Dopo la mostra “In una Carne, il senso del corpo”, tenuta presso il Grande Museo dell’Opera del Duomo a Firenze nel dicembre del 2016, la Sacred Art School-Firenze torna sul tema della corporeità nell’arte sacra con una giornata di studi di cui in questo volume si raccolgono alcuni degli interventi e contributi successivi.
Il volume è un prezioso stimolo alla riflessione per gli artisti che, insieme a storici dell’arte, filosofi e teologi, hanno avuto occasione di interrogarsi sul senso della figura e della corporeità nell’arte sacra cristiana contemporanea.
I contributi di Maria Teresa Russo e di Oana Gotia ci introducono al senso filosofico della corporeità e alla “teologia del corpo”. I curatori della pubblicazione Timothy Verdon e Giancarlo Polenghi affrontano il tema della corporeità in chiave teologica e storico-artistica e a partire dalla concreta esperienza culturale della Sacred Art School-Firenze. Tra gli artisti troviamo le testimonianze di due docenti statunitensi di tradizione figurativa (Anthony Visco e Cody Swanson) e un autorevole artista non figurativo italiano, Filippo Rossi. Il volume si chiude con la relazione del teologo Alessandro Clemenzia.
Al volume si accompagnano le immagini delle opere più rappresentative degli allievi della Sacred Art School-Firenze, che attraverso la pittura, la scultura e l’oreficeria, mostrano quanto ancora vivo e “parlante” sia il linguaggio dell’arte sacra.
Firenze non è una città come le altre. Da secoli schiere di studiosi ne raccontano le vicende nel tentativo di cogliere i motivi della sua unicità, nata dall'incontro tra genio artistico e ambizioni personali, familiari e politiche. Una fortuna del genere, tuttavia, dipende anche dal fatto che la Firenze tra Duecento e Cinquecento offre un osservatorio privilegiato non solo per la storia d'Italia, ma anche per quella dell'intera Europa. È una storia non scontata e spesso contraddittoria, fatta di feroci lotte di parte, di odi e vendette, ma anche di capacità di ideare ogni volta nuove soluzioni politiche. È una storia di banche e di imprese industriali, di avventure di mercanti e di ricchezza sfacciata, ma pure di solidarietà coi poveri, i malati e gli orfani. È infine una storia di gente spregiudicata e non di rado blasfema, così come di uomini di fede incrollabile e ardente. In questo ribollire di vita la società fiorentina di quei secoli sembra non smettere mai di dire qualcosa a chi vuole capire il mondo, persino quello di oggi. Per questo abbiamo voluto raccontare la Firenze del Medioevo e del Rinascimento. Questo libro non è un nuovo contributo alla ricerca sulla città, né un manuale che affronti sistematicamente le vicende di quei secoli. Nei suoi capitoli abbiamo voluto aprire altrettante finestre sulla vita fiorentina e i suoi diversi aspetti, come una galleria di scene e di punti di vista che permettano di entrare in quel mondo creativo.
Nel 1956 Palazzo Strozzi ospitò la "Mostra del Pontormo e del primo manierismo fiorentino". Si trattava della prima importante rassegna dedicata al protagonista di un movimento che aveva da poco avuto una piena rivalutazione critica. Quasi sessant'anni dopo Palazzo Strozzi ripropone una mostra dedicata al Pontormo insieme all'altro principale protagonista di quel movimento, Rosso Fiorentino. Entrambi nacquero nel 1494, in un momento storico in cui Firenze e l'Italia assistevano alla rottura dell'equilibrio politico che aveva garantito loro prosperità e sicurezza, sul principio di una travagliata età di scontri religiosi e politici che avrebbero portato a un mutamento definitivo degli equilibri fra gli Stati. I due artisti, con attitudini e vicende che, a partire dal comune apprendistato alla bottega di Andrea del Sarto, si sarebbero sempre più distinte e allontanate, furono in egual misura artefici della trasformazione dei concetti di armonia ed equilibrio che avevano caratterizzato l'arte rinascimentale. Attraverso le opere dei due massimi protagonisti fiorentini della pittura che la critica novecentesca ha definito "manierista", il catalogo intende seguire lo svolgimento cronologico di quel movimento che Giorgio Vasari colloca agli inizi della "maniera moderna".
Nel 1956 Palazzo Strozzi ospitò la "Mostra del Pontormo e del primo manierismo fiorentino". Si trattava della prima importante rassegna dedicata al protagonista di un movimento che aveva da poco avuto una piena rivalutazione critica. Quasi sessant'anni dopo Palazzo Strozzi ripropone una mostra dedicata al Pontormo insieme all'altro principale protagonista di quel movimento, Rosso Fiorentino. Entrambi nacquero nel 1494, in un momento storico in cui Firenze e l'Italia assistevano alla rottura dell'equilibrio politico che aveva garantito loro prosperità e sicurezza, sul principio di una travagliata età di scontri religiosi e politici che avrebbero portato a un mutamento definitivo degli equilibri fra gli Stati. I due artisti, con attitudini e vicende che, a partire dal comune apprendistato alla bottega di Andrea del Sarto, si sarebbero sempre più distinte e allontanate, furono in egual misura artefici della trasformazione dei concetti di armonia ed equilibrio che avevano caratterizzato l'arte rinascimentale. Attraverso le opere dei due massimi protagonisti fiorentini della pittura che la critica novecentesca ha definito "manierista", il catalogo intende seguire lo svolgimento cronologico di quel movimento che Giorgio Vasari colloca agli inizi della "maniera moderna".
Nel 1956 Palazzo Strozzi ospitò la "Mostra del Pontormo e del primo manierismo fiorentino". Si trattava della prima importante rassegna dedicata al protagonista di un movimento che aveva da poco avuto una piena rivalutazione critica. Quasi sessant'anni dopo Palazzo Strozzi ripropone una mostra dedicata al Pontormo insieme all'altro principale protagonista di quel movimento, Rosso Fiorentino. Entrambi nacquero nel 1494, in un momento storico in cui Firenze e l'Italia assistevano alla rottura dell'equilibrio politico che aveva garantito loro prosperità e sicurezza, sul principio di una travagliata età di scontri religiosi e politici che avrebbero portato a un mutamento definitivo degli equilibri fra gli Stati. I due artisti, con attitudini e vicende che, a partire dal comune apprendistato alla bottega di Andrea del Sarto, si sarebbero sempre più distinte e allontanate, furono in egual misura artefici della trasformazione dei concetti di armonia ed equilibrio che avevano caratterizzato l'arte rinascimentale. Attraverso le opere dei due massimi protagonisti fiorentini della pittura che la critica novecentesca ha definito "manierista", il catalogo intende seguire lo svolgimento cronologico di quel movimento che Giorgio Vasari colloca agli inizi della "maniera moderna".
Le dieci sezioni tematiche propongono la genesi di quello che ancora oggi si definisce il "miracolo" del Rinascimento a Firenze, soprattutto attraverso capolavori di scultura: l'arte che per prima se ne è fatta interprete. L'esposizione si apre con una panoramica attorno alla riscoperta dell'Antico, con esempi illustri della "rinascita" fra Due e Trecento: opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo, Giotto, Tino di Camaino e dei loro successori, in particolare di origine francese. L'"età nuova" giunge col nuovo secolo: con i due rilievi del Sacrificio di Isacco di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi per la Porta del Battistero e con il modello della Cupola brunelleschiana. La scultura pubblica monumentale, con i capolavori di Donatello e Ghiberti è la prima e più alta testimonianza della creazione di un nuovo stile. Fin dagli anni Venti del Quattrocento. Allo stesso tempo, Firenze vede concentrarsi la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica, nei luoghi di solidarietà e di preghiera. La mostra, che inizia con l'evocazione della cupola brunelleschiana, si chiude con quella della più illustre dimora privata del Rinascimento, attraverso il modello ligneo di Palazzo Strozzi.
La lettera pastorale che l.arcivescovo di Firenze indirizza in occasione della Pasqua a "credenti e non credenti" uomini e donne [che] non fuggono i grandi interrogativi che inquietano il cuore e la mente" è un invito a soffermarsi sul significato del silenzio e della parola, sul posto che essi occupano nelle nostre vite e nel nostro spirito, in un.epoca in cui "lo straripare di parole e di suoni attorno a noi sconcerta e opprime". Infatti, come ci insegna la letteratura cristiana, solo "nel silenzio e nella tranquillità l.anima devota trova il suo mezzo di miglioramento ed acquisisce il senso riposto nelle Sacre Scritture". Questa lunga lettera, articolata in sei capitoli che si sviluppano a partire da altrettanti versetti biblici, è arricchita da immagini significative dell.arte fiorentina.
Ospitata nelle prestigiose sedi di Palazzo Lanfranchi a Matera (i dipinti, dal 9 luglio al 1° novembre 2009) e di Palazzo Loffredo a Potenza (le sculture, dall'11 luglio al 18 ottobre 2009) e preceduta da un'approfondita indagine condotta sul territorio della regione, l'esposizione presenta una ricognizione puntuale e inedita di una tematica ancora in larga parte misconosciuta: l'arte plastica e pittorica che trovò sviluppo in Basilicata nell'età del pieno barocco e del rococò. Tra le opere in mostra figurano opere poco note o del tutto inedite di maestri locali, molte delle quali restaurate per l'occasione, alle quali si affiancano veri e propri capolavori di artisti come Luca Giordano, Paolo de Matteis, Francesco Solimena e Francesco De Mura, i più alti interpreti della scuola napoletana, che fortemente influenzarono la cultura figurativa lucana. Quanto alla produzione plastica, è stata privilegiata la scultura lignea, manufatto particolarmente rappresentativo nell'arte della regione. Introdotto da un saggio della curatrice Elisa Acanfora che traccia le coordinate e il senso dell'intera ricerca, il catalogo presenta attraverso le schede delle 102 opere in mostra e di 107 opere sparse per il territorio, corredate da 155 biografie di pittori e scultori, la prima ricostruzione della pittura e della scultura in Basilicata dalla fine del Seicento a tutto il Settecento.
Mangiare per un bambino (come per gli adulti) non vuoi dire soltanto placare il senso della fame. Il cibo è il protagonista di rapporti sempre più complessi: con il suo corpo, i genitori e il loro affetto, le sue curiosità, gli altri. Tutto un mondo da scoprire, insomma. Per accompagnarlo in un percorso così importante per la sua salute e per la formazione della sua personalità, la mamma e il papa hanno bisogno di imparare molte cose, dal valore nutritivo degli alimenti ai metodi di cottura più adatti a un bambino. Ma soprattutto devono sapere come allontanare i problemi: cosa fare se non mangia, come abituarlo a stare a tavola evitando i capricci, le urla e le cene 'animate', come mantenere sana ed equilibrata la sua alimentazione anche quando il tempo è poco e le idee ancora meno. Solo così il momento del pasto potrà davvero essere uno dei più belli della vita di ogni giorno.
Due dei saggi inclusi in questo volume sono dedicati a opere di Michelangelo, e più particolarmente alla ricostruzione storica delle circostanze in cui esse furono eseguite. Il saggio sul 'David' getta nuova luce sui tempi di esecuzione della celebre statua, evidenziando come già nel giugno del 1503 essa dovesse essere prossima al compimento, e avanza alcune proposte di datazione per altre opere michelangiolesche dello stesso periodo, come il Tondo Pitti e le statue per l'altare Piccolomini nel Duomo di Siena. Il terzo studio prende in esame la genesi e l'impostazione delle due Vite di Michelangelo pubblicate quando egli era ancora in vita - quella di Giorgio Vasari (1550) e quella di Ascanio Condivi (1553).