Noè, ultimo discendente della stirpe di Set, vede morire suo padre per mano dei discendenti di Caino. Diventato adulto una notte il Creatore gli parla in sogno annunciandogli la fine dell'umanità con un grande diluvio e instillando in lui lo stimolo a costruire un'arca in cui stipare tutti gli animali assieme alla moglie, i figli e le mogli dei figli. Aiutato dai giganti (antica stirpe che popola la Terra, originariamente scesa dal cielo per pietà verso gli uomini) costruisce l'arca e la difende dagli attacchi portati dal resto degli uomini quando  ormai chiaro che la fine  vicina. Tentato a sua volta da un eccesso di religiosità e adesione alla furia divina rischia di uccidere la propria discendenza e sconfigge la propria nemesi infiltratasi nell'arca fino a sopravvivere e ritrovare la Terra.
Tibet 1937. In una famiglia di contadini viene trovato un bambino di due anni il Kundun, la reincarnazione umana del Buddha della Compassione, il successore del 13° Dalai Lama, morto nel 1933. Si segue la sua crescita (a due, cinque, dodici anni) e formazione fino all’investitura che avviene a diciotto anni. Intanto nel 1950 l’esercito della Repubblica Popolare Cinese invade il Tibet. Nel 1953 il 14° Dalai Lama cerca una collaborazione costruttiva col governo degli invasori ma, dopo un colloquio a Pechino col presidente Mao Tse Tung, rinuncia. Scoppiata una rivolta nel 1959, duramente repressa, il Dalai Lama ripara in India.
Quando si annuncia la fine della Seconda Guerra Mondiale, un gruppo di deportati viene liberato dai russi dal lager di Auschwitz ma, in assenza di indicazioni o di punti di riferimento, rimane sbandato. Ci sono polacchi, cechi, francesi ed anche italiani. Per un po’ tutti rimangono uniti, poi gli italiani si affidano ad un connazionale che si spaccia per responsabile dei rapporti con i russi e cercano di pensare a come tornare a casa. Comincia così un viaggio pieno di difficoltà affrontato nelle condizioni più disperate. Nel gruppo c’è Primo, che continua a rivivere dentro di sé gli orrori del lager e quasi non riesce più a pensare ad una vita diversa. Ci sono Cesare, molto estroverso, e Daniele, Ferrari, Unverdorben, D’Agata. Insieme attraversano l’Europa centrale, ora a piedi ora sui treni di fortuna, talvolta pensando di aver trovato la strada giusta, altre in preda allo sconforto per un traguardo che sembra allontanarsi sempre di più.
Matteo è un giovane obiettore di coscienza, destinato a trascorrere il suo anno di servizio civile presso la comunità Ismaele. Retta da un paio di personaggi bizzarri, ed in collegamento con alcuni preti missionari, la comunità è un microcosmo in cui sono mescolati malati veri e immaginari, criminali paraplegici, seduttrici in carrozzina, e soprattutto gli altri obiettori, non meno particolari dei malati. Sarà un anno importante e indimenticabile, per Matteo, alle prese con i primi compromessi della vita. Tratto dall’esperienza dello stesso regista come obiettore
Crescere e amare nella Palermo della mafia. Un racconto lungo vent’anni attraverso gli occhi di un bambino, Arturo, che diventa grande in una città affascinante e terribile, ma dove c’è ancora spazio per la passione
e il sorriso. Arturo tenta di conquistare il cuore della sua amata Flora, una compagna di banco di cui si è invaghito alle elementari e che vede come una principessa. Sullo sfondo scorrono e si susseguono gli episodi di cronaca accaduti in Sicilia tra gli anni ‘70 e ‘90.
Scelto dalla Commissione antimafia per riflettere nel mese dedicato alle vittime della criminalità organizzata.
Ben diretto, realizzato con cura il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti
“Un film di qualità come La mafia uccide solo d’estate riesce a dire con levità cose importanti”.
Gian Carlo Caselli intervistato da Famiglia Cristiana
Un film intelligente, divertente, mai superficiale. Diocesi di Vicenza
Patchi è un cucciolo di dinosauro erbivoro, gracile e pacifico, suo padre è il capo del branco e il suo fratello maggiore e spaccone è predestinato a seguirne le orme. I due si ritroveranno però ben presto orfani in una foresta incendiata attraversata durante la migrazione. Patchi non dovrà solo crescere in fretta ma anche prendere coscienza del fatto che per essere la guida
del branco non è necessario solo battere fisicamente gli avversari ma anche essere in grado di assumersi le responsabilità delle decisioni più difficili.
Un uomo solo, perso nella notte su un litorale italiano ingombro di rifiuti e di escrementi, è intento nel suo faticoso lavoro: recuperare i corpi degli extracomunitari naufragati sulle nostre coste nel loro viaggio della speranza. Le immagini creano un dialogo a distanza
tra l’anonimo emarginato italiano e gli emarginati della contemporaneità, ovvero i migranti in fuga dalla miseria e dalle guerre. Documenti documentaristici e interviste fatte per l’occasione ai profughi appena accolti nei centri di prima accoglienza, e poi via via integrati nel contesto sociale italiano, contribuiscono ad evidenziare nel testo di Morganti, oltre l’apologo grottesco e irresistibilmente comico, il respiro di una riflessione urgente e imprescindibile sul divario tra mondi che solo un consiglio di Dio potrebbe avvicinare. Mentre i mondi restano dolentemente spiaggiati, l’uno perso nella sua nebbia mentale su un litorale anonimo e gli altri nel loro devastante attraversamento del dolore. “Un consiglio a Dio” si propone come una analisi lirico efferata del reale, un documento crudo e poetico sulla contemporaneità e sul viaggio verso Itaca di cui il trovacadaveri diviene un moderno Caronte.
Il film è la biografia romanzata di Margherita da Cortona, mistica italiana del XIII secolo proclamata santa nel 1700. La bella pastorella Margherita vive a Laviano, piccolo borgo agricolo presso Cortona, con il padre e la matrigna, amante di Marco, mercante che riserva molte attenzioni anche alla giovane, destando la gelosia della matrigna. Un giorno, Margherita mentre  al pascolo conosce Arsenio, nobile giovane di Cortona, con il quale intraprende ben presto una relazione. Marco li vede e avverte il padre di Margherita che decide di chiudere in convento la figlia. Arsenio riesce però a condurre Margherita a casa sua, ma viene ucciso da Marco con la complicità di Rinaldo degli Uberti, fratello di Francesca, precedentemente promessa ad Arsenio. Per la morte di Arsenio, Francesca si uccide avvelenandosi. Margherita viene perseguitata dai compaesani aizzati dalla matrigna. Ha però le prime visioni divine. Con lo scoppio di una epidemia di peste Margherita si dedica alla cura degli infermi. Frattanto Lucia, la matrigna, denuncia Marco accusandolo dell'assassinio di Arsenio.Margherita, ormai consacratasi alla religione, assiste fino all'ultimo la matrigna colpita dalla peste.
Alla periferia di Londra, Marion fa parte da tempo di un coro amatoriale insieme ad anziani del quartiere. Arthur, il marito, l'accompagna ad ogni prova e aspetta fuori per riportarla a casa. Marion infatti si muove con la sedia a rotelle, non sempre ma con frequenza. La malattia che la sta consumando la obbliga ad una assistenza continua. Scontroso di carattere, Arthur si dedica completamente alla moglie, serio, riservato e in realtà innamoratissimo. Quando Marion muore, l'uomo cade in un profondo dolore. Dal quale riesce a sollevarsi solo in seguito alla decisione di avvicinarsi all'attività del coro e a sostituirsi all'amata Marion. A sostenerlo c'è Elizabeth, la direttrice, ragazza piena di entusiasmo, che lo convince a partecipare ad un competizione con altri cori della Regione. Nel frattempo, Arthur riesce con grande fatica e superando non pochi pudori a riavvicinarsi al figlio James, con cui i rapporti sono da sempre difficili e ostili, e alla nipotina Brenda.