Vita Castellá giace cadavere nella stanza di un lussuoso albergo di Madrid, avvelenata con un caffè al cianuro. È stata la presidente della Comunità Valenciana. Amata e detestata, benefattrice e prepotente, ha dominato la città e la regione in una stagione segnata da una corruzione pervasiva e quasi proverbiale. La rete di potere che da lei si è estesa ha lasciato al suo ritiro una schiera di scheletri in moltissimi armadi. Della sua morte, le autorità, il capo della polizia, il ministro, vogliono far passare una versione ufficiale meno compromettente, un infarto che eviti «un casino di dimensioni stratosferiche». L'inchiesta di polizia è però inevitabile. L'idea brillante è di affidarla a degli investigatori inesperti e malleabili. Come Berta e Marta, due sorelle giovanissime appena uscite dall'Accademia di Polizia. Diverse l'una dall'altra come due fiocchi di neve, sono acute, ambiziose e sono donne, cioè con una emergente avversione per i maschi al potere. Vanno così per la loro strada di poliziotte determinate. Con un po' di rimorso «tacendo e mentendo» ai loro capi come questi fanno con loro due. E s'inerpicano in un'inchiesta che si svolge in una fascinosa Valencia. Poteri e misteri, false apparenze, vendette e rancori, altri spietati omicidi debbono svelare a poco a poco, anche con l'aiuto dell'affezionato addetto stampa della presidente, «Boro» Badía, un giornalista a cui il «partito» ha spezzato la carriera e ferito la dignità a causa del-le scelte sessuali. Le due creature di Alicia Giménez-Bartlett, le sorelle Miralles, Berta e Marta, sfidano lo stereotipo del detective tradizionale. Le ubbie, le paturnie, e i sogni propri di ogni ragazza risaltano nei dialoghi, e danno al mistero poliziesco la stessa quotidiana leggerezza che ha reso famosa l'ispettrice di Barcellona Petra Delicado. Quell'umorismo d'ambiente che ha tra i suoi scopi, come sempre nei romanzi dell'autrice, anche quello di affermare i diritti.
Il vino scese dal Caucaso, intorno al terzo millennio. La sua espansione nel mondo, dopo i momenti trionfanti dei simposi di Grecia e di Roma, presto sposò il Cristianesimo, che eliminò nell'uso del vino l'abbandono, minaccioso disvelarsi del mistero insondabile del divino. Unici ostacoli al viaggio del vino e del Cristianesimo verso il Pacifico furono il Corano e il riso. Altre forme di ebbrezza s'imposero per altre religioni: la birra, il saké, il vino di palma. Il legame del sacro con le bevande fermentate appare, allo sguardo storico e geografico di questo libro, inevitabile: per l'ebbrezza che è il suo dono, e anche per il mistero della fermentazione. L'autore, Jean-Robert Pitte, geografo, è preside alla Sorbona.
Il commissario De Vincenzi non fa il duro all'americana, non deduce come Sherlock Holmes, non è un rigoroso razionalista modello Poirot. Semplicemente indaga nel mondo variegato e cosmopolita della vera Milano anni Trenta del Novecento. "Mi sono proposto - scriveva De Angelis - di fare romanzi polizieschi in cui le persone vivono secondo natura": e nacque il primo poliziotto del giallo all'italiana. Il volume raccoglie tre storie. "Il candeliere a sette fiamme": un cadavere di un uomo di incerta nazionalità, in un piccolo albergo di Milano, introduce De Vincenzi in una vicenda di spionaggio, che attraversa il Mediterraneo, legata all'incipiente questione palestinese, con sprazzi teatrali tenebrosi e quasi gotici; curiosamente, tra inglesi ebrei arabi e tedeschi, personaggi positivi sono gli ebrei e gli inglesi, detestabili i tedeschi. "La barchetta di cristallo": un prezioso gingillo è l'unico collegamento tra le due dimore e i due stili di vita su cui sembra sospesa la strana morte del vecchio marchese: De Vincenzi si attacca ad esso, troverà un altro cadavere e un lontano inizio. "Giobbe Tuama & C.": nel pieno della Fiera del libro di Milano, con la sua atmosfera laccata e mondana, spunta un cadavere scomposto "come un fantoccio mostruoso": Giobbe Tuama, alias Jeremiah Shanahan e chissà chi altri ancora, venditore di bibbie, usuraio. Ma chi era veramente? La sua morte si trascina dietro altre vittime. De Vincenzi si impegola in una strana setta e in moventi sepolti nel tempo.