"Scrivere un commento alla Lumen gentium a cinquant'anni dall'apertura del concilio non è la stessa cosa che scriverlo a evento appena concluso. Tante vicende si sono intrecciate in questi anni, segnando la storia dell'umanità e, dentro questo processo sempre più veloce e impetuoso, la storia della Chiesa. La percezione che questa ha di sé è profondamente mutata, sia per quanto il concilio ha determinato, sia per il processo di recezione - o di non-recezione - che si è sviluppato da allora ad oggi. Ma la situazione è talmente mutata che è lecito porsi la domanda se e quanto il Vaticano II costituisca ancora un tema di interesse per le nuove generazioni, che quell'evento non hanno vissuto e di cui hanno sentito parlare in modo tanto contraddittorio." (D. Vitali )
Il carattere pastorale del Vaticano II, nel suo significato più profondo, rimanda al fatto che la riflessione conciliare sulla missione della Chiesa si è confrontata con una realtà umana e storica in mutamento, alla ricerca di una mediazione capace di tenere insieme la fedeltà al vangelo del Signore Gesù e una reale assunzione della realtà umana nella sua concretezza effettiva e nelle trasformazioni storiche cui è soggetta. In questo orizzonte, l'espressione di Paolo VI che presenta la Chiesa esperta in umanità suggerisce che l'ambito dell'antropologia è un terreno decisivo per questo incontro. Nel volume contributi di carattere generale dedicati al Vaticano II e al contesto storico e culturale nel quale si è svolto e con il quale si è misurato si intrecciano con approfondimenti più puntuali dedicati alla riflessione di Paolo VI, alla sua concezione del compito pastorale della Chiesa, ai temi del suo magistero e alla visione antropologica sottesa al suo insegnamento. Particolare attenzione è dedicata ai temi della relazione tra uomo e donna, della generazione, del matrimonio e della famiglia, la cui attualità è confermata dalle due assemblee del Sinodo dei vescovi del 2014 e 2015, così come dall'esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco.
La contestazione cattolica esplosa dopo il Concilio vaticano II scosse in profondità l'intera Chiesa, con tensioni che fecero apparire prossima una lacerazione insanabile dei due esiti estremi, scisma e abbandono. Tra gli anni Sessanta e Settanta, i numerosi gruppi del dissenso cattolico progressista, come i meno diffusi circoli tradizionalisti, si caratterizzarono per il loro radicalismo politico e religioso, con iniziative spesso clamorose che si alimentarono e diffusero a contatto con le manifestazioni del sessantotto. Il libro ricostruisce, anche attraverso documenti inediti, le vicende dei gruppi cattolici che in Europa occidentale e, in particolare, in Italia intesero rivoluzionare il presente per costruire la Chiesa e la società del futuro. Si trattò di una stagione di conflitti, breve e intensa, che non fu senza conseguenze: l'onda lunga delle trasformazioni maturate in quegli anni, attraverso traiettorie anche molto diverse, è arrivata fino ad oggi.
«Il lavoro di Ettore Malnati su 'Cristologia e Vaticano II' mostra efficacemente come le varie angolature teologiche su Cristo Gesù possano ben coesistere in una riflessione cristologica saldamente ancorata al magistero conciliare e agli sviluppi del post-concilio nel pensiero e nella prassi cristiana. In tal modo questo lavoro evidenzia la fecondità della circolarità fra fede vissuta e fede pensata, fra rinnovamento ecclesiologico-pastorale e sua coscienza evangelicamente critica, a partire dal centro e cuore dell'essere cristiano che è la fede in Gesù Cristo, crocifisso e risorto, vivente nel Suo Spirito e operante nella Sua Chiesa e nel mondo. Ne risulta l'importanza della riflessione critica della fede per la testimonianza ecclesiale del Redentore dell'uomo, e al contempo la ricchezza di apporti che il vissuto credente offre a una teologia che sappia essere consapevolmente e responsabilmente militante al servizio della salvezza degli uomini. Per queste ragioni, un lavoro come quello di Ettore Malnati aiuta il popolo di Dio tutto intero a crescere nella consapevolezza di sé e della propria missione. La gratitudine del teologo si unisce perciò in me a quella del pastore vicino alla sua gente.» (dalla postfazione di Bruno Forte)
Intendendo offrire un contributo alla riflessione che ha accompagnato la ricorrenza del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, l'Istituto Paolo VI di Brescia ha dedicato il suo XII Colloquio Internazionale di Studio a tracciare un bilancio delle posizioni presenti nella vivace discussione attuale sull'interpretazione del Vaticano II, inteso sia come tornante fondamentale nella storia della Chiesa, sia come impulso a ripensare le forme dell'annuncio cristiano in dialogo con una cultura in profonda trasformazione. In continuità con la linea di ricerca tracciata fin dalle origini dell'Istituto, il Colloquio ha cercato di mettere in luce il significato dell'azione di Paolo VI nel portare a termine il Concilio e nell'attuarne le indicazioni e di mostrarne il rilievo per l'interpretazione storica e teologica del Vaticano II. Insieme a contributi di carattere generale sull'interpretazione del Concilio, nel volume si trovano approfondimenti dedicati a illustrare la relazione tra papa Montini e l'assemblea conciliare e i modi in cui il suo stile personale e pastorale ha influenzato quello del Vaticano II. Lo stile di Paolo VI nel guidare il Concilio e l'avvio della ricezione del suo insegnamento nella stagione postconciliare si rivela infatti con particolare evidenza nelle relazioni da lui stabilite con singoli episcopati nazionali e con gruppi organizzati all'interno dell'assemblea conciliare.
In occasione del cinquantesimo anniversario dalla chiusura del Concilio Vaticano II, questo libro approfondisce l'influenza esercitata da Jacques Maritain su di esso, in particolare su alcuni documenti: Dignitatis humanae, Nostra aetate, Apostolicam actuositatem e Gaudium et spes. Si potrebbe affermare, sotto molti aspetti, che il Concilio abbia realizzato il progetto teologico-umanistico-integrale del filosofo francese. Consegnando a Maritain il messaggio agli uomini di pensiero e di scienza, al termine dell'assise conciliare, sul sagrato di San Pietro, Paolo VI affermava: "la Chiesa vi è riconoscente per il lavoro di tutta la vostra vita".
"Cinquant'anni fa, nella solennità dell'Immacolata Concezione di Maria, Paolo VI dichiarava chiuso il Concilio Ecumenico Vaticano II e con la sua fine iniziava e si sviluppava un'epoca nuova e feconda, i cui segni sono via via cresciuti e tutt'ora sono presenti e operanti nella vita e nella missione della Chiesa. Di questa novità ci si può rendere conto riaccostando con intelligenza e amore i documenti conciliari, rileggendoli sia in se stessi sia con una continua interrogazione e applicazione sul loro significato nel momento storico che stiamo vivendo." (Dalla postfazione di Dionigi Tettamanzi)
Il libro richiama l'importanza della costituzione dogmatica, e dei suoi temi nodali, nella e per la vita della Chiesa. In tal senso, orienta Dei Verbum 8, quando afferma che "la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa per mezzo di questa nel mondo". Sono eloquenti pure le parole di Benedetto XVI, nella "chiacchierata sul Concilio Vaticano II", avuta con i parroci e con il clero di Roma, il 14 febbraio 2013: "la Scrittura è la Parola di Dio e la Chiesa sta sotto la Scrittura, obbedisce alla Parola di Dio, e non sta al di sopra della Scrittura. E tuttavia, la Scrittura è Scrittura soltanto perché c'è la Chiesa viva, il suo soggetto vivo; senza il soggetto vivo della Chiesa, la Scrittura è solo un libro e apre, si apre a diverse interpretazioni e non dà un'ultima chiarezza".
I princìpi dottrinali e ispiratori dell'insegnamento, del ministero e dell'apostolato cattolico sono noti e resi ormai così familiari alla conoscenza dei più da non esigere una minutissima esposizione. In definitiva, alla intonazione della Aeterni Patris di Pio IX, e come sostanza e come forma, Papa Giovanni XXIII preferisce il discorso conclusivo del Concilio di Trento di Mr. Ragazzoni, vescovo di Famagosta, e poi di Bergamo. Più che lamentare le difficoltà incontrate e l'atteggiamento passivo dei protestanti, in faccia al grande avvenimento Tridentino, veniva posta in luce la sana dottrina nella sua forza di attrazione verso lo spirito e l'insegnamento di Cristo. Quel degnissimo Prelato diceva: - Ce avete rimproverato questo e quell'altro, e noi, ecco, ci siamo sforzati di riparare in questo e in quest'altro modo.
Schema per la bolla di indizione del concilio ecumenico Vaticano II, 6 dicembre 1961
Il volume analizza la visione del Concilio Vaticano II da parte del Partito comunista italiano, dal momento della convocazione dell'assemblea (gennaio 1959) fino al suo definitivo scioglimento (dicembre 1965). I capitoli centrali sono preceduti da una lunga premessa nella quale viene ripercorsa l'analisi comunista della Chiesa e della religione cattolica, evidenziando continuità e rotture tra il primo e il secondo dopoguerra.
La mostra "Lo spirito del Concilio nella mente di Papa Giovanni XXIII" vuole celebrare il 50° anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II, ponendo in evidenza il grande ruolo svolto da Papa Giovanni XXIII, giustamente chiamato il "Papa del Concilio". Le numerose fotografie e gli importanti documenti esposti, alcuni dei quali inediti, consentono di ricostruire con rigore e precisione storica l'idea, l'annuncio, la preparazione, l'apertura e la prima sessione del Vaticano II. La mostra offre al pubblico un primo frutto del paziente lavoro di ordinamento e di inventariazione delle carte del Fondo Roncalli, che si prospetta assai promettente.