Come può un piccolo pastore con passione per la musica diventare re? Questo è il mistero che scopriremo lentamente leggendo questo testo. Forse ci aspetteremmo che Dio scelga per il suo popolo un re diverso, un guerriero forte e valoroso che sia d'esempio al popolo e lo guidi senza distrazioni! No. Dio sceglie un piccolo giovane pastore, scartato da tutti, anzi neanche preso in considerazione in un primo momento, il più piccolo tra i fratelli. «Dopo aver rimosso (Saul) dal regno, Dio suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse" (Sal 89,21), "uomo secondo il mio cuore" (1 Sam 13,14); "egli adempirà tutti i miei voleri"» (At 13,22). Ma perché Davide è stato definito re secondo il cuore di Dio? Eppure Davide non è solo un uomo che prega Dio, suona e loda il Signore, che sconfigge il gigante Golia, ma anche un peccatore capace di ravvedersi del suo peccato. Egli è secondo il cuore di Dio, perché nonostante tutte le vicende che vivrà rimarrà piccolo, pastore, pronto ad aver cura di chi gli è stato affidato, sarà un uomo in ascolto di Dio, capace di pentimento e di perdono. Con questa storia così bella e accattivante siamo chiamati a confrontarci e a provare a rileggere se la nostra vita è secondo il cuore di Dio.
Con un gesto profetico, in pieno Anno Santo del 1975, Paolo VI lanciò il seme di redenzione della Esortazione apostolica "Gaudete in Domino", sulla gioia cristiana. Suscitò stupore che un Papa anziano avesse sentito la felice necessità interiore di indirizzare una specie di inno alla gioia divina, per suscitare una eco nel mondo intero e anzitutto nella Chiesa. Questo fa capire che Paolo VI possedeva il segreto della vera gioia cristiana, radicata nella fede e nella speranza. Per Paolo VI la vita cristiana non può essere senza gioia. Se la vita cristiana comprende la Croce, la rinuncia, la mortificazione, il pentimento, il dolore, il sacrificio, pure non è mai priva di un conforto, di una consolazione, di una gioia interiore, che non mancano mai quando le nostre anime so-no in grazia di Dio. Sì, noi cristiani dobbiamo sentirci felici. La salvezza che Cristo ci ha meritato, e con essa la luce sui più ardui problemi della nostra esistenza, ci autorizzano a guardare ogni cosa con ottimismo. Per questo si è voluto riproporre il testo profeti-co di Paolo VI sulla gioia. Perché dalla meditazione di queste pagine sappiamo riscoprire le ragioni della bontà di Dio in ogni avvenimento, in ogni quadro della storia e dell'esperienza.
Alberto Marvelli (1918-1946) è un giovane santo in giacca e cravatta. Una esemplare figura di laico cattolico. Una proposta di spiritualità per l'uomo d'oggi, quella laicale e cioè incarnata nel tempo e nella storia, capace di condivisione, di discernimento della testimonianza di un amore che Dio ci ha donato e che vuole rinnovare la mente ed il cuore delle persone, che vuole rinnovare la storia. Alberto visse con grande impegno la propria fede, alimentandola con un'intensa vita di preghiera e testimoniandola nell'impegno dei propri doveri quotidiani di studio e di lavoro, nella Chiesa, nella società, nella carità verso i poveri. L'opuscolo vuole rendere un servizio al discernimento vocazionale attraverso le parole di Alberto Marvelli, un giovane per i giovani. Il cammino verso il Sinodo dei Giovani del 2018 continua a farci riflettere su chi siano i giovani nella Chiesa e nel mondo, e invita loro a inventare e immaginare se stessi, con il corag-gio di affrontare il futuro perché in un mondo che cambia bisogna rischiare.
L'Istituto Internazionale di ricerca sul Volto di Cristo, costituito per iniziativa del Cardinale Fiorenzo Angelini e della Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, promuove ogni anno un congresso internazionale di studi sul Volto Santo. Tema del XVIII congresso del settembre 2014 era: "Il Volto di Cristo nelle opere di misericordia". Questo volume presenta il testo - ampliato e arricchito di numerosi autografi inediti - della conferenza affidata a Leonardo Sapienza su "Le opere di misericordia in Paolo VI". Un contributo per una maggiore conoscenza di Papa Montini, in occasione della sua Beatificazione il 19 ottobre 2014.
Del Cristo trasfigurato, Paolo VI è stato il teologo e il testimone. Il grande tema della bellezza di Cristo sul Tabor lo affascinava. Basta rileggere le meditazioni che vengono riportate in questa raccolta. Sono omelie "a braccio", nelle quali Paolo VI commenta il brano evangelico della Trasfigurazione, riportato nella seconda domenica di Quaresima, mentre si trova in visita pastorale in alcune parrocchie romane. Sono riflessioni per la preghiera. Vi si nota la sua grande spiritualità, il suo lirismo, la sua mistica. E da mistico, Paolo VI indica il più bello, il più desiderabile e meraviglioso dei mondi. Da mistico, è stato anche testimone della presenza amica di Dio nell'umanità. Ora la Chiesa si appresta a beatificare questo testimone della Trasfigurazione. Paolo VI ha lavorato, ha sofferto, ha amato. Dal 19 ottobre, 2014 come Cristo sul Tabor, la sua vita si trasfigura definitivamente in Dio!
Nell'anno centenario della nascita, e a quarant'anni dal famoso Convegno passato alla storia come il "Convegno dei mali di Roma" (1974), vengono pubblicate le "memorie" del Cardinale Ugo Poletti. Memorie e ricordi che vengono consegnati agli amici, e a quanti l'anno conosciuto, da Novara a Spoleto e a Roma, in un servizio sempre appassionato e fedele alla Chiesa e ai fratelli. Il Cardinale Poletti sottolinea che si tratta di "uno sguardo retrospettivo... dal vero" - Ricordi e documenti di un tempo difficile di transizione. Ritiratosi presso la Basilica di Santa M. Maggiore, "da una finestra romana" rivede avvenimenti e persone di un periodo tormentato e complesso della vita della Chiesa e dell'Italia. Rileggendo questi ricordi, quasi sfogliando un testo di consultazione, si riconosce lo stile pastorale, di parole e di opere, al quale il Cardinale Poletti è rimasto fedele.
Le pagine del volume sono costruite a dittico. La prima sezione presenta una "Galleria di ritratti": una quarantina di quadri biografici di figure dai lineamenti spirituali abbozzati con finezza e incisività. Il secondo quadro è affidato ai "Padri della Chiesa" dei quali viene offerta una selezione di pagine provenienti dalle Chiese d'Oriente e d'Occidente. C'è, poi, la voce del "Magistero ecclesiale", sia dei Papi che della Chiesa italiana. Spesso le nostre orecchie sono ostruite da chiacchiere e banalità che ci invitano a volgere lo sguardo altrove rispetto alle "periferie" umane. Questi scritti ci aiutano a squarciare questa cortina grigia di indifferenza nella consapevolezza che "c'è più gioia nel dare che nel ricevere" (dalla prefazione del Card. Ravasi).
Gioacchino da Fiore, abate, nacque nel 1130 ca. a Celico, paese della Calabria. Egli ebbe una profonda fede nell’imminente Regno di Dio: una terza età del genere umano l’età dello Spirito dopo l’età del Padre e del Figlio. Lo Spirito Santo è portatore del progresso; tutti i popoli della terra ne sono partecipi.
Nato per essere guida di altri uomini, credeva fermamente che il monaco doveva essere “sentinella di Dio”. Nel Liber Concordiae infatti così scriveva: “È nostro dovere salire sull’osservatorio della montagna e, non appena avvistati i nemici, dare l’allarme… Voi da degni soldati di Cristo, quali siete, mettete da parte le opere delle tenebre e indossate le armi della luce.
Noi, se non diamo fiato alla tromba siamo responsabili del vostro sangue; voi, se trascurate di indossare le armi della luce, perirete per colpa vostra”.
Conoscere Gioacchino è significativo in un tempo come il nostro, in cui si avverte l’esigenza di riconquistare e difendere quella che l’abate chiama il più insigne dono dello Spirito: “la pace spirituale del mondo”.
L'autore, riprendendo un volume originale di Caterina Martini FSP sugli scritti di suor Tecla Merlo, vuole elogiare la coppia 'don Alberione e Suor Tecla', carismatici del XX secolo, autentici testimoni del primato di Dio nella loro vita e che ebbero speciali doni dallo Spirito Santo per evangelizzare con i mezzi della comunicazione sociale. La loro collaborazione apostolica iniziata come Maestro e Discepola, fu così comunionale e così feconda che non basta più definirla 'coppia apostolica' ma 'gemellaggio apostolico'.