Dal VII al XIX secolo il libro manoscritto in caratteri arabi ha diffuso il sapere in lingue e culture diverse - dall'Atlantico al Mar della Cina, da Zanzibar alle rive del Volga - con straordinaria efficacia e continuità. Una sterminata produzione di cui finora solo una piccola parte è emersa, studiata, catalogata. Come 'guardare' un codice in caratteri arabi? Come vagliare dall'insieme al dettaglio il testimone di una cultura materiale e di una produzione intellettuale così multiforme? Come erano codificate le grafie, la disposizione del testo, le ornamentazioni? Per chi e come lavorava un copista del mondo arabo-islamico? Come si fabbricava e si preparava la carta? Un volume destinato non solo a codicologi e orientalisti, ma anche ai lettori interessati a conoscere e capire il valore del libro nel mondo mediorientale e le sue trasformazioni tra le mani dell'uomo. L'analisi chiara e rigorosa arricchita di schemi, tavole, immagini inedite - guida il lettore a riconoscere gli elementi costitutivi del libro arabo-islamico e a inquadrarne l'ambiente e l'epoca di produzione senza trascurarne l'aspetto grafico e visivo.
Indagare sui copisti, questi oscuri e spesso trascurati personaggi pure tanto invocati dagli studi sulla tradizione manoscritta dei testi, è l'oggetto principale di questo libro. Il punto di vista scelto è quello della Roma quattrocentesca, una realtà sfuggente perché in pieno divenire, travagliata dai mutamenti che l'avrebbero vista, nell'arco di un secolo, passare da piccolo comune in balia di riottose famiglie nobiliari e di "bovattieri" a rinnovata sede del Papato e a città rinascimentale.
Proseguendo la ricerca iniziata nel primo volume di "Il libro nel Rinascimento" (1994, 2ª ed. 1997), in questo secondo volume accanto alle caratteristiche "materiali" del libro rinascimentale l'analisi affronta anche gli aspetti "sociali" della rivoluzionaria introduzione della stampa: il lavoro quotidiano delle officine tipografiche (le correzioni di una bozza di un Salterio, fortunosamente ritrovata), la committenza (dagli statuti cittadini alle prime edizioni della Divina Commedia), il nuovo rapporto tra testo e immagine.
Questo saggio si propone di dimostrare, coerentemente con i principi fondamentali della bibliografia medievale, che il paratesto (a cominciare da titoli e colophon) deve essere considerato come testimone dei dati identificativi di un'opera e registrato nei cataloghi di manoscritti e nei repertori bibliografici. Ampio spazio è dedicato agli inventari delle biblioteche medievali e agli elementi che permettono di riconoscere un testo, come il nome dell'autore, il titolo e l'incipit. Il volume è concluso da un esaustivo panorama degli strumenti a disposizione degli studiosi di letteratura mediolatina e in genere di quanti, a cominciare dai redattori di cataloghi, hanno professionalmente a che fare con i manoscritti medievali.