Introduzioni
Giorgio Cracco, Dal Veneto al mondo: davvero (p. 11-20)
Giovanni Vian, Albino Luciani: dalla memoria alla storia (p. 21-31)
I. Attraverso una vita
Loris Serafini, Preti e modelli di prete nel Bellunese negli «anni di Luciani» (p. 35-52)
Patrizia Luciani, II primo ministero (p. 53-66)
Valentina Ciciliot, L’episcopato di Albino Luciani a Vittorio Veneto (1959-1970) (p. 67-91)
Marcello Malpensa, Il ministero a Vittorio Veneto nelle lettere pastorali (p. 93-119)
Giovanni Vian, L’episcopato veneziano di Albino Luciani (p. 121-167)
Gianni Bernardi, II patriarca Luciani e la formazione, ad sacerdoti (p. 169-182)
Enrico Galavotti, «Solo una specie di famiglia». Albino Luciani e la Conferenza Episcopale Italiana (p. 183-224)
Giorgio Fedalto, Un ecclesiastico veneto tra concilio e post-concilio. Dalle montagne alla laguna (p. 225-239)
II. Temi e problemi aperti
Cosimo Damiano Fonseca, Albino Luciani e la «Chiesa parrocchiale» (p. 243-256)
Fulvio De Giorgi, Le prospettive della catechesi nell’Italia della prima metà del Novecento e l’opera di Albino Luciani (p. 257-295)
Giancarlo Zizola, Luciani e i media (p. 297-310)
Annibale Zambarbieri, Albino Luciani tra «vecchia» e «nuova» teologia. Appunti su una difficile transizione (p. 311-354)
Massimo Faggioli, Per un «centrismo conciliare». Albino Luciani e il conci lio Vaticano II (p. 355-383)
Roberto Morozzo della Rocca, L’orizzonte missionario di Albino Luciani (p. 385-395)
Gianni La Bella, Luciani e la povertà (p. 397-409)
Maurizio Pegrari, La finanza bianca e il vescovo Luciani (p. 411-440)
III. Trentatré giorni
Giorgio Cracco, Modelli di papi e idee sul papato negli scritti di Albino Luciani (p. 443-472)
Philippe Chenaux, Luciani e Montini (p. 473-481)
Alberto Melloni, Luciani e il 1978 (p. 483-490)
Nicla Buonasorte, L’enigma Luciani e il conclave (p. 491-503)
Cesare Alzati, Giovanni Paolo I. Una svolta dedsiva per il pontificato romano di fine Novecento (p. 505-508)
Federico Ruozzi, «Un papa più mostrato che dato?». Albino Luciani e le fonti televisive (p. 509-560)
Testimonianza
Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia (p. 563-570)
Strumenti
Scheda biografica di Albino Luciani (p. 573)
Notizie sugli autori (p. 575-579)
Tavola delle abbreviazioni (p. 581-582)
Indice dei nomi, a cura di Franco Scarmoncin (p. 583-599)
Tra il 1198 e il 1304 la curia pontificia fu assente da Roma per circa il 60 per cento del tempo. I motivi di questa mobilità erano vari: sfuggire ai fastidi del clima estivo dell’Urbe, rafforzare l’autorità temporale nelle città dello Stato della Chiesa, schivare spinosi contrasti politici con le potenti famiglie romane. Il fenomeno non era sconosciuto in precedenza, ma nel corso del Duecento diventò sistematico, e risale alla metà del secolo la formula ubi papa ibi Roma: ovunque si trovi fisicamente il papa, lì è la sede apostolica. Il trasferimento della corte papale coinvolgeva centinaia di persone – cardinali, stretti collaboratori del pontefice, organi dell’amministrazione centrale, addetti agli uffici economici – e comportava la necessità di reperire spazi adeguati a ospitare un seguito di tali dimensioni e complessità.
Partendo da questa consuetudine, il libro studia l’architettura dei palazzi papali duecenteschi, ossia degli edifici costruiti appositamente per il pontefice (e non occasionalmente messi a sua disposizione per un soggiorno) secondo il principale significato che nel Medioevo era attribuito al termine palatium: sede dell’autorità sovrana dotata di carattere di rappresentanza e quindi, dal punto di vista architettonico, espressione visiva del potere in essa ospitato.
La ricerca analizza i complessi romani del Laterano e quello del Vaticano, la cui costruzione iniziò nel primo Duecento per volontà di Innocenzo III, e si indirizza poi sui palazzi costruiti extra Urbem. Furono almeno diciannove i comuni interessati dagli spostamenti duecenteschi, scelti soprattutto in base alle condizioni vantaggiose che vi si potevano trovare: la facilità di approvvigionamento, il clima favorevole e, non ultima, la posizione strategica. Ma sono Viterbo, Anagni, Orvieto, Perugia e Rieti quelli in cui il soggiorno fu più lungo e proprio qui (con l’eccezione di Perugia) è presente un palazzo papale. Il libro offre un lavoro di sintesi su questi edifici – finora studiati solo in opere monografiche o specialistiche – esaminandone le vicende costruttive, l’organizzazione spaziale e funzionale, le trasformazioni e i restauri di epoca successiva.