Al termine della sua vita densa di avvenimenti, il grande viaggiatore, appassionato giornalista e autore di libri di successo, Tiziano Terzani, si ritira a vivere con sua moglie nell'appartata casa di famiglia in Toscana. Vede chiaro in se stesso, è preparato a chiudere il cerchio della sua vita. Convoca a sé il figlio Folco, che vive a New York. Gli vuole raccontare la storia della propria vita, l'infanzia e la giovinezza a Firenze, i tre decenni trascorsi come corrispondente dall'Asia per il Corriere della Sera e Repubblica, e infine lo sconvolgente viaggio dentro sé stesso, quando a causa del cancro si congeda dal giornalismo e si apre a esperienze spirituali in Asia. Tre anni presso un grande saggio nell'isolamento dell'Himalaya diventano per lui l'esperienza decisiva. Gli rendono possibile guardare alla morte pacatamente. Ora Tiziano vorrebbe trasmettere queste esperienze al figlio Folco.
Chiamato dal vescovo di Palermo ad occuparsi della parrocchia di un quartiere alle porte della città, il quartiere Brancaccio, in meno di due anni Giuseppe Puglisi riesce a costruire un Centro di accoglienza. Qui, coadiuvato da un gruppetto di giovani volontari, lotta giorno dopo giorno per salvare dalla mala vita decine di piccoli innocenti. Presto capisce che per incidere in quel tessuto disgregato bisogna fare e dare di piú, scontrandosi con l’inerzia del potere locale per avere una rete fognaria, una scuola, un distretto sanitario, cose che al Brancaccio mancavano da sempre. Inevitabilmente il suo percorso lo porta a entrare in conflitto con gli interessi del potere mafioso. Fu assassinato il 15 settembre 1993. La vera storia di don Giuseppe Puglisi, ricostruita dopo dieci anni di ricerche, testimonianze, confidenze.
Era il 24 agosto del 410, quando si concluse l'assedio di Roma da parte dei Visigoti.
La capitale dell'Impero che aveva dominato il mondo per secoli si piegava sotto il peso di un'orda barbarica di cinquecentomila persone entrate come un fiume in piena dalla Porta Salaria. Una tragedia che suggella la lenta ma inesorabile crisi dell'intera romanità.
Uno scontro di civiltà porta a la fine della Storia. Il mondo conosciuto fu sconvolto quando apprese che “la città eterna”, era stata violata, ma la voce di un uomo si levò alta a sostegno di una nuova civiltà da ricostruire.
Sulle rovine ancora salde dell'Impero Romano, il sangue giovane delle popolazioni pagane e lo spirito del Cristianesimo fondano i pilastri di una nuova umanità.
Ne é convinto Agostino, ex “avvocato di grido”, ora, a furor di popolo, vescovo di Ippona, città sulle coste dell'Africa mediterranea.
Da qui, da dove oggi partono gli scafi degli immigrati clandestini in cerca di fortuna verso il mondo occidentale, Agostino, accogliendo i profughi provenienti da Roma con i loro racconti raccapriccianti, riesce a vedere una strada provvidenziale per l'umanità...
Il mondo romano tramonta, e al suo posto nasce un'altra “città terrena”, diversa, inaspettata, destinata a vivere nell'attesa della “città di Dio” senza attaccarsi a modelli terreni.
Quest'uomo, infaticabile cercatore di un senso alla sua vita e alla Storia, parla anche a noi, oggi, uomini e donne a cavallo di un millennio appassionatamente in cerca di significato.
Cinque episodi interpretati da grandi attori teatrali per raccontare e interpretare vita e miracoli del "poverello d'Assisi" sono presentati da Eleonora Brigliadori nel suggestivo scenario del santuario di Montecasale.
Una docufiction per conoscere un personaggio trascurato del XX secolo la cui dimensione storica trascende il terribile periodo del suo Pontificato profetizzando il futuro del mondo intero. Le integrazioni di minifiction, con le ricostruzioni epocali, rendono efficace e completo lo sforzo di raccontare e far amare un personaggio importante ma poco conosciuto.
Maria Goretti (Orsini) vive con i genitori e cinque fratelli in un casolare della paludosa e malsana zona di Nettuno, dove abitano anche i Serenelli, padre e figlio. Morto di malaria il padre, la famiglia Goretti è esposta alle prepotenze dei Serenelli, di cui il giovane Alessandro (Matteucci) nutre una morbosa passione per Maria, ancora quasi una bambina, finchè, esasperato dalla intransigenza con cui la ragazzina difende la propria virtù,Alessandro la uccide
Augusto Genina dipinge un attendibile quadro della condizione di vita dei personaggi e trova anche la giusta misura per il dramma che vi si svolge.
La critica
“Neorealismo in chiave cattolica. Il film conta soprattutto per il bianconero del grande G. R. Aldo, la coerenza pittorica delle inquadrature, l’atmosfera delle paludi pontine, il clima affocato che precede lo stupro.”
Il Morandini
E' quasi un grido lanciato con forza, con passione, dal nuovo Papa polacco nel primo incontro con la folla radunata in piazza San Pietro il 22 ottobre 1978. E, dopo quel grido, si mette quasi a correre, a braccia aperte, con passo da montanaro, la croce sollevata in alto come un vessillo o una spada. Corre verso la gente, verso i giovani, verso i bambini, verso i malati. Comincia così il pontificato di Giovanni Paolo II. E così comincia il film che ne racconta momenti, azioni, gesti, nel loro più forte significato e impatto simbolico. Con emozionanti musiche del pluripremiato Ennio Morricone.
E' il 1952 e la radio diffonde in tutta l'Argentina la notizia della morte di Evita Peròn, personaggio che aveva cambiato la storia del Paese negli ultimi dieci anni. Parte un flashback, e la voce narrante del Che ricorda l'infanzia di Evita, figlia illegittima di un contadino, in una cittadina ad ovest di Buenos Aires. Cresciuta, Eva si lega ad Agustin Magaldi, famoso artista di tango con il quale arriva nella capitale. Ambiziosa e decisa, Eva vuole diventare attrice radiofonica e cinematografica e a tale scopo si introduce nei circoli importanti della società che conta. Quando conosce Juan Peròn, nome emergente della politica argentina, gli si affianca in maniera molto stretta. Superando le malelingue e l'opposizione dei benpensanti e dei militari, i due si sposano. Dopo il 1945, Peròn, viene eletto presidente e la moglie Evita ne è la prima consigliera e sostenitrice. Fa un viaggio in Europa, dà vita alla fondazione Eva Peròn per aiutare i bisognosi, forma il partito peronista delle donne e il suo carisma presso la popolazione aumenta a vista d'occhio. Nel momento della massima popolarità, Eva si ammala, le viene diagnosticato un tumore che nel giro di poco tempo la conduce alla morte. Tutto il popolo piange la scomparsa di un personaggo forse irripetibile.