Torna la collana Madri della Fede, una serie di commenti alle figure femminili del testo biblico.
Ester - la straniera, la regina, la nascosta - è protagonista del libro biblico che porta il suo nome, il rotolo che viene letto nella festa di Purim, in cui tra lacrime e sorrisi si parla della storia: un libro infatti “per un tempo come questo” (4,4), il tempo dell’esilio e della contaminazione con il mondo della Persia che lo vede nascere, ma anche il nostro tempo. Ester è una narrazione e vuole essere nuovamente narrata: il rotolo è entrato tardivamente nel canone ebraico, è stato accolto in quello cristiano con diverse aggiunte greche, come si può vedere dall’Appendice, è stato molto letto dagli Ebrei, che gli hanno dedicato un commento Talmudico, un Midrash, diversi Targumim.
Ester è il Rotolo e la capacità di srotorarlo, di rivelare quello che è nascosto, pur mantenendolo tale, come il Nome di Dio. Raccontata e allusa da tante persone - da Etty Hillesum alle Santuzze di Verga, da Wiesel a Delphine Horvilleur - trova qui nella penna di Giusi Quarenghi la forza poetica e la competenza biblica per tornare a parlare ai nostri giorni.
Giusi Quarenghi, nata a Sottochiesa in Val Taleggio nel 1951, vive a Bergamo. Lettrice appassionata della Scrittura, l’ha attraversata in molti modi e in molti sensi.Autrice in particolare di letteratura “infantile”, ha ideato albi illustrati e libri/gioco; ha scritto racconti, testi di divulgazione, sceneggiature, testi teatrali, romanzi, poesie; ha rinarrato fiabe, miti e storie sacre; ha riproposto i Salmi ‘per voci piccole’ e le storie del Primo Testa- mento (con le illustrazioni di Guido Scarabottolo, Topipittori 2020).
Quanto coraggio si può avere a 21 anni? Quanto può essere grande il desiderio di giustizia di una ragazza piccola e minuta ma dal cuore intrepido? Questo libro è la vera storia di Sophie Scholl e della "Rosa bianca", un gruppo di giovani che si sono ribellati al nazismo e in nome della libertà, della giustizia e della fratellanza tra i popoli hanno alzato la testa quando tutti voltavano lo sguardo. Sophie e gli altri membri de La Rosa Bianca, attraverso la distribuzione di volantini, attraverso la diffusione delle idee, incitano il popolo tedesco a liberarsi dalle catene del nazismo. Questo libro non parla di eroi senza macchia e senza paura, ma di giovani capaci di dire no anche a costo della vita, perché come dirà Sophie dopo essere arrestata: «Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c'è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa?»
In un momento in cui si scandagliano tutti gli ambiti del sapere, compreso quello biblico, per andare alla ricerca di eroine femminili, Marta di Betania si presenta con una sorta di enigmaticità. I due racconti del Nuovo Testamento che ce ne trasmettono la memoria, uno di Luca e uno di Giovanni, la connotano in modo tra loro non solo diverso, ma discordante. Per Luca è una donna a cui il troppo onere del lavoro domestico ha fatto perdere la dimensione della fiducia nella provvidenza; per Giovanni è una discepola «che Gesù amava» insieme a sua sorella Maria e suo fratello Lazzaro, e che è in grado di esprimere la più alta confessione di fede di tutto il quarto vangelo. Il successo che nella tradizione successiva ha avuto la Marta casalinga, sempre con il paiolo in mano, eletta a patrona delle casalinghe, degli osti e degli albergatori, forse non stupisce. Ma dovrebbe interrogarci il fatto che non abbia avuto altrettanto successo la Marta che riveste nel quarto vangelo un ruolo del tutto analogo a quello di Pietro nel vangelo di Matteo: nella storia della spiritualità e della devozione, soprattutto femminili, Marta è infatti divenuta, in contrasto con sua sorella Maria, un modello che ha mortificato generazioni e generazioni di donne, invece di imporsi come testimone privilegiata della fede nella risurrezione. Questo libro restituisce alla sua figura il ruolo di cui la storia e la tradizione l'hanno per troppo tempo privata.
Questo libro racconta una storia semplice e straordinaria allo stesso tempo. Sara Matteuci, ammalatasi di tumore a soli cinque anni e morta due anni dopo, ha – nella sua breve vita – coltivato un rapporto privilegiato di amicizia con Gesù Eucarestia e con la Madonna. Sara non si lamenta mai e matura una fede nel Signore che sorprende i sacerdoti che seguono il suo cammino verso il Paradiso. La bambina vive la teologia della “Piccola via” di S. Teresa di Lisieux, che ha spinto la Chiesa nel corso del Novecento a riconoscere il principio dell’eroicità relativa, ovvero la chiave di volta di tutta la tematica della idoneità dei fanciulli all’esercizio delle virtù eroiche.
Dopo la sua morte, si sono moltiplicate le testimonianze di particolari grazie ricevute in Italia, Africa e in Argentina dove la missione Orioninia di Barranqueras avvia in suo ricordo un progetto di aiuto per i bambini poveri.