I malumori e le resistenze dei gruppi che non hanno mai accolto il Concilio Vaticano II, sedati apparentemente sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sono riesplosi con un'intensità nuova alimentata dal vento manicheo e apocalittico che spira in Occidente dopo la tragedia dell'11 settembre 2001. Nel nuovo millennio occidentalisti e sovranisti, neoconservatori e tradizionalisti, hanno fatto del Papa il capro espiatorio, il responsabile della crisi del cattolicesimo odierno, il relativista buonista dal cuore tenero che, in tempi di guerra, antepone la Misericordia alla Verità. Il volume, con la sua raccolta di scritti, articoli interviste dal 2013 in avanti, accompagna il lettore tra cronaca e storia. Consente di entrare nel vivo di una dialettica giocata senza esclusione di colpi.
Uscito nel 1990 e, in seconda edizione, nel 2004, il volume Romano Guardini. Dialettica e antropologia costituisce una delle prime presentazioni in Italia dell'antropologia filosofica del pensatore italo-tedesco. Si tratta di una visione dinamica dell'uomo, caratterizzata da una profonda tensione tra coppie polari, che trova eco nella concezione cattolica della Chiesa intesa come complexio oppositorum. Una prospettiva che torna oggi profondamente attuale in relazione alla crisi della globalizzazione e all'erompere di versioni manichee in sede religiosa così come in quella politica. La dialettica polare guardiniana consente l'unità nella differenza, il dialogo e l'impegno per la pace nella consapevolezza di un mondo pluriforme. Come afferma uno dei suoi più grandi estimatori, papa Francesco: «Romano Guardini mi ha aiutato con un suo libro per me importante, L'opposizione polare. Lui parlava di un'opposizione polare in cui i due opposti non si annullano. Non avviene neanche che un polo distrugga l'altro. Non c'è contraddizione né identità. Per lui l'opposizione si risolve in un piano superiore. In quella soluzione però rimane la tensione polare. La tensione rimane, non si annulla. I limiti vanno superati non negandoli». Il volume analizza l'antropologia polare guardiniana e ne mostra le feconde applicazioni in sede morale-religiosa e nella comprensione della dialettica tra infinito e finito che caratterizza l'era moderna.
Quando Jorge Mario Bergoglio diviene papa Francesco, il 13 marzo 2013, l'eredità ecclesiale che si trova di fronte non è solo quella degli scandali del clero e della corruzione dei costumi. È anche una eredità ideologica consolidatasi nel mondo cattolico dopo la caduta del comunismo. Si tratta del modello «americano» fondato sul connubio tra battaglie etiche contro la secolarizzazione (cultural wars) e identificazione del cattolicesimo con il capitalismo e lo «spirito» americano. Intellettuali come Michael Novak, George Weigel, Richard John Neuhaus, Robert Sirico elaborano, a partire dagli anni '80 questa sintesi attraverso una rilettura, fortemente deformata, della Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Con ciò divengono, negli anni '90, gli opinion makers della Chiesa negli USA e in Europa. Il mondo cattolico, affascinato in precedenza dal marxismo, si ritrova in un modello ecclesiale e politico liberalconservatore. Una tendenza che diviene teocon, dopo l'11 settembre 2001 e l'avvento delle teologie politiche manichee, per trasformarsi poi nel teopopulismo contemporaneo. L'avvento del papa latinoamericano provoca la crisi di questa prospettiva e la conseguente reazione con la minaccia dello «scisma americano». È il dramma della Chiesa odierna, profondamente divisa al proprio interno. Il volume analizza la stagione dei Catholic Neoconservative e quella della Chiesa di Francesco immaginata come un «ospedale da campo» per un mondo in frantumi, due prospettive profondamente diverse che segnano la coscienza cattolica contemporanea.
La formación intelectual de Jorge Mario Bergoglio, cuya exposición y análisis detallado se lleva a cabo por primera vez en esta obra, permite comprender la mirada amplia y de carácter poliédrico que marca el actual pontificado del papa Francisco. Formado en la escuela jesuítica, sobre todo en la francesa, Bergoglio ha asimilado el mensaje de San Ignacio a través de la lectura, al mismo tiempo «dialéctica y mística», que de él hizo Gaston Fessard, un importante filósofo del siglo XX. Es de aquí de donde surge la concepción del catolicismo como coincidentia oppositorum que le llevará al encuentro de la antropología de la polaridad de Romano Guardini y con el pensamiento de Alberto Methol Ferré, quizá el intelectual católico más importante de la segunda mitad del siglo XX en América Latina.Para la elaboración de la presente obra, el filósofo Massimo Borghesi, además de sumergirse en las «fuentes» que han alimentado el modo de ver y razonar del actual pontífice, ha recibido del propio Bergoglio aclaraciones esenciales sobre su pensamiento y su formación intelectual en cuatro documentos de audio, grabados entre enero y marzo de 2017, en respuesta a las preguntas del autor.
La tragedia provocata dal neo paganesimo nazista, influenzato da Nietzsche e, dopo la seconda guerra mondiale, l'egemonia del marxismo sovietico su metà dell'Europa, inducono il pensiero cattolico a confrontarsi con il problema dell'ateismo. On Francia e in Italia filosofi e teologi di prima grandezza ne fanno oggetto della propria riflessione: da Il dramma dell'umanesimo ateo (1944) di Henri de Luca a Il significato dell'ateismo moderno (1949) di Jacques Maritain, da Le metamorfosi della città di Dio (1952) di Etienne Gilson alla Introduzione all'ateismo moderno (1964)di Cornelio Fabro, a Il problema dell'ateismo (1964) di Augusto Del Noce. Il volume mette idealmente a confronto queste voci mostrando le diverse letture e, in taluni casi, il conflitto delle interpretazioni. Ne emerge un quadro che, con le sue implicazioni - il valore o il disvalore della modernità -, non ha perso nulla della sua attualità. La lunga introduzione offre una ricostruzione inedita del moderno situando la genesi dell'ateismo a partire dalle guerre di religione che hanno diviso, tragicamente l'Europa dopo la Riforma.
Massimo Borghesi è ordinario di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia, scienze sociali, umane e della formazione dell'Università di Perugia.
Oggetto costante della riflessione di Hegel, dagli scritti “teologici” giovanili sino alle tarde lezioni sulla filosofia della religione, l’interpretazione della figura di Cristo accompagna l’evoluzione del suo pensiero. Il risultato è una lettura filosofica della fede che al Gesù “storico” dei Vangeli contrappone il Cristo “dogmatico”, l’Uomo-Dio nel quale viene a coscienza l’unità di finito e infinito destinata a cambiare la storia. Un riconoscimento del cristianesimo, come religione della libertà, che implica, però, il passaggio dalla passione del Golgota al “venerdì santo speculativo”. Nella croce muore il Figlio, Gesù di Nazareth, e, insieme, il Padre, il Dio trascendente degli ebrei. Dalla doppia negazione sorge il “nuovo” Assoluto, lo Spirito del mondo la cui attuazione coincide con la secolarizzazione moderna. Il volume costituisce una introduzione alla cristologia hegeliana e alle sue interpretazioni, dalla sinistra hegeliana alla teologia contemporanea, accompagnate da opportuni percorsi bibliografici.
La formazione intellettuale di Jorge Mario Betgoglio, qui analizzata e ripercorsa per la prima volta, consente di comprendere lo sguardo complesso e poliedrico che guida l'attuale Pontificato. Formatosi alla scuola dei gesuiti, di quelli francesi in particolare, Bergoglio ha assimilato il messaggio di sant'Ignazio attraverso la lettura, «dialettica e mistica» a un tempo, di uno dei più acuti filosofi del XX secolo: Gaston Fessard. Da qui sorge l'idea del cattolicesimo come 'coincidentia oppositorum' che lo porta all'incontro con l'antropologia polare di Romano Guardini e con il pensiero del più rilevante intellettuale cattolico latinoamericano della seconda metà del '900: Alberto Methol Ferré. Si precisa, in tal modo, la prospettiva di una riflessione, originale e feconda, in grado di misurarsi con le grandi sfide della Chiesa nell'era della globalizzazione. Il testo ha potuto giovarsi, nella sua ricostruzione, di quattro interviste concesse dal Pontefice attraverso file audio.
La riflessione di Luigi Giussani (1922-2005) appare un contributo di grande rilievo in seno al pensiero cattolico contemporaneo. La lezione tomista, assimilata nel Seminario teologico di Venegono, viene ripensata dall'autore in chiave esistenziale alla luce di un'esperienza educativa unica, senza analogie nell'Italia del '900. Il risultato è, da un lato, la nozione di senso religioso, per la quale la verità deve, modernamente, passare attraverso la libertà, e dall'altro, quella di incontro come modalità fondamentale con cui l'Essere si manifesta. Al centro vi è la categoria originale di esperienza, verifica della corrispondenza tra l'io, nelle sue esigenze naturali fondamentali, e la realtà. Giussani delinea, in tal modo, un percorso che va al di là della tradizionale opposizione tra agostinismo e neotomismo e, nella Chiesa post-conciliare, tra modernisti e tradizionalisti. Il fine è quello di pervenire a Dio come un "Tu" esistente in Gesù Cristo, incontrato "fattualmente" nella storia. Lo può fare perché la nozione di "conoscenza amorosa", nella relazione io-tu, consente di pensare l'esperienza del vero in direzione di un pensiero "immaginativo", concreto. Il volume mette a fuoco nodi e momenti essenziali del pensiero giussaniano ponendolo a confronto sia con i suoi critici (Benvenuto, Barcellona, Severino, de Mattei) che con la questione dell'integrismo, cruciale per delineare il rapporto tra cristianesimo e libertà moderne.
Gli anni del pontificato di Benedetto XVI (2005-2013) coincidono con la crisi mondiale del modello che segue al post-'89, la caduta del Muro di Berlino. Crisi della globalizzazione e dei suoi miti, a partire dal crack finanziario del 2008; crisi dell'occidentalismo teocon, naufragato nel bagno di sangue dell'Iraq; crisi della politica mediatica, senza partiti; crisi della Chiesa, travolta dagli scandali e dai giochi di potere. Un mondo senza legami è il risultato dei processi etico-politico-religiosi degli ultimi decenni. È il trionfo della "società del vuoto" (Lipovetsky), in cui virtuale e reale si confondono e l'individualismo trionfa. Ad esso il pontificato di Benedetto ha indicato un nuovo inizio, oltre il nichilismo e il manicheismo, a partire da un rinnovato incontro tra cristianesimo e modernità.
Dopo il crollo delle "Twin Towers" a New York, l'11 settembre 2001, il "ritorno della religione" sulla scena mondiale ha coinciso con un conflitto teologico-politico che non si è ancora spento. Dall'avanzata dei settori radicali dell'Islam, alla reazione teocon, ai settori ultraortodossi in Israele, all'induismo nazionalista, il vento del "Dio degli eserciti" è chiamato ad alimentare il fuoco di identità antagoniste. Lo "scontro di civiltà" diviene uno scontro "teologico-politico". La critica all'integralismo trova il suo modello originario nel cristianesimo il quale, con il Concilio Vaticano II, riattualizza l'antico paradigma paleocristiano culminante nella "Città di Dio" di Agostino.