggi tra studio e Xbox (forse più Xbox che studio), di oratorio, di interrogazioni e... di divieti da parte degli adulti, il più delle volte ingiustificati e ingiustificabili. E proprio quando sembra che nulla possa cambiare, in un giorno come tanti, basta un'arrabbiatura di troppo e accade qualcosa di incredibile, anzi, accade la cosa più incredibile... Un romanzo a metà tra favola e noir, raccontato dalla voce diretta di un ragazzino che estende il suo sguardo lucido sul complicato e assurdo mondo dei grandi e ci riporta alle atmosfere di "Mia sorella è una foca monaca".
"In questo libro racconto i primi tre mesi di vita con mio figlio, fra incubatrici, fili, sonde e luci artificiali. Un bimbo prematuro e inatteso. È lì che si è deciso cosa sarebbe stato della sua e della mia vita. Se una disgrazia o un'avventura. Francesco è nato con la sindrome di Down. Davanti al vetro della neonatologia ho cominciato un lungo, appassionato, rabbioso dialogo con lui, "colpevole" di non corrispondere alle mie aspettative. Prima di lui, ero un uomo di "velocità". Ottenevo successi facilmente. Consideravo il dolore l'espressione materiale della sconfitta e dell'infelicità. Attraverso di lui ho capito tante cose. Le sue iniziali difficoltà mi hanno aperto il cuore e insegnato la modestia e il rispetto per ogni creatura. Intendo dire che, se io ho messo al mondo mio figlio, lui per certo, attraverso la prova che ha accompagnato la sua nascita, mi ha rimesso nel mondo della vita. Una vita lenta ma senza paura. L'unica vita che ha un senso vivere, per quanto banale tutto questo possa apparire ai più. E grazie a lui ho capito forse la cosa fondamentale: che la sindrome di Down non è una malattia, ma una particolare condizione genetica. Diventare padre di una fragilità mi ha obbligato a un cambiamento. Sono stato costretto ad appropriarmi di una ricchezza d'umanità che non mi sarà mai più tolta".