Oggetto costante della riflessione di Hegel, dagli scritti “teologici” giovanili sino alle tarde lezioni sulla filosofia della religione, l’interpretazione della figura di Cristo accompagna l’evoluzione del suo pensiero. Il risultato è una lettura filosofica della fede che al Gesù “storico” dei Vangeli contrappone il Cristo “dogmatico”, l’Uomo-Dio nel quale viene a coscienza l’unità di finito e infinito destinata a cambiare la storia. Un riconoscimento del cristianesimo, come religione della libertà, che implica, però, il passaggio dalla passione del Golgota al “venerdì santo speculativo”. Nella croce muore il Figlio, Gesù di Nazareth, e, insieme, il Padre, il Dio trascendente degli ebrei. Dalla doppia negazione sorge il “nuovo” Assoluto, lo Spirito del mondo la cui attuazione coincide con la secolarizzazione moderna. Il volume costituisce una introduzione alla cristologia hegeliana e alle sue interpretazioni, dalla sinistra hegeliana alla teologia contemporanea, accompagnate da opportuni percorsi bibliografici.
Nell'orizzonte della modernità e dei legami fra modernità e cristianesimo si colloca la proposta della cristologia filosofica che, come affermato da colui che ne ha definito lo statuto epistemologico, X. Tilliette, testimonia non solo il continuo confronto dei filosofi moderni con il Cristo ma, più radicalmente, come Cristo sia stato il principio ispiratore di tanti sentieri della filosofia moderna. Il volume dopo un primo capitolo in cui si delineano alcune caratteristiche essenziali della modernità e del rapporto fra cristianesimo e modernità, mette a tema la cristologia filosofica per poi presentarla in alcuni autori significativi: Spinoza, Kant, Fichte, Hegel, Schelling, Nietzsche.
Niccolò Cusano scrive questo breve trattato nel 1453 per accompagnare il dono ai monaci benedettini del monastero tedesco del Tegernsee di un dipinto, raffigurante il volto di Cristo, che dava l'impressione di seguire con lo sguardo l'osservatore. A partire da questa immagine egli tratta del tema della visione di Dio in una duplice direzione: quella dello sguardo con cui Dio guarda all'uomo e quella dello sguardo con cui l'uomo guarda a Dio. Ben presto la riflessione filosofico-teologica cede il passo a una preghiera di singolare bellezza e profondità, intonata sul tema del rapporto filiale cui Dio chiama l'uomo. È il mistero della filiazione divina, la quale ha in Cristo, vero uomo e vero Dio, la propria forma e il fondamento della propria possibilità. La singolarità dell'approccio di Cusano a questo tema fa di quest'opera un episodio particolarmente interessante della letteratura teologica della prima età moderna, oltre che uno dei frutti maturi della tradizione mistica tedesca. Dal punto di vista letterario, inoltre, essa costituisce uno dei testi più affascinanti e ricchi della produzione latina del suo tempo.