Contemplando la "morte del Giusto" narrata negli apocrifi, si può comprendere cosa voglia dire "ben morire" e cosa s'intenda per "dignità nel morire". La morte di San Giuseppe è maestra del prendersi cura degli agonizzanti e dei morenti, e della vita che volge al termine. L'autore suggerisce una riconsiderazione della figura del santo nella vita della Chiesa, partendo dalla genesi della pia devozione al "Patrono della Buona Morte" fino ad arrivare agli ultimi approfondimenti bioetici e pastorali sul fine vita.
Il testo, attingendo ai vangeli dell'infanzia di Matteo e Luca, nonché alla Lettera apostolica "Patris Corde" di papa Francesco, cerca di "dare voce" al personaggio più silenzioso e discreto del vangelo, nonostante la sua altissima missione di essere posto a custodia del Figlio di Dio: Giuseppe di Nazareth, "uomo giusto", un giovane che sogna il futuro realizzato nel lavoro di carpentiere, affiancato dalla sua donna, Myriam. Il progetto di Dio sconvolge i suoi piani e lo mette in atteggiamento di faticosa ricerca e discernimento, con i relativi dubbi e interrogativi che sorgono nel suo animo. La sua esperienza si gioca su diversi fronti: davanti a Dio, cui vuole essere fedele; davanti a se stesso in quanto uomo; davanti alla sua promessa sposa "trovata" incinta; davanti alla Legge e alla tradizione del suo popolo; davanti a Gesù di Nazareth, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo; e non ultimo davanti alla storia dell'umanità, che in Gesù di Nazareth riconosce il suo Messia. Quale sarà la sua scelta?
Due generazioni a confronto su Giuseppe di Nazareth: l'uomo, il padre, lo sposo. Il Patrono della chiesa universale, in questo anno che il pontefice ha voluto a lui dedicare, è anche molto altro in realtà. Vorrebbe comprenderlo un giovane come Giuseppe, che con la penna e il microfono ha sempre interrogato la fede negli aspetti più silenziosi. In queste pagine sarà un pastore a rispondere, un arcivescovo che non avrebbe bisogno di dar voce ad un santo così popolare, se non fosse per riflettere su altre sfaccettature della paternità, in San Giuseppe come in ogni genitore, di oggi e di domani. Mons. Seccia risponde dunque alle provocazioni, ai pensieri, agli interrogativi del giovane conduttore, ma con gli occhi di un padre di anime, dentro e fuori la Chiesa.
San Giuseppe è il più santo dei santi, tanto che san Gregorio nazianzeno (330-390) scrive: "il Signore ha riunito in Giuseppe come nel sole, tutta la luce e lo splendore degli altri santi tutti insieme". I testi apocrifi, raccolti, ci aiutano a comprendere meglio l'ambiente del primo cristianesimo e a collocare la vita di Giuseppe nel contesto della Galilea di I secolo, mettendo in luce l'umanità di un uomo che per volere di Dio è stato chiamato a prendersi cura di suo Figlio. L'apocrifo Storia di Giuseppe falegname del II-III secolo è l'unico scritto che parla della vita e della morte di Giuseppe, una pietra preziosa che arricchisce la corona dell'Incarnazione. In agonia Giuseppe, confortato da Gesù e Maria, fa la sua professione di fede: "O Gesù nazareno, Gesù mio consolatore, Gesù liberatore della mia anima. Gesù mio protettore. Gesù, nome soavissimo sulla mia bocca e su quella di tutti coloro che lo amano. Nella storia della devozione san Giuseppe è invocato come il Patrono della Chiesa universale e protettore dei poveri, esuli, dei padri e degli sposi.
Immaginate di trascorrere qualche ora nella bottega di Giuseppe, che è la sua stessa vita. Il padre putativo di Gesù, sposo di Maria, uomo silenzioso, mite e di preghiera. Scoprirete Nazareth, un luogo che da subito sa di casa e intesserete un dialogo semplice con l'artigiano. Ma tutto ciò è solo il primo passo per continuare a parlare con lui ed essere custoditi nel suo cuore di padre. Con cuore di padre: è così che Giuseppe ama. Contiene la lettera apostolica di Papa Francesco «Patris corde».
Il libro propone un breve itinerario spirituale sul ruolo del padre partendo da San Giuseppe. La gente cerca pastori ma spesso trova mercenari, cerca padri e trova impiegati che non hanno tempo per ascoltare. «Sul tuo, il volto del Padre» è anche la richiesta dei figli al loro papà quando lo vedono rientrare a casa dopo una giornata intensa di lavoro...
Papa Francesco, grande devoto di san Giuseppe, ci ha regalato ricchi insegnamenti dottrinali sulla sua persona e lo ha fatto con il suo stile semplice e immediato. Conoscere la vita di questo eccelso santo attraverso gli insegnamenti di Papa Francesco e del magistero dei suoi predecessori, ci aiuterà ad apprezzare le meraviglie che la Santissima Trinità ha operato nella vita dell'umile, silenzioso e nascosto falegname di Nazareth.
Leggendo questo libro, in cui sono raccolte le varie interpretazioni teologiche della figura e del ruolo di San Giuseppe, succedutesi nel corso dei secoli, usando la chiave di lettura dei “modelli”, il lettore apprezzerà innanzitutto la grandezza inesauribile del santo di Nazareth a cui corrisponde, per contrasto, il silenzio in cui è avvolto nelle Sacre Scritture, quasi per rappresentare un modello di Chiesa che di fronte al mistero della presenza del Signore si pone in atteggiamento di silenzio e di collaborazione. Così il Signore si manifesta in tutta la sua luce e potenza. Esiste una continuità di fondo che lega assieme i vari “modelli” teologici su di lui e che li rende in certo qual modo unitari. Ciò dipende essenzialmente dal ruolo che ha svolto; egli non può essere sostituito da nessun altro per il compito avuto di prendersi cura di Gesù e di proteggere l’integrità di Maria. Alle giovani generazioni va consegnato un ritratto in cui il padre adottivo di Gesù sia presentato come persona forte, responsabile, equilibrata e decisa. In un’epoca di crisi valoriale, come quella che stiamo vivendo, in cui si va perdendo il senso della dimensione spirituale della persona e del suo essere relazionale, a vantaggio di un individualismo eccentrico e referenziale, il padre adottivo di Gesù ci insegna ad essere attenti all’altro, ad affrontare la vita con energia ed equilibrio, a vivere con sapienza.