L'arte moderna ha utilizzato e assorbito l'intero assortimento dei colori messi in commercio dall'industria chimica, da quelli artificiali in tubetto ai coloranti industriali. Attraverso i colori si è misurata con gli oggetti, le materie e i materiali ordinari, tentando di darne una resa estetica. Negli anni centrali della seconda metà del Novecento sì è assistito a una significativa compresenza tra la nuova astrazione americana - e dunque la pittura pura in un'espressione assoluta - e l'arte povera italiana, ovvero la libera manipolazione dei materiali e degli elementi naturali. In entrambi i casi il risultato è stato quello di una vistosa inflazione coloristica, una vera 'pancromia' che riflette la chiassosità multicolore della metropoli, eletta a orizzonte di riferimento dall'arte odierna. Alberto Boatto rilegge le svolte e le rivoluzioni, il meglio dell'arte odierna in chiave coloristica e propone al lettore una serie di itinerari attraverso le opere dei più grandi artisti contemporanei.
Non è vero che l'arte contemporanea non richieda più alcuna competenza tecnica e che si fondi sul principio provocatorio del ready-made. Al contrario, "mai come oggi non soltanto a un artista, ma a chiunque svolga un'attività inventiva, è concesso, anzi decisamente richiesto, di slittare tra competenze diverse: si dà forma a un pensiero con il continuo sovrapporsi di fattori. Il contraltare a questa libertà, tuttavia, è che si disponga di competenze varie e che si agisca in maniera precisa, progettata, realizzando le ipotesi di lavoro più varie con abilità specifiche". Anche per fare una crepa nel pavimento, un sole finto che abbronza davvero, una scatola nera nella quale il nostro corpo si disperde come nel vuoto (per citare tre opere gigantesche presentate alla Tate Modem di Londra, nell'ordine, di Doris Salcedo, Olafur Eliasson, Miroslaw Balka) occorre avere una coscienza e una dimestichezza dei propri mezzi che non è possibile improvvisare. Le nuove tecniche sembrano però avere almeno un aspetto in comune, quello del bricolage, che mette insieme materie e approcci differenti e che non mira alla durevolezza dell'opera. In ciò si rispecchia un'epoca in cui declina l'idea di storia come insieme sensato e in cui tendiamo a percepire il tempo come un flusso elastico, dominato dal frammento e dal caso. A partire da questi presupposti, Angela Vettese riflette su come sono cambiati i materiali e i linguaggi dell'arte contemporanea.
In questo volume si indaga la fenomenologia dell'oggetto nell'arte contemporanea dalle avanguardie storiche al XXI secolo; l'oggetto viene inteso come materiale, come immagine, come simbolo, nelle sue varie angolazioni: esistenziale, sociologica, antropologica, etnologica. Così ricostruzione, analisi e testimonianze, ospitate in queste pagine, corrono dalla volontà di affermazione dell'oggetto fino alla sua più recente virtualizzazione. Ne nasce un ottimo strumento, anche didattico, di conoscenza, di riferimento e di dibattito relativamente a questa principale tipologia dell'arte contemporanea.
Scritture dedicate all'artista che ha profondamente segnato l'arte del Ventesimo secolo, traducendo nella sua opera la costante necessità di aderire al proprio tempo. I saggi circoscrivono un preciso e centrale tema dell'esperienza picassiana e tracciano, dagli anni Dieci ai Sessanta, un perimetro nel quale ad intermittenze si accende e si sviluppa, in senso di dichiarata attualità, il rapporto fra Picasso e l'ideale moderno di 'classico'. È un'analisi critica che sonda aspetti inediti e attraversa le brevi stagioni segnate sia dal recupero di una lingua figurativa, di un aggiornato 'classicismo' proprio delle esperienze condotte negli anni Dieci e Venti, sia dal lessico mediterraneo che cifra le opere realizzate ad Antibes nell'immediato secondo dopoguerra, seguendo un racconto che si muove nel labirinto di una complessa personalità.
Partendo dal 1475 e arrivando sino al 1508, anno in cui Michelangelo accetta di dipingere la Cappella Sistina, lo storico dell'arte John Spike ripercorre l'evoluzione artistica di un ragazzo dal talento straordinario, costantemente ossessionato dal successo e capace di condizionare profondamente il pensiero della sua epoca. Grazie all'utilizzo di alcuni documenti poco noti e solo di recente divenuti oggetto di studio e alla rilettura delle memorabili pagine scritte da Ascanio Condivi e da Giorgio Vasari, l'autore ricostruisce il ritratto privato di un artista geniale, fragile, arrogante, sospettoso, perennemente preoccupato per lo stato di salute economica della sua famiglia, indisponente e aggressivo con i rappresentanti del potere e alla costante ricerca di una forma artistica che "andasse più in profondità delle apparenze, fino a toccare lo spirito". Alternando il racconto delle turbolenze politiche che dominavano l'Italia del primo Cinquecento a quello di episodi suggestivi - come il trasporto della statua del David attraverso le strade di Firenze o il progetto di Leonardo di deviare il fiume Arno per vincere la guerra contro Pisa - John Spike ci restituisce un ritratto pieno di passione umana e intellettuale dei primi trent'anni di vita di Michelangelo Buonarroti.
"Possiamo immaginare che un libro sui volti della donna sia in realtà un libro sulla storia dell'arte e sulla storia della letteratura, e che io possa raccontare figure di donne che, nella dimensione della creatività, vanno anche oltre la corporeità - come le sante, con la loro iconografia, e le eroine mitologiche. Il mondo femminile nell'arte consente riflessioni, discussioni, e questo libro lo documenta con una serie di esempi che indicano l'arte, il mistero e la seduzione che dalla donna escono, e che rendono la figura femminile anche immateriale. Non è soltanto carnalità o sensualità, o attrazione della bellezza; la figura femminile è simbolo di sogni e desideri, è un'immagine evanescente, che non si riesce mai a raggiungere fino in fondo: è il sogno, è la speranza, è il desiderio. Chi leggerà questo libro non farà fatica a vederlo come uno strumento che al tempo stesso determina la curiosità e si avvicina a risolverla, come se tanti accostamenti, tante illustrazioni di opere d'arte, tanti commenti a testi poetici, potessero se non risolvere quantomeno illuminare il mistero della donna. Un libro di storia dell'arte potrebbe essere quasi esclusivamente un libro sulla donna, tanta è la quantità di opere che la donna ha ispirato dal mondo antico al mondo moderno. Perché la donna è il tema più discusso, più affrontato, più considerato e desiderato fra tutte le manifestazioni letterarie e artistiche dell'uomo". (Vittorio Sgarbi)
Argomento di questo libro è la vicenda delle arti nella seconda metà del Settecento, quando la cultura dell'Illuminismo stabilisce un collegamento sovrannazionale tra letterati, filosofi e artisti dell'intera Europa. Nel secolo appena trascorso questo periodo è stato oggetto di studi che ne hanno proposto molteplici letture, dalle quali è scaturita la fortunata definizione di Neoclassicismo applicata all'arte che dal Settecento maturo risvolta nel primo Ottocento, in un rinnovato rapporto con la classicità. Le ricerche dell'ultimo decennio hanno tuttavia messo in discussione, grazie a una migliore conoscenza dei protagonisti di quegli anni fondamentali per l'arte europea, tale sistema storiografico. Le Arti e i Lumi privilegia la diretta lettura dei testi figurativi e letterari del tempo, rispetto all'impianto prevalentemente teorico che finora ha caratterizzato gli studi sul periodo. Ne costituiscono tema centrale i dipinti e le sculture interpretati nel contesto delle idee e degli scritti degli artisti stessi, impegnati a rivendicare un ruolo maggiormente incisivo rispetto a quello loro riconosciuto dai ceti intellettuali. Osservatorio privilegiato è la più sovrannazionale di tutte le capitali, Roma, crocevia d'Europa come era definita dai contemporanei e che nella più aggiornata storiografia ha recuperato il suo ruolo di protagonista.
Le arti prodotte a Nord delle Alpi alla fine del Medioevo hanno suscitato fin dall'inizio del xix secolo l'interesse degli studiosi, che però, condizionati dalle proprie categorie spazio-temporali, le hanno per molto tempo associate al declino del "Tardo Gotico", considerandole alla luce della successiva formazione degli Stati moderni. Questo volume si propone di comprendere l'intera dinamica geografica, interpretata secondo le identità politiche del periodo, all'epoca in cui tali identità erano ancora in gestazione. L'autore individua due modelli culturali. Il primo, imposto dal duca di Borgogna, Filippo il Buono, è rappresentato soprattutto da Jan Van Eyck: il suo illusionismo pittorico, che soddisfaceva le aspettative delle persone colte, nutrite della lettura degli antichi, si diffuse rapidamente in tutta Europa. Il secondo, forgiato principalmente alla corte di Massimiliano d'Asburgo, si distingue per lo sviluppo delle arti grafiche (disegno, incisione) e trova il suo emblema in Jheronimus Bosch: le sue invenzioni dimostrano un gusto retorico per la novità e il virtuosismo, e promuovono un fenomeno importantissimo per l'arte occidentale, la rinascita dei generi pittorici.
"Si ha un bel ridire che Caravaggio è il fondatore di tutto il '600 europeo, che è quanto dire dell'arte moderna; un bel domandare come si farebbe a spiegare, storicamente, Velàzquez, o Rembrandt, o Vermeer, o Frans Hals tirando una tenda sui quadri di Caravaggio e lasciando alla vista, accanto, Giorgione, Tiziano, Tintoretto [...] per veder se sia proprio fra di essi ti filiazione diretta, o se non si senta mancar un anello in quella curiosa catena della storia dei pittori [...]; questo delle basi caravaggesche del '600 finirà per doventare un articolo, un domina accettato ma non accetto. Per ciò, forse - poiché anche il sentimento in arte è affare di educazione e di intelletto - è meglio condurre alla spontaneità di questo riconoscimento, attraverso preparazioni mediate; attraverso nessi storici secondari, pure esistenti e che meglio servano a specificare, a controllare, a guidare". Così Roberto Longhi inizia questo suo scritto giovanile dedicato a Orazio Gentileschi "il più meraviglioso sarto e tessitore che mai abbia lavorato tra i pittori" e alla figlia Artemisia "l'unica donna in Italia che abbia mai saputo cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità". Con uno scritto di Mina Gregori.
Sono qui raccolti per la prima volta tutti i principali scritti di Edward Hopper, unitamente alle sue più significative interviste e alle più importanti testimonianze di coloro che lo conobbero. Sia le sue pagine, sia i racconti di critici e artisti che lo incontrarono, nello studio in Washington Square a New York, oppure a Cape Cod, nella casa affacciata sull'oceano che lui stesso aveva costruito all'inizio degli anni Trenta, restituiscono un ritratto suggestivo e illuminante di uno dei maestri della pittura del Novecento. Hopper si riconferma una figura elusiva ed enigmatica ("Non so quale sia la mia identità. I critici ti danno un'identità, e a volte tu gli dai una mano" dichiara lui stesso), ma le sue rare dichiarazioni sono una chiave imprescindibile per conoscerne la personalità, le convinzioni, gli amori intellettuali. Edward Hopper (Nyack 1882-New York 1967) è il maggior esponente del realismo americano del nostro secolo. La sua pittura, ispirata alla scena americana, dove compaiono case vittoriane e binari ferroviari, fari sulla costa atlantica e caffè solitari, distributori di benzina e immagini di strade cittadine, è al tempo stesso quotidiana e metafisica. La sua opera, come è stato detto, è un'icona del mondo contemporaneo.
"Non leggerete in questo libro di particolari teorie sulla tutela dell'arte, ma della consapevolezza piena dei nostri tesori che troppo spesso sono guardati con insufficiente importanza, anche nei luoghi più piccoli. Quasi ogni due chilometri, infatti, girando l'Italia, è possibile ammirare, perfino nei luoghi apparentemente più degradati, spettacoli meravigliosi. Ed è questa quantità di cose misconosciute che rappresenta il percorso dell'Italia dei desideri che è proprio, come dice il concetto, il paese che uno vorrebbe sperare ci fosse. E che c'è, se hai la pazienza di scoprirlo. E che una volta scoperto ti fa trovare qualcosa che va oltre il tuo stesso desiderio. Nell'infinità delle bellezze italiane, allora, lasciati guidare dal senso di incompletezza che ogni tuo viaggio in Italia dovrà affrontare, tali e tanto vaste sono le sue meravigliose opere. Solo il sentimento della continua bellezza potrà esserti di guida in quello che non potrai desiderare di vedere in una vita. Tanto breve il nostro tempo, tanto magnifica la nostra terra." (Vittorio Sgarbi)
Le arti visive e la pubblicità, il design e l'architettura, la grafica, il fumetto e il cinema realizzano immagini che sanno coniugare efficacemente percezione e cognizione. Questo libro vuole spiegare come si fa a comunicare con le immagini, in che modo gli elementi percettivi, iconografici, simbolici e stilistici s'incastrano in una grammatica degli effetti, nella capacità di trasmettere informazioni e fare scattare emozioni mediante la loro funzione espressiva.