Il volume nasce come catalogo di una mostra organizzata per la XXXIV edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini. E' legato alla mostra omonima itinerante, che sarà riallestita in varie città italiane.
L'autrice, ragazza lei stessa, riesce a dare volto e cuore ai suoi coetanei schizzandone, velocemente, tratti e fisionomie in un racconto che si muove a metà strada tra fantasia e realtà. Il ladro di ombre è una spy story calata in un'atmosfera decisamente surreale, nella quale l'incrocio tra immaginazione e realtà è oggetto di continue sorprese. L'idea di fondo - il furto delle "ombre" da parte di Roby Pérez, il campione sportivo che deve in qualche modo mantenere la famiglia - rivela il "mondo" di Veronica: la scuola, gli amici, il modo di comunicare dei ragazzi d'oggi, la passione per il calcio, vitale in Argentina. Età di lettura: da 11 anni.
«Il gran teatro della via Crucis ha strappato parole di bocca a tanti poeti. Dal teatro montano del Sacro Monte di Varallo, sopra Varese, che fece scrivere Testori, alle sculture in Brasile dell'Aleijadinho che Ungaretti chiamava il Michelangelo della Minas Gerais. E ora arriva "Nennella" la serva, e arrivano le altre voci, le imprecazioni, gli sconforti che Angiuli porta in scena, in un lessico arcaico e presentissimo, in una lingua locale e universale per la spezia di dolore e invenzione da cui è segnata» (dalla Prefazione di Davide Rondoni). Una sacra rappresentazione "terraterra", mistica e popolare, che in 14 stazioni inscena il punto di vista di uno spettatore occasionale - uno qualunque, di passaggio -, ma capace di guardare con cuore e occhi spalancati alla passione di un Innocente. Uno sguardo inedito, sincero e intenso, condiviso dalle tavole (sempre 14) di un disegnatore compenetrato nello stesso, emozionato, rustico punto di vista del poeta Lino Angiuli
Petrarca non è stato solo il poeta di Laura, il letterato che ha dato un indirizzo imperituro alla lirica nei secoli. Egli è stato molto altro: un colto pensatore politico, un precursore in campo linguistico, un pioniere nella ripresa umanistica del genere dialogico. Ancora, uno dei grandi lumi dell’Europa moderna, che ha saputo osservare dall’alto i confini delle discipline e delle nazioni. Colui, infine, che con la sua autorevolezza e molteplicità di interessi, con la sua forse ingenua ma sincera vocazione per la pace, aprì le porte della riflessione moderna su questo tema.
Un tema che è oggetto, ora, di una pubblicazione, Petrarca, l’Italia, l’Europa, a cura di Elisa Tinelli (edizioni di pagina, pp. 448, euro 21), che raccoglie gli Atti del Convegno di studi (Bari, 20-22 maggio 2015), con interventi di: A. Andreoni, A. Antonazzo, G. Baldassarri, G. Bonifacino, D. Canfora, G. Cascio, S. Castellaneta, C. Cavallini, L. Chines, C. Consiglio, C. Corfiati, G. Dell’Aquila, G. Distaso, L. Geri, R. Girardi, P. Guaragnella, M.D. Limongelli, F.S. Minervini, L. Mitarotondo, M. Mongelli, J.-L. Nardone, R. Palmieri, G. Perucchi, A. Quondam, I. Ravasini, R. Ruggiero, S. Rutigliano, P. Salwa, B. Sasse, G. Scianatico, M. Sciancalepore, P. Sisto, F. Tateo, E. Tinelli, S. Valerio, P. Vecchi Galli, P. Vescovo, P. Viti.
L’unità degli studi e delle prospettive, l’ammirazione per l’antico e il gusto per la modernità, fatta di recupero e al tempo stesso di rinnovamento, di rigore filologico e di varietà linguistica e disciplinare: questo il lascito maggiore dell’umanista aretino, ciò su cui si cerca qui di gettare qualche luce, con contributi dedicati alla fortuna italiana ed europea – non univoca e costante, ma comunque straordinaria – di Petrarca attraverso i secoli, a partire già dai suoi tempi e dall’età, l’Umanesimo, che più di altre riconobbe in lui un autentico maestro di studi, per giungere all’epoca del trionfo della letteratura volgare e, infine, ai giorni nostri.
Quella del commentatore e teologo bizantino Eustrazio di Nicea (ca. 1050-1120) è una figura affascinante e misteriosa al tempo stesso. Assai apprezzato nel Medioevo latino per i suoi commenti all'Etica Nicomachea di Aristotele, Eustrazio è un autore ancora poco noto ai bizantinisti e in generale ai medievisti in virtù di una biografia a tratti oscura e per l'assenza di studi specifici sulla vita e sulla sua opera. Questo volume intende colmare tale lacuna ricostruendo in maniera precisa e dettagliata i dati relativi alla vita di Eustrazio e analizzandone per la prima volta l'opera filosofica nel suo complesso. Il ritratto che emerge da questo studio è quello di un appassionato lettore dell'opera del neoplatonico Proclo. Tuttavia, in Eustrazio i testi di Proclo si trovano ad essere riletti in maniera intrigante attraverso il filtro della letteratura monastica bizantina. Eustrazio ci impone dunque di rivedere le griglie tradizionali con cui si è soliti leggere la storia della cultura e della società bizantina di questo periodo. Da un lato, i toni ascetici nell'opera del metropolita di Nicea lo allontanano non di poco dal modello di intellettuale delineato da Michele Psello nel secolo XI; dall'altro, l'incontenibile predilezione per il neoplatonico Proclo che emerge nei commenti filosofici di questo autore lo rende assai particolare, se non unico, nel panorama degli autori ecclesiastici di questo stesso periodo.
Nel febbraio 2015 si è tenuto a Mantova un convegno internazionale per ricordare e rendere omaggio a Umberto Artioli, un evento che in primis ha voluto tener presente quel suo intento umanistico di restituire alla sua città un ruolo di centro di elaborazione culturale e rappresentativa in senso lato attuato con l'ideazione e promozione della Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo, oggi a lui intitolata. Prendendo spunto dal lavoro di ricerca realizzato in più di sedici anni di attività scientifica si è deciso di approfondire lo studio di tutte quelle figure, spesso minori o sconosciute, che hanno concorso alla concezione e alla realizzazione delle attività spettacolari patrocinate dai Gonzaga dal 1480 al 1630. Infatti, una delle più affascinanti peculiarità dello spettacolo rinascimentale è stata quella di riunire gli esperti più abili di arti diverse e, in un certo senso, di obbligarli a lavorare insieme per la realizzazione di un evento unico e irripetibile. Allo stesso modo abbiamo idealmente voluto riprodurre quel clima tra i relatori che sono stati chiamati a offrire il loro contributo, coinvolgendo esperti di vari ambiti di ricerca, dalle discipline dello spettacolo, alla musica, l'arte, l'architettura, la letteratura, la storia. Ne è nato un percorso particolarmente ricco e variegato di cui questi Atti offrono uno spaccato fedele.
In questa nuova autorevole biografia di san Francesco (pubblicata negli USA dalla Cornell University Press, nel 2012), lo studioso domenicano Augustine Thompson è andato alla ricerca del cosiddetto Francesco della storia, al netto delle leggende agiografiche e delle interpretazioni teologiche o culturali. Sul modello della Jesus quest, anche questa Francis quest parte sfatando preliminarmente una serie di tipiche ricostruzioni della figura del Santo che lo arruolano in questa o quella temperie culturale o sociologica: dal Francesco ecologista, romantico, mistico della natura e degli animali, hippie, pacifista o femminista di tante rivisitazioni moderne (cattoliche o laiche) alle interpretazioni teologiche che si sono stratificate - nell'Ordine francescano e fuori - intorno alla biografia storica del Santo. Il proposito di Thompson è stato quello di scarnificare la tradizione delle fonti biografiche francescane per ritrovare il nucleo dei fatti che la critica storica più raffinata può ragionevolmente attribuire alla vita di san Francesco. Quella di Thompson è pertanto una biografia storica e filologica, che porta a compimento in maniera originale il programma iniziato e mai completato da Raoul Manselli con il suo noto San Francesco d'Assisi del 1982. L'opera non si rivolge esclusivamente agli storici, anzi. Si tratta di un'opera leggibile da chiunque abbia un interesse non superficiale alla figura di Francesco, che mette in luce anche la sua dimensione spirituale.
Nel 1782 vedeva la luce a Venezia un libro, la "Filocalia", risultato della collaborazione tra il monaco dell'Athos Nicodemo e il vescovo Macario di Corinto. Questo imponente volume ebbe un potente influsso nel secolo successivo in Russia e poi da lì nella diaspora ortodossa, in Grecia e Romania e in Occidente. La raccolta è diventata anche, nella prima metà del XX secolo, la base materiale e documentaria delle ricerche degli studiosi di Oriente cristiano e di Bisanzio. La Filocalia è diventata così una sorta di canone, giungendo a rappresentare agli occhi dei più l'insieme della letteratura spirituale di Bisanzio. Una parte del presente volume è dedicata ai precedenti manoscritti e alla preistoria di questa raccolta. L'edizione dei "Capitoli" di Teognosto (XIII secolo) è parallela a questa indagine. Un'altra sezione è consacrata al trattato di Cirillo Manasse (XIV secolo), sino a oggi sconosciuto, ma importante per lo sviluppo storico della mistica bizantina.
Diversamente dalle altre aree del mondo nelle quali si trovarono a operare, i missionari della Compagnia di Gesù dovettero misurarsi in Giappone con l’ostilità di una buona parte dell’aristocrazia, che si riteneva depositaria di una civiltà superiore, e della casta dei Bonzi, che vedeva i propri privilegi minacciati dal pericolo di una nuova religione. Tali difficoltà di insediamento, unitamente al problema della lingua, misero a dura prova le capacità inventive e il processo di adattamento al territorio. Il risultato fu, nelle arti sceniche, una lenta ma progressiva evoluzione di tecniche di rappresentazione, il più delle volte inedite e originali, che non mancarono di utilizzare forme espressive topiche, approdando in qualche caso a veri e propri sincretismi che riguardarono anche il teatro Nō. Ambientato fondamentalmente nel clima della cerimonialità festiva del Natale e della Settimana Santa, il percorso evangelizzatore dei gesuiti consentì in questo modo per la prima volta, anche nei campi della musica, della danza e del teatro, l’incontro fra la cultura occidentale e quella giapponese, determinando contaminazioni che attendono di essere riconosciute nel panorama internazionale della storiografia dello spettacolo.
Nella Parigi dell'Ottocento, avvertiva Frédéric de Reiffenberg, gli uomini di merito firmavano molti più libri di quanti ne scrivessero. Il caso della prima traduzione integrale in lingua moderna della Biblioteca di Fozio ne è una conferma esemplare. Portata a termine da Jean-Baptiste Constantin sotto il patrocinio del marchese Fortia d'Urban, essa fu annunciata ufficialmente nel 1831, ma non fu mai pubblicata. I manoscritti di Constantin passarono di mano in mano e furono variamente messi a frutto, sempre tacendosi il nome del primo autore. Dopo quasi due secoli, la presente edizione rende giustizia all'opera e al traduttore, ricostruendo i capitoli di questo giallo editoriale e pubblicando per la prima volta l'ampia trattazione su Fozio e sulla Biblioteca che Constantin premise al suo lavoro.