Bibbia e teologia di fronte a scienza e coscienza moderne. Una biblista e un teologo accettano la sfida di ripensare insieme, sia pure nella distinzione metodologica tra i loro due ambiti disciplinari, la teologia della creazione e del male. Nella convinzione che forme di circolarità ermeneutica siano possibili e, soprattutto, necessarie.
Sullo sfondo di un diffuso disagio nei confronti della dottrina tradizionale su creazione e peccato; all'interno di un nuovo orizzonte ermeneutico nel quale gioca un ruolo importante anche la prospettiva di genere; e nel dialogo con le scienze umane, non ultime quelle letterarie, la teologia ripensa i miti biblici delle origini, per i quali il kosmos si chiama creazione e il male si chiama caduta.
Con una cosmologia radicalmente cambiata, il discorso teologico-sistematico si spinge oltre l'impegno ecologico per salvaguardare il creato dalla distruzione umana perché va verso il mistero del compimento di tutto ne "il cielo nuovo e la terra nuova". La teologia della creazione incrocia così l'escatologia e le impone un cambio di paradigma.
Ursicin G.G. Derungs, già professore di teologia fondamentale e dogmatica al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, si è dedicato all'insegnamento di latino, filosofia e storia al Liceo della Scuola Svizzera di Milano, nonché alla ricerca teologica e all'attività letteraria. E' membro dell'Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia e redattore di Filosofia e teologia e di Servitium. Ha pubblicato numerosi saggi teologici in italiano, tedesco, romancio. Ha ricevuto riconoscimenti anche internazionali per le sue opere letterarie.
Marinella Perroni, docente emerita di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e docente invitato alla Pontificia Facoltà teologica Marianum; ha fondato il Coordinamento teologhe italiane. Numerose le sue pubblicazioni di esegesi biblica ed esegesi femminista. Per i tipi della San Paolo ha pubblicato, insieme a Pius-Ramon Tragan, "Dio nessuno lo ha mai visto (Gv 1,18). Una guida al vangelo di Giovanni", 2017.
In un momento in cui si scandagliano tutti gli ambiti del sapere, compreso quello biblico, per andare alla ricerca di eroine femminili, Marta di Betania si presenta con una sorta di enigmaticità. I due racconti del Nuovo Testamento che ce ne trasmettono la memoria, uno di Luca e uno di Giovanni, la connotano in modo tra loro non solo diverso, ma discordante. Per Luca è una donna a cui il troppo onere del lavoro domestico ha fatto perdere la dimensione della fiducia nella provvidenza; per Giovanni è una discepola «che Gesù amava» insieme a sua sorella Maria e suo fratello Lazzaro, e che è in grado di esprimere la più alta confessione di fede di tutto il quarto vangelo. Il successo che nella tradizione successiva ha avuto la Marta casalinga, sempre con il paiolo in mano, eletta a patrona delle casalinghe, degli osti e degli albergatori, forse non stupisce. Ma dovrebbe interrogarci il fatto che non abbia avuto altrettanto successo la Marta che riveste nel quarto vangelo un ruolo del tutto analogo a quello di Pietro nel vangelo di Matteo: nella storia della spiritualità e della devozione, soprattutto femminili, Marta è infatti divenuta, in contrasto con sua sorella Maria, un modello che ha mortificato generazioni e generazioni di donne, invece di imporsi come testimone privilegiata della fede nella risurrezione. Questo libro restituisce alla sua figura il ruolo di cui la storia e la tradizione l'hanno per troppo tempo privata.
Il testo prova a tracciare i termini del magistero di papa Francesco che contengono una sorta di vera e propria “teologia biblica”, cioè una visione di Dio e dell’uomo a partire dalla Scrittura. Il suo insegnamento, infatti, sia espresso in modo autorevole nei documenti che nelle omelie quotidiane, è riconducibile a una delle dimensioni fondamentali della teologia biblica, quella kerigmatica.
Riportare Giovanni sulla terra: è quanto si cerca di fare con questo libro, invitando il lettore a entrare in un testo nato per alcune comunità rimaste fedeli alla tradizione del discepolo che Gesù amava, voluto dalla chiesa per tutti i credenti e riconosciuto come patrimonio universale dalla successiva storia del pensiero. Come ogni altro strumento simile, anche questa Guida al vangelo di Giovanni persegue una ben precisa finalità: essere in qualche modo utile a entrare nel testo del quarto vangelo rispettandone l'originalità e riconoscendone il carattere teologico. Entrare nel quarto vangelo significa anche familiarizzare con studiosi che, sia pure molto diversi tra loro per estrazione culturale e per formazione scientifica, hanno intessuto intorno a questo scritto una trama investigativa fatta di questioni e di problemi, di ricerca e di tentativi di soluzione. Depositato nell'alveo della tradizione come lievito che fa fermentare la massa, il vangelo di Giovanni continua del resto a interpellare tutti quelli che, pur non avendo visto, vogliono credere. Un vangelo che, da quasi duemila anni, non finisce di appassionare gli studiosi per la sua problematicità e di interpellare i credenti con la sua intensità.
Perché i percorsi che si rifanno a Maria di Magdala, in partenza non molto diversi rispetto alle genealogie di Pietro o di Paolo o di Giovanni, sono invece, nonostante la loro potente forza ideale e simbolica, successioni con larghi tratti interrotti? Le due autrici collocano in questa prospettiva alcuni tasselli del mosaico, quelli degli scritti più antichi, che le chiese hanno posto a fondamento della fede professata lungo i secoli, cioè i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, ma anche quelli consegnati nella forma di una "genealogia di Maria" da alcuni scritti databili tra II e IV secolo, fra i quali il brevissimo Vangelo di Maria e il complesso Pistis Sofia, spesso indicati come "apocrifi". Tutto questo attraversa inevitabilmente la realtà delle donne e degli uomini e l'immaginario del maschile e del femminile, nella loro concreta interazione.
Molti passi della Scrittura, soprattutto dei vangeli, li abbiamo letti o ascoltati molte volte, eppure le letture dell’eucaristia domenicale ci dicono sempre qualcosa di nuovo. Ascoltare la proclamazione della Parola durante la celebrazione eucaristica significa lasciarsi raggiungere nell’intelligenza e nel cuore, per diventarne responsabili. Ciò non dipende solo dal parroco o da colui che pronuncia l’omelia. È a tutta la comunità che viene chiesto di dire il proprio «Amen» esistenziale a quanto ascolta e di essere un «otre nuovo» capace di cogliere la novità di vita che la Parola porta con sé. Le riflessioni contenute in queste pagine desiderano essere una aiuto in questo cammino.
È realistico pensare che, nella Palestina del I secolo, delle donne si unissero a un profeta itinerante e al suo gruppo di discepoli maschi? Anche se la società dell'epoca non era del tutto estranea a fenomeni di itineranza femminile e il movimento di Gesù era più vicino a Giovanni il Battista che a gruppi discepolari rabbinici, gli indizi sono molto pochi. Tuttavia, il Vangelo di Marco sottolinea che sotto la croce e, più tardi, al sepolcro ci sono, a parte un autorevole membro del sinedrio come Giuseppe d'Arimatea, unicamente donne, che hanno fatto parte del seguito di Gesù e lo hanno servito per tutto il tempo che egli ha operato in Galilea. La riflessione sul passaggio tra il primo e il secondo secolo cristiano e sulla marginalizzazione femminile dall'ecclesia costituisce ancora oggi uno stimolo per restituire pienamente alle donne i testi biblici e ai testi biblici le donne.
Descrizione dell'opera
Il tracciato del volume ha una duplice ottica. Da una parte guarda al processo storico in cui la Bibbia è stata assunta come elemento dapprima di divisione, poi di incontro, in quel crogiuolo che ha considerato le Sacre Scritture come elemento costitutivo dell'identità culturale, politica e sociale dell'Europa. Ne ha trovato giovamento l'espressione linguistica, la prassi di alfabetizzazione, così come la definizione di appartenenza religiosa e civile e, non ultimo, lo sviluppo della mentalità scientifica e critica, tipica della maturazione culturale di un popolo. Agli albori della modernità e nella temperie specifica del concilio di Trento, tutto ciò assume un significato particolare, di cui il testo, con esplicita sensibilità ecumenica, vuole rendere ragione.
D'altro canto si apre anche la domanda sul se e come la Bibbia possa essere ancora oggi fonte di ispirazione per comprendere la vita individuale e collettiva, per tracciare disegni di una società in affannata evoluzione, per mettere a frutto una riserva di senso che dia vigore e forza alla speranza, dalla quale dipende il futuro di tutti.
Sommario
Introduzione (A. Autiero - M. Perroni). I. IL GRANDE ORIZZONTE. Bibbia e Occidente. Intervista a Tullio De Mauro (M. Perroni). II. LE BIBBIE DELL'OCCIDENTE. La Bibbia di Gerusalemme e la Bibbia di Alessandria: la formazione delle Sacre Scritture d'Israele (S.C Mimouni). Una pluralità limitata. Il rovesciamento di paradigma nel II secolo come base della formazione del canone neotestamentario (E. Norelli). Le Scritture di Israele diventano Antico Testamento: appropriazione o espropriazione? (G. Fischer). III. LA BIBBIA CONTESA. Gutenberg, Erasmo e Lutero: la Bibbia agli albori della modernità (L. Vogel). Il Concilio di Trento e il dibattito sul «sola scriptura» protestante (F. Buzzi). La Bibbia tra diffusione e interdizione (G. Fragnito). IV. LO SPIRITO CRITICO. Il dibattito sul «sola scriptura» nel protestantesimo della prima età moderna (E. Campi). L'emergere dell'approccio critico alla Bibbia: dal pulpito all'Università (U. Berges). V. DIALOGO A PIÙ VOCI. «Non di solo pane …». La Bibbia nell'esistenza odierna (A. Autiero - E. Bianchi - P. Ricca - M. Murgia - P. D'Ascola).
Note sui curatori
ANTONIO AUTIERO insegna Teologia morale all'Università di Münster e dirige il Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento. I suoi campi di indagine sono la teoria dell'agire morale e della costituzione del soggetto etico, e le problematiche di bioetica e di etica della ricerca scientifica.
MARINELLA PERRONI è docente di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma e presidente del Coordinamento Teologhe Italiane. Le sue ricerche riguardano in particolare l'ecclesiologia nel Nuovo Testamento, l'esegesi di genere e il discepolato delle donne nell'opera lucana.
Il libro descrive gli incontri che Gesu fa con 40 personaggi dei Vangeli. Utile per preparare omelie e riflessioni sulla Parola. La natura propria del libro e data dal sottotitolo: Parole di vita per l'uomo d'oggi", con una accentuazione, se possibile, marcatamente giovanile. Sono incontri che Gesu fa con vari personaggi dei Vangeli, familiari al lettore o lontani, simpatici o tutt'altro, ma sempre veri e interessanti. 40 incontri che lasciano il segno, e che comunicano una "Parola per vivere", rivolta soprattutto ai giovani. Con rapide pennellate l'Autrice illustra la "trama" essenziale dell'incontro, le psicologie dei personaggi, le risonanze esistenziali per il nostro attuale vivere da cristiani. Ogni "Incontro" e illustrato da una immagine, tratta dall'iconografia della storia dell'arte, in riferimento ai soggetti protagonisti. "