Dal 1968 è il più qualificato e apprezzato strumento di lavoro per la comunicazione di fede nelle assemblee liturgiche. Il suo intento non è quello di sostituirsi ai responsabili delle comunità cristiane, ma di offrire loro un qualificato contributo per animare in modo sempre più adeguato e incisivo le assemblee celebranti, domenicali e festive.
Per ciascuna domenica e festa vengono proposti quattro contributi per preparare l'omelia:
– un'analisi delle tre letture bibliche, con elementi per indagare il senso originale dei testi;
– una riflessione su un tema particolare che sta al centro della Parola di Dio;
– uno schema completo di omelia, con indicazioni per la celebrazione e la regia liturgica;
– due schede (una per il presidente, una per i collaboratori) che suggeriscono gli interventi di parola adatti alle diverse figure ministeriali e alle diverse sequenze celebrative.
Ogni fascicolo è inoltre arricchito da:
– un Dossier monografico che passa in rassegna una nutrita sequenza dei nostri modi di dire: Annunciare a tutti la buona novella, il Signore ha voluto così, a posto con Dio, essere testimoni del Vangelo, Dio vede e provvede, Gesù accoglie tutti, Dio ti vede;
– un Sussidio pratico per celebrazioni particolari durante l’anno liturgico e per interpretare cristianamente le vicende della vita civile ed ecclesiale (Celebrazioni della Parola, Via Crucis, Novene…)
– una Rubrica «Per comunicare meglio».
Questo strumento vuole essere un tentativo di risposta al desiderio di preghiera e di interiorità espresso da molti in un mondo frammentato e caotico. Nasce dall’esperienza fatta in questi anni in cui assistiamo ad un crescente desiderio di riscoperta di una fede che non sia una vaga appartenenza culturale.
L'America Latina rappresenta una delle aree più originali del «lungo» Novecento. Una realtà composita che ha attraversato il secolo in modo dinamico, spesso violento, trasformandosi in un laboratorio di processi "giocal": il Messico rivoluzionario, il Brasile getulista e l'Argentina peronista, l'impatto della rivoluzione cubana, e dell'Alleanza per il progresso, le teorie della «dipendenza», la teologia della liberazione, la dottrina della Sicurezza nazionale, tra militarismo, desparecidos e mobilitazioni sociali. Il volume estende la sua accurata disamina al Centroamerica della nuova guerra fredda, alla Colombia del narcotraffico e al Venezuela neo-bolivariano, per poi inoltrarsi nelle novità del primo quarto del XXI secolo, segnate da crisi finanziarie, movimenti popolari, neo-indigenismi, pentecostalismi e sfide transnazionali, sullo sfondo della grande questione ecologica.
Dall'inizio dei tempi la creatività e l'ingegno scientifico si sono sviluppati di pari passo con la capacità dell'uomo di generare orrori. Sono in pochi a ricordare che, durante la Grande Guerra, il massacro sistematico che sconvolse l'Europa dal 1914 al 1918 fu proprio la causa dell'intuizione di Albert Einstein. Il grande fisico formulò infatti la sua teoria rivoluzionaria mentre imbracciava un fucile a Berlino, stremato dalla fame. Alcuni dei più brillanti scienziati dell'epoca erano impegnati a opporsi ai nazionalismi, oppure a diventare pedine nelle mani del potere, che usava la loro conoscenza per sviluppare micidiali armi chimiche. La relatività era una scoperta rivoluzionaria al punto da rimettere in discussione la concezione dell'intero universo e gli scienziati che la sostenevano vennero perseguitati, così come i giornali che ne avevano parlato. L'astronomo americano A.S. Eddington guidò una pericolosissima spedizione per provare la fondatezza della teoria di Einstein durante una rarissima eclissi solare. Il risultato di questa epica impresa rese la relatività celebre in tutto il mondo.
Sono trascorsi ottant'anni dalla morte di Antonio Gramsci, politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario italiano, tra i fondatori del Partito Comunista Italiano, fondatore dell'«Unità», autore dei Quaderni del carcere e uno dei più importanti pensatori del XX secolo. Autorevoli storici e studiosi italiani e internazionali riflettono sul ruolo del pensiero gramsciano in Italia e nella cultura internazionale, facendo il punto sulle acquisizioni e sulle prospettive degli scritti di Gramsci, sulla sua filosofia della praxis e la sua importanza nella cultura italiana, analizzando anche stato e nuove frontiere degli studi gramsciani nel mondo globale (Europa, Stati Uniti, Asia, America Latina).
Armando Petrucci (Roma, 1932 - Pisa, 2018) ha insegnato Paleografia all'università (Salerno, la Sapienza di Roma, la Scuola Normale Superiore di Pisa), pubblicando numerosi e innovativi lavori di storia della scrittura, tra i quali La scrittura. Ideologia e rappresentazione (Einaudi, 1986), Le scritture ultime. Ideologia della morte e strategie dello scrivere nella tradizione occidentale (Einaudi, 1995), Prima lezione di paleografi a (Laterza, 2002). Comunista per tutta la vita, ha inteso l'attività di ricerca, il lavoro universitario, l'impegno culturale e sociale come momenti congiunti di responsabilità politica. Questo libro documenta una parte della sua operosità, quella affidata a quotidiani (soprattutto «il Manifesto») e riviste. Sono interventi non accademici e perciò espressioni libere della sua militanza civile. A quelli pubblicati si aggiungono alcune interviste e un "quasi inedito" (o "pressappoco edito"), meritevole - nella prospettiva di questa raccolta - di più ampia diffusione.
Prima di Morelli (1816-1891) l'attribuzione di un dipinto a un artista o a una scuola si fondava spesso sulla tradizione o su un'impressione generale, quando non addirittura sull'istinto. La sua formazione medica lo indusse a osservare da vicino i particolari anatomici e a esaminare con rigore scientifico le opere dei grandi maestri rinascimentali. Combinando il vaglio attento, l'analisi e il confronto di dettagli per lo più trascurati da collezionisti, critici ed esperti museali, il metodo morelliano divenne la base della moderna connoisseurship. Fiero patriota italiano di origini svizzere protestanti, Morelli prese parte al Risorgimento rischiando la vita nelle guerre d'Indipendenza. Servì per quattro mandati come deputato nel Parlamento del Regno di Sardegna e in quello dell'Italia unita, per poi essere nominato, nel 1873, senatore a vita. In un'epoca in cui tante grandi raccolte della Penisola erano preda di collezionisti e musei stranieri, si fece promotore di misure legislative, tra le prime al mondo, volte alla tutela delle opere d'arte. La vita di Morelli fu segnata da profonde amicizie e relazioni sentimentali con grandi donne quali Clementina Frizzoni, Laura Acton, Vittoria, figlia della regina d'Inghilterra e principessa ereditaria, poi imperatrice, di Germania. Per lascito testamentario, la collezione di Morelli è passata all'Accademia Carrara di Bergamo, città natale della madre e luogo cui restò sempre legato.
Londra. È notte ed Ethan Cooper, giornalista del Guardian, è alla guida. All'improvviso, sbucato dal nulla, un uomo si lancia sotto la sua macchina. L'asfalto, zuppo di pioggia, rende inutile la frenata: l'impatto è inevitabile, gli effetti devastanti. Resosi conto della gravità dell'incidente, Ethan chiama i soccorsi e raggiunge l'uomo in fin di vita. Questi, con le ultime forze, gli consegna due oggetti e pronuncia alcune frasi incomprensibili. Sentendosi responsabile per quanto accaduto, Ethan comincia allora un'indagine che lo porta prima a una cassetta di sicurezza a Francoforte, poi in una cittadina al confine con la Polonia dove conosce Kirsten, brillante fisico, e nipote di un chimico al servizio del Terzo Reich, sequestrato e giustiziato per motivi mai del tutto chiariti. Trascinati in un vortice di enigmi da risolvere, codici cifrati e inquietanti messaggi dal passato, Ethan e Kirsten dovranno far luce sul più sconvolgente progetto mai sviluppato dalla Germania nazista. In palio non solo la loro vita, ma anche il futuro dell'intera umanità. Un thriller fantascientifico da cardiopalma, una lettura entusiasmante, uno scenario inedito.
Il volume si propone di illustrare la specificità della «nuova Italia» di Benito Mussolini in Cina, che coincise con l'avvio della politica estera del fascismo anche fuori d'Europa alla fine degli anni Venti. Le vicende sono ricostruite in parallelo con quelle cinesi del periodo, che vide l'ascesa del governo del Kuomintang legato al suo leader Chiang Kaishek. Il volume intende concorrere alla comprensione di ciò che è stato il fascismo in Cina, ma anche del rapporto che il regime instaurò con gli italiani che erano già là o che vi andarono in quegli anni. Vuole documentare le opinioni espresse dai protagonisti più o meno noti degli eventi, le posizioni assunte in loco dalle RR. Rappresentanze non sempre in linea con le direttive di Roma. L'analisi si snoda dunque su più livelli - politico, sociale, religioso, economico, culturale -, che, intersecandosi, restituiscono il quadro di una 'Italia in Cina' nella sua dinamica complessità. La storia del fascismo italiano in Cina fu accompagnata e seguita in patria da una pubblicistica costante, negli anni '20 e in parte nel '30, che alimentò l'interesse per il popolo cinese e individuò delle somiglianze con il percorso che il regime stava facendo nel contesto europeo. Le ragioni ideali che ispirarono i rapporti con la Cina, ricchi di tradizione, di empatia e di aspettativa di rinascita per entrambi i paesi, guidarono, dunque, l'approccio e l'azione dell'Italia, con l'impronta personale di Mussolini, che proprio a Shanghai, alla fine degli anni Venti, decise di mandare una rappresentanza della sua famiglia, il genero, Galeazzo Ciano, in veste di console generale, e la figlia Edda. Le vicende che hanno coinvolto i due paesi, illustrate da un'ampia documentazione, vengono incontro a chi le accosta come un periodo ben conchiuso, irripetibile, ricco di scambi di uomini e di idee, di rapporti consolidati, suscettibili di entrare a pieno titolo nella memoria collettiva.
A dispetto delle lacune storiografiche sul tema, gli anni compresi tra la fine del XIX secolo e la Grande Guerra rappresentano una stagione di grande interesse per la storia della pedagogia cattolica. Oltre alla difesa di una visione educativa coerente con la filosofia e antropologia cristiana, l'impegno dei cattolici si dispiegò soprattutto in campo scolastico, nel tentativo di superarne l'assetto statalista e laicista. In parziale controtendenza rispetto ai decenni precedenti, le battaglie dei cattolici furono segnate, d'un lato, dall'ormai avvenuto riconoscimento delle prerogative governative in campo educativo e, dall'altro, dalla difesa dei diritti educativi della famiglia, dalla rivendicazione della presenza dell'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche e dalla richiesta di una maggiore valorizzazione delle autonomie locali. Con l'obiettivo di lumeggiare i tratti della pedagogia che ne sostiene la militanza, il volume rilegge l'apporto al dibattito scolastico di alcune delle personalità più significative di quegli anni, come i vescovi Geremia Bonomelli e Giacomo Maria Radini Tedeschi, l'attivista e politico Nicolò Rezzara, il fondatore dell'Unione Pro Schola Libera, don Giuseppe Piovano.
A Lukones, in una villa isolata, una madre e un figlio si fronteggiano. Lui, don Gonzalo, che le dicerie vogliono iracondo, vorace, crudele e avarissimo, è divorato da un male oscuro, quello che «si porta dentro di sé per tutto il fulgurato scoscendere d'una vita». Lei, la Signora, è ridotta da una desolata vecchiezza e dal lutto per la morte dell'altro figlio (il «suo sangue più bello!») a una spettrale sopravvivenza. Li unisce un amore sconfinato, li separa un viluppo di gelosia, senso di colpa, rancore, dolore - preludio al più atroce degli epiloghi. Intorno a loro una casa dissennata, feticcio narcissico ed epicentro di ogni nevrosi, estremo rifugio e tomba, e un'immaginaria terra sudamericana identica alla nostra Brianza, vessata dai Nistitúos provinciales de vigilancia para la noche ? che a tutti vorrebbero imporre la loro violenta protezione ?, assediata da robinie e banzavóis, disseminata di strampalate ville, popolata di «calibani gutturaloidi» che come miserabili Proci dilapidano le attenzioni della Signora. E che Gonzalo vorrebbe cancellare, insieme al barcollante feudo e a tutte le «figurazioni non valide». Perché il «male invisibile» da cui è affetto lo condanna a distinguerle e negarle, quelle «parvenze»: a respingere la «cara normalità», la turpe contingenza del mondo. Anche a prezzo di negare se stesso, anche a prezzo della più dura cognizione, quella che consegna alla solitudine e alla «rapina del dolore».