Se il pensiero di Cornelio Fabro gode di ampia notorietà per i fondamentali contributi sul problema dell'essere e della conoscenza, sulla libertà e sull'ateismo, nonché per gli studi su Tommaso e su Kierkegaard, non altrettanto si può dire per i temi giuridico-politici. Nondimeno sotto questo versante la ricerca vede emergere una messe di testi di notevole interesse. Vi si palesa un itinerario sensibile alla proiezione civile della filosofia ed attento alle questioni di più viva attualità, dove si prolunga la consapevolezza dell'indagine filosofica come questione del fondamento e del compimento. Questo libro, mediante un'analisi che attraversa l'intero arco degli scritti fabriani, ne pone a tema organicamente gli sviluppi filosofici in campo giuridico-politico. Vi emerge un impegno teoretico autenticamente libero, tale da offrire sollecitazioni intellettuali senza confini. Come questione della razionalità della responsabilità e della responsabilità della razionalità.
L'attuale contemporaneità è caratterizzata dalla persistente e pervasiva messa in discussione dei costitutivi antropologici fondamentali. La "grammatica" dell'umano, che, strutturalmente, si dà nell'identità differente del maschile e del femminile, viene continuamente disarticolata dal diffondersi delle teorie del gender che determina lo stravolgimento del proprium dell'umano. Il presente lavoro, intendendo offrire coordinate per ritessere il tessuto antropologico ed etico nella contemporaneità, opera una ripresa e un approfondimento del tema con lo scopo di riproporre la "normatività" autentica della "grammatica" dell'umano, la quale, fondata sulla significazione della differenza del maschile e del femminile, individua nella reciprocità la dimensione antropoetica fondamentale del costituirsi e relazionarsi umano.
Un volume che non è solo un'antologia di testi selezionati dagli articoli, dalle conferenze, dalle omelie, dalle lettere pastorali di Giovanni Battista Montini - Paolo VI, ma una vera e propria ricostruzione della sua riflessione che, attraverso la filosofia, la teologia e la mistica, si estende sui diversi campi del sapere, dai problemi morali a quelli politici ed economici, da quelli della ricerca scientifica a quelli della meditazione religiosa. La raccolta segue l'ordine cronologico dei testi di Montini: parte dai primi scritti, al tempo del suo servizio come Assistente ecclesiastico nazionale della Fuci, quando raccomanda ai giovani di avere fiducia nella ragione illuminata dalla fede per resistere di fronte all'idealismo, che risolve tutto nel pensiero, e allo scetticismo, che nega la possibilità di conoscere la verità. Passa, poi, al periodo dell'episcopato milanese, analizzando nelle Lettere pastorali lo strutturarsi della coscienza morale nelle sue diverse fasi. E si conclude con il periodo pontificio, quando con la lettera Lumen Ecclesiae (1974) presenta il tomismo come un "realismo critico" in grado di raccordare l'oggettività del sapere affermata dalla filosofia antica e medioevale con la soggettività del conoscere sottolineata dalla filosofia moderna e contemporanea. Montini non è uno storico della filosofia, ma nei suoi studi e nel suo insegnamento trovano un posto adeguato Platone, Aristotele, san Paolo, sant'Ambrogio, sant'Agostino, san Tommaso, Cartesio...
Ogni capitolo di questo libro può anche essere letto come un saggio, autonomo rispetto ai capitoli che lo precedono. Infatti, gli autori non intendono compiere una sistematica riflessione sulla scienza dal punto di vista filosofico, ma riflettere sul proprio lungo percorso di ricercatori confrontandosi con quanto vissuto e raccontato da alcuni illustri scienziati che li hanno preceduti. Con essi, infatti, sentono di aver condiviso un'esperienza, quella della ricerca scientifica, che è caratterizzata da fatiche, da momenti di dubbio e di incertezza, dalla continua scoperta dei limiti della ragione umana, ma anche da appaganti momenti di entusiasmo che è bello vivere e comunicare, soprattutto a chi si dispone ad iniziare questo stesso cammino.
In questo numero il pensiero giuridico di Dario Composta.
Il volume mette a fuoco, da diverse angolature, la qualità e lo spessore dell'estetica di Maritain quale parte fondativa del suo pensiero filosofico sia in specifici approfondimenti, sia nella dimensione trasversale di sintesi e di relazione con la contemporaneità, evidenziandone l'riginalità. Se da una parte, infatti, si ha modo di ripercorrere la costruzione estetica che Maritain muove sulle poderose tracce di san Tommaso, dall'altra ci si rende subito conto quanto, in tale costruzione, sia a tema non una pura teoria ma piuttosto la vitalità di quel pensiero e il modo per raggiungerlo, in un continuo confronto con il contemporaneo, con il presente, ma soprattutto con l'esperienza degli artisti.
Dedicare un volume all'analisi del bene comune potrebbe oggi sembrare un'operazione ridondante e, per certi versi, persino inutile, vi- sto il continuo rimbalzare di articoli, interventi e riferimenti a questo tema pressoché in ogni ambito. Ma forse questa è la migliore ragione per fermarsi un attimo e provare a mettere ordine nella ridda incessante di voci e opinioni in materia. Che cos'è veramente il bene comune? È qualcosa di più di uno slogan, di un concetto preconfezionato buono per qualsiasi discorso dal sapore vagamente etico o socio-politico? Il volume intende rispondere a questi interrogativi, prendendo le mosse da quella tradizione filosofica che ha saputo cogliere il legame stretto tra bene comune e dignità della persona umana.
«Il testo che qui presentiamo, che esce per la prima volta in traduzione italiana a più di settant’anni dalla sua edizione originale (É. Gilson, Réalisme thomiste et critique de la connaissance, Vrin, Paris 1939), va inquadrato nel dibattito che, sul finire degli anni Trenta, coinvolse Gilson e alcuni illustri esponenti dell’Università di Lovanio, fondata dal cardinal Mercier. Tra essi, oltre a Mercier, J. Maréchal, B. Picard, L. Nöel, M.-D. Roland-Gosselin, p. P. Descoqs. La questione controversa riguardava la legittimità del “realismo critico”, cioè dell’incontro tra Tommaso e Cartesio e/o Kant, proposto, in sede conoscitiva, dai tomisti sopra indicati. Una legittimità che Gilson non era disposto a riconoscere e che susciterà un dibattito molto acceso sulla natura della gnoseologia tomista, sulla sua differenza o sulla sua possibile convergenza con l’impostazione critica moderna».
Dall’introduzione di Massimo Borghesi
Étienne Gilson (Parigi 1884 - Cravant 1978), storico del pensiero medievale e studioso di fama mondiale, è stato professore alla Sorbona, al Collège de France, al Pontifical Institute of Medieval Studies di Toronto. È autore di opere fondamentali dedicate al pensiero di Sant’Agostino, San Tommaso, San Bonaventura, Duns Scoto.