Cinque famiglie legate l'una all'altra il cui destino si compie durante la metà del ventesimo secolo, in un mondo funestato dalle dittature e dalla guerra. Berlino nel 1933 è in subbuglio. L'undicenne Carla von Ulrich, figlia di Lady Maud Fitzherbert, cerca con tutte le forze di comprendere le tensioni che stanno lacerando la sua famiglia, nei giorni in cui Hitler inizia l'inesorabile ascesa al potere. In questi tempi tumultuosi fanno la loro comparsa sulla scena Ethel Leckwith, la formidabile amica di Lady Maud ed ex membro del parlamento inglese, e suo figlio Lloyd, che presto sperimenterà sulla propria pelle la brutalità nazista. Lloyd entra in contatto con un gruppo di tedeschi decisi a opporsi a Hitler, ma avranno davvero il coraggio di tradire il loro paese? A Berlino Carla s'innamora perdutamente di Werner Franck, erede di una ricca famiglia, anche lui con un suo segreto. Ma il destino lì metterà a dura prova, così come le vite e le speranze di tanti altri verranno annientate dalla più grande e crudele guerra nella storia dell'umanità, che si scatenerà con violenza da Londra a Berlino, dalla Spagna a Mosca, da Pearl Harbor a Hiroshima, dalle residenze private alla polvere e al sangue delle battaglie che hanno segnato l'intero secolo. "L'inverno del mondo", secondo romanzo della trilogia "The Century", prende le mosse da dove si era chiuso il primo libro, ritrovando i personaggi de "La caduta dei giganti", ma soprattutto i loro figli.
Questa raccolta di aforismi, pubblicata un anno dopo la morte di Wilde dal suo esecutore testamentario, rappresenta una parte minore ma significativa della produzione letteraria dell'autore. Gli aforismi, infatti, esprimono il suo pensiero e i suoi sentimenti in forma immediata e solo apparentemente superficiale. Si tratta della messa in prosa libera delle più complesse profondità di un animo irrequieto e controcorrente, delizia, stupore, scandalo dell'Inghilterra vittoriana, che in poche righe riesce a dare conto delle sue convinzioni più severe e autentiche sulla vita, le donne, la morale, l'arte e la società. Con un saggio di James Joyce.
"Tutto ciò che sono" è il romanzo di quattro giovani irriducibili che hanno rischiato la vita per allertare il mondo sul pericolo rappresentato da Hitler. Ruth, i cui ricordi hanno la potenza del sogno, Ernst, il leader-artista, la coscienza di un'epoca, Hans, fragile e combattuto, e soprattutto Dora, Dora Fabian, un'affascinantissima eroina della Resistenza antinazista, fino a oggi del tutto sconosciuta, una donna moderna, libera e consapevole, così coraggiosa da non riuscire a salvare se stessa. La loro storia è l'emblema della lotta per la libertà di amare, di vivere, di immaginarsi un futuro. Un romanzo di amore, sacrificio e tradimento, una storia incalzante, tragicamente vera, attenta ai dettagli, profondamente intrisa di paura, tristezza, rabbia e ricordi avvolti dalla nostalgia.
In tutti e tre i racconti che compongono questa raccolta Muriel Spark ci proietta in uno scenario molto diverso da quelli altamente anglici a cui ci ha abituati: l'Africa, dove si trasferì, giovane sposa, nel 1937, rimanendovi suo malgrado, a causa della guerra, fino al 1944. L'Africa nera di un'asfittica colonia inglese popolata di piantatori con velleità letterarie e mogli brille e incarognite che dormono sempre con la pistola sul comodino, "posto feroce" che "tira fuori il lato più crudele" di ciascuno, e dove avvengono quei continui omicidi fra bianchi che tanto incuriosiscono chi, in patria, ne legge placidamente le cronache sul giornale bevendo il tè del mattino. Qui incontriamo la giovane Sybil che, catapultata nell'altro emisfero, vi trova proprio la compagna di scuola che detestava di più; o Daphne, ossessionata dal grido funereo e premonitore dell'Uccello va'-via: giovani donne che guardano con spietato disincanto il malevolo consorzio umano che le circonda.
Quando Livia Prescott riesce a mettere in fuga un uomo mascherato che l'ha aggredita in un parcheggio deserto, i giornali locali esaltano il suo coraggio e la sua forza. E dopo un anno difficile, il padre malato, una precaria situazione lavorativa e un matrimonio andato a rotoli, è bello per lei sentirsi di nuovo pronta ad affrontare le sfide della vita. Però, mentre la polizia approfondisce le indagini allargando la cerchia dei sospetti, Liv incomincia a ricevere dei messaggi minacciosi che corrodono la sua ritrovata fiducia in se stessa. Qualcuno, evidentemente, l'ha presa di mira e ha deciso di distruggerla. Ma si tratta di uno sconosciuto o di qualcuno che lei conosce, magari molto vicino a lei? In sostanza, c'è ancora qualcuno di cui si possa fidare? E quando anche suo figlio e i suoi amici vengono presi di mira dallo stalker, con conseguenze terribili, la scelta diventa molto semplice: combattere fino all'ultimo o rischiare di perdere le persone che ama di più al mondo...
Russia, 1915. Georgij Jachmenev è figlio di un contadino e ha solo sedici'anni quando salva un membro della famiglia imperiale da un attentato. Dall'"izba" di legno nel remoto villaggio rurale di Kasin al Palazzo d'Inverno il passo è breve. Georgij diventa la guardia del corpo di Aleksej Romanov, l'unico figlio maschio dello zar Nicola II, destinato a ereditare il trono. Nei sontuosi corridoi del Palazzo d'Inverno, ornati di malachite e oro zecchino, Georgij diviene l'ombra fedele dello zarevic e assiste impotente alle ambigue trame di Rasputin, alle incertezze fatali dello zar, ai presagi della disfatta che presto travolgerà il regime. E soprattutto incontra l'amore della sua vita. Più di mezzo secolo dopo, la donna che da molti anni è sua moglie e si fa chiamare Zoja sta morendo in un ospedale di Londra. Georgij ripensa al loro amore indissolubile ma segnato dall'esperienza dell'esilio e dal peso di un segreto mai tradito.
"Tre novelle, un trittico, o meglio un retablo a tre ante sulle quali Anita Desai dipinge tre personaggi silenziosi, tre figure marginali alle prese con valori e disvalori dell'India contemporanea. Ambientate in luoghi dove si stende l'ombra lunga della storia, le tre novelle descrivono spazi fisici e mentali sui quali tuttora incombe il passato. Ne sono protagoniste figure indolenzite, un anziano custode, una traduttrice frustrata e un artista segreto, ognuno a suo modo maestro della cancellazione di sé. E che tuttavia proprio cancellandosi impongono la propria presenza, una sorta di corporeità dell'ombra. Nel 'Museo dei viaggi ultimi', anta sinistra del retablo, un funzionario governativo viene invitato in una scolorita dimora a visitare i tesori collezionati da un padrone nomade e assente. Gli fa da guida nelle innumerevoli stanze un anziano custode, mentore che nulla ha da invidiare al Virgilio che accompagna Dante dagli inferi alle porte del Paradiso. Porte custodite, qui, da una figura sorprendente quanto inattesa, l'incarnazione stessa della storia e della simbologia indiana. In 'Tradurre, tradursi', altra anta del retablo, un'insegnante di mezz'età si misura con il mestiere di traduttrice ma, incoraggiata dai primi risultati e da un inedito senso di autorealizzazione, comincia a confondere la linea di confine fra chi scrive e chi traduce, fra pagina bianca e pagina già zeppa di segni. Mettendo così a repentaglio i suoi risultati, annichilisce i propri desideri." (Anna Nadotti)
Siamo a Kaikurussi, un piccolo villaggio tra i monti del Kerala. Bashi il Pittore gira per le stradine buie del paese, magro ed emaciato, con il grembiule sempre sporco di pittura, gli occhiali spessi e i capelli a cespuglio. Qualcuno sussurra che si è ridotto così per colpa di una donna crudele che gli ha spezzato il cuore e lo ha spinto a rifugiarsi proprio in quel paesino sperduto nel nulla. Ma Bashi ha quello che non ha nessun altro essere umano: la capacità di leggere nella mente e nel cuore degli altri, di scacciare le paure e calmare il dolore. E di calmare il dolore ha molto bisogno Mukundan, figlio di uno degli uomini più ricchi del villaggio, che è fuggito a diciott'anni per allontanarsi da un padre dispotico e violento e ora è tornato, sulla soglia della mezza età, per affrontare i fantasmi del passato. Sarà proprio il bizzarro Bashi, assunto per lavorare al restauro della vecchia casa di famiglia di Mukundan, ad aiutarlo... In questo romanzo di Anita Nair rivivono intensissime le atmosfere, i colori, i profumi della vita in un piccolo villaggio indiano, un universo nel quale si ritrovano, concentrate e narrate con levità e grande sense of humour, tutte le passioni e le sofferenze del mondo.
Ai confini col deserto del Kalahari, François Joubert aveva trascorso i primi tredici anni della sua vita circondato dagli agi della grande fattoria paterna. Ma una notte un rumore insolito lo avvertì che stava succedendo qualcosa nella boscaglia: quella notte incontrò Xhabbo, il giovane boscimano rimasto imprigionato in una trappola per leoni. Con Xhabbo avrebbe condiviso innumerevoli avventure, avrebbe conosciuto la saggezza del popolo boscimano, scoperto i misteri e le leggi della natura. E proprio nella conoscenza della natura François e la sua giovane amica Nonnie, Xhabbo e la sua compagna troveranno la salvezza dai drammatici eventi che minacciano le terre in cui sono nati.
Figlio di un ubriacone violento e di una madre provata dalle continue gravidanze, Farrell ha vissuto una giovinezza tormentata. Quando incontra e sposa Grace, bella, fragile, raffinata, l'illusione di un amore duraturo sembra a portata di mano. Ma il confronto ancora irrisolto con l'autorità paterna, che si riflette nei conflitti con il padre di Grace, le diversità tra i due sposi e i fantasmi che continuamente emergono dal loro passato sono ostacoli troppo grandi da superare. Sconfitto da ragazzo Farrell non può sopportare l'idea di perdere il controllo della sua vita e delle persone amate e ciò porterà a conseguenze imprevedibili.
La vicenda raccontata è una storia realmente accaduta. Siamo nel 1937, è da poco passato Natale, il Natale russo che secondo l'antico calendario giuliano cade 18 giorni dopo quello occidentale. È mattina, fa molto freddo, quando nella zona orientale della vecchia Pechino, vicino a un'imponente e spettrale torre di guardia, la Torre delle Volpi, viene ritrovato il cadavere di una giovane donna. Ai suoi piedi montano la guardia due huang gou, due cani gialli. In quel periodo era abbastanza frequente trovare cadaveri per le strade della città: morti per fame o freddo, per suicidio o per droga o in seguito a risse violente negli hutong della città. Ma questo omicidio appare subito diverso. Diverso perché la morta è una donna occidentale, una bianca, e "pelle bianca" come afferma Han, l'ambiguo colonnello della polizia locale incaricato delle indagini, "significa domande. Domande da parte di uomini potenti, uomini che non mollano finché non ottengono risposte" e risposte che a loro convengono, naturalmente. Ed è diverso, anche perché il volto del cadavere è orrendamente sfigurato, i vestiti da studentessa stracciati e dal petto aperto sono stati prelevati alcuni organi, tra cui il cuore. L'orologio costoso al polso della ragazza ha smesso di funzionare poco dopo la mezzanotte. La morta è Pamela Werner, figlia di un ex diplomatico inglese, professore, archeologo, linguista, uno studioso molto noto in città e nel Quartiere delle legazioni...
Una giornata d'estate nella casa di campagna dei Godley. Una villa nobiliare in declino con una fonte considerata sacra, la stazione dei treni poco lontana e la verde Irlanda tutt'intorno. E un uomo che muore, forse. E Adam, il capofamiglia, che ha passato la vita a studiare l'infinito, e ora sta facendo i conti con la propria finitezza. Colpito da un ictus, è concentrato sui ricordi in una stanza in penombra al piano alto. E davanti gli sfilano famigliari e conoscenti. Ursula, sposata in seconde nozze, con la passione per la bottiglia. Il figlio Adam, grosso e goffo, come fosse incompiuto. La bella nuora Helen, attrice di teatro. Petra, la secondogenita, in uno stato di quasi permanente incomunicabilità. E il fidanzato di lei, Roddy, un dandy più attratto dalla fama dello studioso che dalla stravaganza della figlia. Eppure queste povere creature, con le loro banali vicende, in qualcuno suscitano invidia. Dall'infinità dei mondi a casa Godley sono giunti infatti gli antichi dèi greci, le più litigiose tra le divinità, stanchi di osservarli dall'alto, affascinati dal grande enigma che avvolge chi non è eterno e in cui vedono un possibile antidoto alla noia. Proprio a uno di loro, Ermes, John Banville affida il ruolo di voce narrante di questo pallido scorcio di storia terrena dove si incontrano uomini e numi spogliati del sacro, faceti e malandrini, a immagine degli esseri umani, di cui in parte sono costrutti.