La parabola del bambino nel carrello, prigioniero dei codici a barre. La barzelletta impossibile dei paradossi progressisti. Il miraggio di una democrazia meritocratica. Una morale: Siamo in loop. Un cane che fa finta di mordersi la coda ma che in realtà non ha nessuna intenzione di raggiungerla perché gli fa schifo.
Mentre scriviamo questo libro le truppe russe bombardano l'Ucraina. L'Europa sta accogliendo milioni di profughi che scappano dalla guerra. Nessuno avrebbe mai pensato che dopo la durissima esperienza della pandemia avremmo dovuto affrontare la situazione drammatica della guerra. Le manifestazioni contro la guerra sono represse duramente in Russia che continua a chiudere ogni forma di libera informazione. Da parte sua l'Ucraina ha scelto di non arrendersi e di difendere la propria terra con le armi, coinvolgendo nella resistenza anche la popolazione civile. Coloro che accennano ad una possibile concreta opzione nonviolenta sono, in tutto il mondo, una minoranza divisa e confusa. Il tema su cui vogliamo riflettere in questo testo è oggi molto attuale e dibattuto da sempre nella nostra cultura. Per questo crediamo sia importante e utile tornare a parlarne. Il libro è rivolto a chiunque sia interessato a capire il presente e come si possa migliorarlo attraverso la visione, la strategia e l'uso delle tecniche della nonviolenza. Una prima parte presenterà la visione della nonviolenza che costituisce il fondamento di tutta la proposta. Una seconda parte svilupperà le strategie applicative della visione nonviolenta, che nelle diverse contingenze storiche sono state elaborate e possono renderla operativa ed efficace oggi. La terza parte presenta le tecniche che la tradizione ha sperimentato e teorizzato. Possono essere lo strumento pratico nei diversi contesti, da quelli semplici e quotidiani, a quelli più complessi e problematici. L'obiettivo fondamentale è quello di aiutare a individuare la risposta più adeguata alle situazioni di violenza e sopraffazione nel rispetto della verità, della giustizia e dell'amore vicendevole. Con il dono di queste pagine vogliamo essere compagni di viaggio nell'itinerario di scoperta, o di ritorno, alla scelta della nonviolenza. La nonviolenza può aiutarci a ritrovare quegli aspetti fondamentali della vita che non devono mai andare perduti. Se li abbiamo smarriti possiamo, con la nonviolenza, riprendere la via del ritorno all'autenticità.
Dai confronti quotidiani con la sanità, con il mondo dell'economia e del lavoro, del volontariato, della scuola, dall'ascolto e dallo scambio di opinioni con i cittadini è nata l'idea di questo libro, che vuole testimoniare come una realtà ha affrontato la pandemia globale: quali soluzioni, quali risposte, quale tipo di resilienza è stata messa in campo per continuare a essere comunità e non cedere alla rassegnazione, alla paura e alla solitudine e porre le basi di un futuro condiviso. Il libro è composto da una serie di dialoghi tra Luca Vecchi con personalità dei vari settori della vita sociale e politica del paese. Tra i quali il prof. Romano Prodi per l'economia, don Giuseppe Dossetti per Chiesa, volontariato e terzo settore, Maurizio Landini (segretario nazionale CIGIL) per il Lavoro, Stefano Bonacini (presidente della Regione Emilia-Romagna) per la politica, Fausto Nicolini (direttore generale Ausl RE) per la sanità e diversi altri personaggi per il mondo della scuola, i giovani e gli anziani.
Nelle Scritture il pasto più semplice è già un grande atto umano, segno di cortesia (cf. Gen 1S.1-5; Le 24,29) o di riconoscenza (cf, Mt 9,11): segno di gioia per l'arrivo di un parente (cf. Tb 7,9) o per il ritorno di un figlio scapestrato (cf. Le 15,22-32), oppure motivo di ringraziamento a Dio salvatore (cf. At 16,34). È arcinoto come anche i culti dell'Oriente antico comportassero banchetti sacri di carattere misterico, in cui si riteneva che mangiare parte delle vittime assicurasse un'assimilazione delle potenze divine a cui erano dedicate.
Ogni atto religioso solenne esigeva, secondo le Scritture, un pasto sacrificale (cf, 1Sam 1,4-18; 9,12s.), per confermare un'alleanza (cf. Gn 26,26-31; 31,53s.), per celebrare la Pasqua (cf. Es 12-13), ecc. Gesù non si sottrae al mangiare e al bere: lo si incontra a tavola non sempre con gente raccomandabile (cf. Lc 10,38-42), è presente al banchetto nuziale di Cana (cf. Gv. 2,1-11), accoglie l'invito a pranzo del fariseo (cf. Lc 7,36-50).
È così spesso a tavola da essere definire con l'appellativo dispregiativo: «È un mangione e un beone» (Mt 11,19). Ma la realtà più elevata di cui il banchetto è un segno, di cui l'Eucaristia è preludio, è la gioia del Regno di Dio.
Tutti coloro che hanno risposto all'invito del re prenderanno posto al suo banchetto (cl: Lc 22,30), per bere il ,alno nuovo (cf. Mt 26,29) con Abramo, Isacco e Giacobbe. Allora il padrone «passera a servirli. (Lc 12,37).