Sulla scena della storia, e soprattutto in questo nostro tempo disincantato e disorientato, sono tanti i momenti di buio che fanno parlare di morte di Dio, di silenzio divino, di notte della fede. Auschwitz, Hiroshima, i gulag, il terrorismo, la pandemia, ma anche l'esperienza dei dolori personali, l'angoscia del vivere quando il caos e l'assurdità sembrano avere la prima e l'ultima parola: tutto questo può portare a concludere che Dio sia lontano, nascosto. O che non esista. E, d'altra parte, le certezze delle routines spirituali, la verità rigida dei fondamentalismi, ma anche l'entusiasmo di una fede troppo facile finiscono per sfociare in una chiusura che impedisce di assaporare un vero incontro con Dio e con gli altri che lo cercano magari senza esserne consapevoli. Di fronte a questo stallo oggi più che mai evidente, Tomás Halík torna a invitarci a un cambio di prospettiva. Dio è mistero, e sia l'ateismo sia la fede intransigente mostrano l'impazienza di risolverlo. Troppa impazienza. Perché di fronte a un mistero occorre soffermarsi sulla soglia, serbarlo nel cuore come Maria nel Vangelo, attraversare il deserto e l'oscurità come Israele nell'esodo. Occorre avere «pazienza con Dio», che ci viene incontro nell'attesa, perché Lui per primo è paziente con noi, crede in noi. È qui che Halík ci parla di Zaccheo, il piccolo pubblicano che cerca confusamente Gesù ed è sorpreso dalla fiducia del Signore che lo chiama per nome e si invita alla sua tavola. E ci chiede di riconoscere gli Zacchei di oggi, quei 'cercatori' non credenti o credenti in un modo diverso che come noi sono in viaggio, qualcosa li attira, accanto a loro passa qualcosa di fondamentale. Forse dimostreremo allora la vicinanza di Dio cercando insieme a chi cerca, interrogandoci insieme a chi domanda, facendo di questi Zacchei i nostri prossimi. Uscendo dalle porte chiuse delle nostre certezze per andare insieme dove Dio ci precede e ci aspetta.
Il problema di Dio costituisce uno dei temi centrali dell'intera speculazione metafisica del filosofo roveretano. Le ricerche afferenti le problematiche metafisico-teologiche, dagli anni giovanili sino alla maturità del capolavoro della Teosofia, rivelano la genialità di un pensatore che ha saputo esprimersi sistematicamente attraverso uno stile patristico e moderno al tempo stesso. Rosmini, infatti, propone un autentico 'rinnovamento nella tradizione' del pensiero cristiano, in pieno dialogo con la modernità, i cui precedenti storici e teoretici trovano conferma nella speculazione di sant'Agostino e san Tommaso. Lo sviluppo del pensiero giovanile rosminiano, in relazione al problema di Dio, ci pone di fronte all'esigenza fondamentale di una Teologia naturale, perfettamente inquadrata nel contesto di una rinnovata filosofia cristiana, la quale occupa un posto rilevante nel 'sistema della verità'. Seguendo il solco tracciato da Rosmini scopriremo che solo un'Ontologia aperta alla trascendenza, che detiene pure una funzione propedeutica per poter accedere a una compiuta Teologia naturale, permetterà di comprendere a fondo le dimostrazioni dell'esistenza di Dio e dei Suoi attributi, alla luce di un sistema 'ontoprismatico' aperto alla Verità.
Partendo da uno studio del ruolo metaforico dell'architettura nel giudaismo ellenistico De Luca analizza le principali tematiche filosofiche che emergono dall'immagine del Dio architetto descritto da Filone. Prefazione David T. Runia.
Parlare d'amore oggi è fin troppo facile. La parola è abusata fino al logoramento, e per lo più risuona nel suo significato 'romantico': il sentimento di fusione con l'essere amato, l'appagamento di un desiderio di realizzazione che, a ben vedere, rimanda infine all'atteggiamento narcisistico sempre più diffuso. Si può superare questa accezione emotiva e superficiale dell'amore e parlarne da un'altra prospettiva? E si può, partendo da un'esperienza più autentica di amore umano, rivelare un nuovo e più profondo significato della parola Dio? Tomás Halík ne è convinto e si dedica all'impresa in questo saggio acuto, di godibilissima scrittura, ricco di riferimenti letterari e filosofi-ci, aperto ai fermenti più vivi della cultura laica. E incontra subito sant'Agostino, cui è attribuita la frase che ha scelto come titolo: Amo: volo ut sis, «Amo: voglio che tu sia». Perfetta sintesi, egli dice, del vero significato della parola amore, in controtendenza rispetto al sentire comune: facendo propria questa frase, l'io non si limita a prendere coscienza dell'esistenza dell'altro, ma la accoglie come componente fondamentale che arricchisce la sua vita, che impedisce al suo mondo di diventare terribilmente vuoto e grigio. Il vero amore umano chiede dunque di cambiare prospettiva, di avere il coraggio di dimentica-re se stessi in forza degli altri. Proprio per questo l'amore è un tema profondamente religioso, capace allo stesso tempo di parlare alle coscienze odierne per le quali il discorso cristiano suona come una lingua sconosciuta o dimenticata da tempo. Perché il Dio amore, lungi dall'essere il Dio banale stigmatizzato da Nietzsche, è un Dio che invita tutti, credenti e non credenti - 'residenti' e 'cercatori', come preferisce definirli Halík - alla magnifica danza dell'amore «in cui si fondono cielo e terra, grazia e natura, divino e umano, la Trinità divina e le tre virtù attraverso le quali entriamo danzando nell'eternità».
L'indagine sull'origine, sulla natura e sulle funzioni del logos dell'uomo nei primi autori cristiani, in relazione alla cultura classica e tardo-antica, è fondamentale per comprendere l'antropologia e la teologia su cui si fonda la tradizione occidentale. Questo volume raccoglie gli interventi del Convegno "Il Logos di Dio e il logos dell'uomo. Concezioni antropologiche nel mondo antico e riflessi contemporanei" svoltosi presso l'Alma Mater Studiorum Università di Bologna (14-15 novembre 2012). Esso si pone in continuità con gli studi pubblicati in questa stessa collana nel volume "Dal logos dei Greci e dei Romani al Logos di Dio". Ricordando Marta Sordi, a cura di R. Radice e A. Valvo (2011). Il tema della ragione interpella l'uomo contemporaneo che affronta comunque la domanda sull'io. Le questioni inerenti alla ricerca di senso, all'esistenza della verità e della norma, e quindi alla formulazione di un giudizio etico, hanno, nel pensiero cristiano delle origini in rapporto con il giudaismo e con istanze ellenistiche, un fondamento ontologico. È necessaria una verifica nell'attuale contesto. E sull'identità umana integrale, alla luce della memoria storica, di conseguenza, assumono modalità significative anche il dialogo interculturale e la ricerca scientifica.