La Russia degli starcy rivive in questo volume che ci introduce nella conoscenza del santo monaco Amvrosij Grenkov la cui vita, trascorsa nel monastero di Optina Pustin’, ci fa conoscere il mondo spirituale del suo monachesimo.
La Vita copta di Pacomio costituisce l’eco fedele del monachesimo fiorito nel IV sec. in Egitto, nel profondo Sud, nella Tebaide, caratterizzato dal cenobitismo, cioè dalla vita fraterna ben organizzata sotto un superiore e secondo una disciplina comune. Questa seconda edizione si presenta riveduta nell'introduzione e con un'abbondante bibliografia pacomiana che rende il testo più completo e aggiornato.
Paolo VI si trovava ad essere capo della Chiesa in un'epoca in cui molte cose venivano rimesse in questione; in un'epoca in cui presso monaci e altri poteva introdursi una certa confusione tra diversi carismi, diverse tradizioni, differenti modi di rispondere alle incalzanti necessità dell'immediato. Era dunque importante che i fondamenti dottrinali di tutto il rinnovamento monastico venissero riaffermati con insistenza e in modo talvolta pressante. Paolo VI non scrisse - né era suo compito farlo - un trattato De monachatu.
Tuttavia dall'insieme di ciò che egli disse sarebbe possibile ricavarne uno il cui titolo potrebbe senza dubbio esprimersi pienamente così: De monachatu in Ecclesia Christi. Ciò che egli proponeva è, in realtà e soprattutto, una ecclesiologia del monachesimo.
Nel IV secolo, il retore Procopio di Gaza (465-530 ca.) diede inizio a un genere nuovo di letteratura patristica che chiamiamo oggi catene. Se gli interi codici contenenti i testi dei più noti Padri e scrittori ecclesiastici non erano a portata di tutti, anche per motivi economici, era tuttavia possibile offrire i testi scritturistici corredandoli di un commento antologico formato da piccoli o lunghi estratti di commenti di diversi Padri, copiati dai redattori in modo ordinato accanto o sotto a ciascun versetto biblico. Ne risultò un genere nuovo di esegesi, un genere "corale", dove la voce di grandi autori offriva una valida interpretazione per ogni versetto dei singoli libri della Scrittura. La "Catena palestinese", è un testo di primaria importanza perché raccoglie estratti di quanto resta degli antichi commenti sui salmi, in massima parte andati perduti.
Evagrio Pontico (345 ca.- 399) è un padre spirituale e di questo occorre tenerne conto. Della copiosa dottrina di Evagrio il volume presenta un aspetto spirituale che sembra tuttora attuale: la presentazione dell'accidia. Di questo vizio altri ne hanno parlato, ma una specifica "teoria" dell'accidia si trova però solo in Evagrio stesso e dopo di lui tutti, più o meno abilmente, ne fanno la parafrasi. L'intento dell'autore non è di tracciare una descrizione storica esauriente del fenomeno "Akèdia", ma di rendere nota una dottrina spirituale molto precisa che può ancora essere utile all'uomo moderno. In questo saggio l'attenzione è rivolta ai soli scritti di Evagrio. Tanto più che lui non ci dà mai un sapere puramente libresco, da erudito, ma attinge sempre al proprio vissuto, e anche l'accidia, come egli ammette, fa parte della sua esperienza personale.
La biografia del beato Paolo Giustiniani scritta da J. Leclercq non è un romanzo, ma del romanzo ha tutto il fascino. Questa biografia ripercorre l'itinerario di un patrizio veneziano vissuto tra XV e XVI secolo, che abbandona la sua patria, le sue ricchezze, la sua illustre casata per cercare nella solitudine non più il "Dio dei filosofi" che aveva studiato nell'Università di Padova, ma quello biblico della "sua giovinezza". Incontrandolo non lo lascerà più in mezzo alle più diverse traversie e contrarietà, fino alla morte di peste sul monte Soratte. Nella presente edizione il testo del Leclercq viene ripresentato nella sua originalità; si è inoltre provveduto ad aggiornare la bibliografia dando un regesto completo della letteratura giustinianea.