Se due persone, in una stanza, si ignorano, allora non comunicano. E se non comunicano finiranno per smarrirsi in malintesi. Dai malintesi si sfocerà, forse, in un contrasto e quest'ultimo sarà pretesto di ulteriore isolamento. Si provi a ribaltare tale prospettiva. Si immagini che quelle due persone abbiano voglia di comunicare nonostante il background socio-culturale differente. Allora ne scaturirà un arcobaleno relazionale ed esperienziale. Ed esperire significa toccare con mano, arricchendo il proprio bagaglio umano, cognitivo ed interpretativo. Così questo breve testo, pensato per tutta la famiglia, testimonia interconnessioni quotidiane tra persone di lingue, usi e costumi diversi, tentando di dare un contributo alla cultura del dialogo che profuma di scoperta. Il confronto interculturale è una prospettiva possibile e praticabile.
"E se un giorno dovessi andar via dalla mia terra, non per scelta o per necessità di studio o di lavoro, ma in seguito a eventi così gravi da costituire una probabile minaccia di morte, cosa porterei con me in solo due bagagli a mano, da preparare in massimo ventiquattro ore?" Questo è il quesito proposto dall'autrice come linea guida per una riflessione in chiave empatica, nello sforzo di immaginarsi al posto di chi è costretto a scappare a causa di guerre, persecuzioni o calamità. Sono nove, insieme all'autrice, le persone che hanno accettato l'invito di vestire il ruolo di "protagonisti" di una ipotetica fuga salvavita, situazione non del tutto improbabile considerando gli attuali esodi a cui stiamo assistendo. "Vogliamo leggere questo libro come un mettersi nei panni di - scrive mons. Gian Carlo Perego nella presentazione del volume - [...] e ci auguriamo che quanto proposto dall'autrice diventi non un esercizio di stile, ma uno dei tanti modi per essere compassionevoli, accoglienti e veri cristiani non solo di parole di pace e fratellanza, ma anche di gesti di carità".
Prefazione del prof. Luigino Bruni
«I giovani riscoprano la “vocazione” al lavoro-vocazione al lavoro, che è uno dei tratti della dignità umana, non c’è la vocazione alla pigrizia, ma al lavoro, il senso alto di un impegno che va oltre il suo risultato economico, per diventare edificazione del mondo, della società, della vita» (Papa Francesco – 14 dicembre 2015).
«Quando cerco di spiegare ai bambini il concetto di bene comune, ovvero quel tipo particolare di bene che ci tiene assieme, dico: “Quando fate una moltiplicazione e moltiplicate un numero per zero, che succede?” ; a questo punto, il bambino che ha studiato, risponde: “Diventa tutto zero”» (Mons. Fabiano Longoni).
«I processi di trasformazione non banali – come ci ha insegnato la storia – prendono il via sempre da una minoranza profetica. Gesù stesso iniziò con dodici persone umili, partendo dal basso e nel nascondimento. Dipende da noi: se stiamo nella storia da protagonisti positivi, tutto può migliorare in noi, vicino a noi, attraverso di noi» (Stefano Zamagni).
Dopo il successo del libro “Giovani Vangelo Lavoro”, esce questo secondo libretto sull’impegno del cristiano nel mondo del lavoro, perché il lavoro sia, come dica Papa Francesco, degno, solidale, partecipativo, libero, creativo e costruttivo.
Un libro davvero significativo!
Tra autobiografia e cronaca l'autore racconta le storie di tanti che vivono ai bordi delle strade in un "anonimato assordante". A quei tanti, incontrati nei suoi interminabili giri tra le piccole e le grandi città del nord del Paese, prova a dar voce, ricostruendo pezzo dopo pezzo la realtà viva e cangiante delle periferie dell'esistenza. Ne emerge un caleidoscopio di vite vissute nel vuoto della desolazione e della sofferenza, talvolta nella gioia del riscatto e dell'integrazione, sempre nella pienezza esistenziale di chi per spirito di solidarietà o per senso di giustizia dedica la propria vita a migliorare le condizioni di uomini e donne che il degrado urbano e l'indifferenza della gente hanno privato del loro diritto di cittadinanza.
La religiosità è una caratteristica imprescindibile dell'abruzzese emigrante. A Riano, nell'esperienza che è stata approfondita in questo libro, assume un'impronta quasi esclusiva. La chiesa è il perno su cui si snoda la vita della comunità abruzzese a Riano. La tradizione ed il folklore sono un attributo della devozione a San Gabriele. Questa condizione raggiunge i limiti di una scelta che si potrebbe definire "settaria" in cui la Frazione Belvedere si autodetermina non riconoscendosi appartenente alla comunità rianese. Da qui, non solamente in termini antropologici ma soprattutto sociali, politici e religiosi, si manifesta la nascita "naturale" del paese nel paese.
Breve riflessione sulla questione migranti da parte di uno degli uomini di Chiesa più importanti al mondo. Ogni persona costretta a lasciare la propria terra interpella la nostra umanità e la nostra capacità di essere solidali.
«Ho conosciuto da vicino il dolore dei profughi. È enorme, incommensurabile. Non possiamo abbandonarli al loro destino. Sono persone, non numeri»
Tra il 2014 e il 2015, con l'arrivo di decine di migliaia di persone dall'altra sponda del Mediterraneo, in Italia e in Europa, l'immigrazione è diventato il tema centrale in tutti i discorsi politici, ma anche in quelli quotidiani delle persone comuni e ovviamente della Chiesa stessa. Le conseguenze sociali prodotte da questo esodo, l'emergenza nella gestione dei richiedenti asilo e scelte politiche che creano tensioni tra la popolazione e rischiano di riportare il dibattito e la percezione sul fenomeno migratorio indietro di venti/trent'anni, ai primi arrivi. Le nuove migrazioni non ci devono far dimenticare, non devono oscurare ciò che è la realtà italiana e, più strettamente, della Diocesi di Bergamo. Una società, e quindi una Chiesa, multiculturale, plurilinguistica e multireligiosa che, talvolta con qualche difficoltà esasperata da politici populisti e media poco accorti, è già una realtà quotidiana. E per questo motivo che l'Ufficio per la Pastorale dei Migranti si preoccupa di animare e sensibilizzare parrocchie, oratori, realtà diocesane e non, per una cultura dell'accoglienza e dell'inclusione all'interno delle comunità cristiane. Tra le tante attività propone anche ricerche, studi e convegni. Parte di quanto realizzato durante l'anno pastorale 2014/2015 pensiamo possa essere utile anche al di fuori della nostra realtà locale o di chi ha già partecipato e seguito le attività organizzate dall'Ufficio.
Papa Francesco, il 6 settembre 2015, ha lanciato un appello alle parrocchie d'Europa chiedendo di accogliere una famiglia di profughi. La Chiesa italiana, già attiva da anni nell'ospitalità del forestiero, ha elaborato un apposito Vademecum per offrire indicazioni agili e aggiornate alle realtà ecclesiali che intendessero impegnarsi in questo ambito. Questo sussidio ripropone i punti salienti del Vademecum CEI accompagnandoli con testimonianze di parrocchie e famiglie accoglienti, con informazioni, interviste e brevi approfondimenti. Il tema è sviluppato in chiave divulgativa, con l'intento di rispondere alle più frequenti domande in materia. Dalla lettura emerge quanto l'accoglienza di profughi in famiglia o in parrocchia sia fattibile, non richieda capacità o risorse straordinarie e rappresenti una grande benedizione per chi la pratica.
Sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale sono due facce di un'unica medaglia. Ce lo ricorda con forza Papa Francesco: nell'enciclica Laudato si' propone il concetto di 'ecologia integrale'. Traendo dalla letteratura scientifica e istituzionale, il volume propone un percorso ove sostenibilità sociale e ambientale si intersecano e sovrappongono. L'opera è arricchita dal brillante inquadramento introduttivo di Giuseppe Chinnici, dalla Premessa problematica di Giorgio Nebbia, precursore della sensibilità ambientale, e dall'appassionata e lucida Postfazione di S.E. Mons. Filippo Santoro che, dopo aver toccato con mano le questioni socio-ambientali operando per tanti anni in Brasile, è oggi Arcivescovo di Taranto, un tempo perla della Magna Grecia e ora anch'essa linea di frattura socio-ambientale. Nel primo capitolo si prospettano i rischi ambientali e quelli socio-economici collegandoli all'imperante individualismo metodologico e invocando la ricostruzione di un modello olistico di conoscenza e azione in un nuovo umanesimo che contemperi individuo, società e natura. Poi si muove dalla natura verso l'uomo evidenziando le conseguenze del degrado ambientale in termini di impoverimento e disuguaglianze esasperate nella società. Il terzo capitolo va dall'uomo alla natura, mostrando i nessi principali in cui lo studio della povertà e della disuguaglianza si interseca con gli impatti sul sistema ambientale. Il capitolo finale sintetizza l'esempio di Dorothy Stang, martire della passione nell'uomo e nella natura, attiva per quarant'anni in Brasile a sostegno dei poveri coloni troppo spesso sopraffatti dai "rancheros" e paladina di metodi per l'uso sostenibile della foresta amazzonica, il "polmone della terra". Poco prima di essere trucidata con la Bibbia in mano dai sicari dei rancheros, Dorothy diceva: "Non voglio scappare e abbandonare la lotta di questi coloni senza protezione nella foresta. Hanno sacro diritto a una vita migliore, una terra dove possano vivere e produrre con dignità senza devastare". Dorothy è vero e proprio emblema francescano del coniugio tra sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale.
La Fondazione Beato Federico Ozanam - San Vincenzo De Paoli Ente Morale Onlus è nata nel 1999 per iniziativa della Società di San Vincenzo De Paoli e dei Gruppi di Volontariato Vincenziano allo scopo di promuovere la cultura della solidarietà sociale. Così come fece nel corso della sua breve vita il Beato Federico Ozanam, un intellettuale francese del XIX secolo, fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli, che si consacrò ai poveri e al volontariato e il cui messaggio, sempre attuale, ha raggiunto ogni angolo del mondo. Nel corso degli anni sono stati prodotti ricerche, studi, documenti e pubblicazioni sulla solidarietà sociale e sulla tutela dei diritti civili. Sono strati promossi convegni e seminari di formazione culturale e tecnica per animatori di volontariato. Recentemente la Fondazione si è fatta promotrice di incontri e dibattiti sui problemi sociali delle carceri, del disagio minorile e della violenza sulle donne. Gli studi e i saggi prodotti sono stati supervisionati da un autorevole Comitato scientifico composto da docenti universitari e da esperti con diverse competenze.
l testo è la testimonianza dell'autore, un sacerdote siciliano, che ha attraversato gli abissi dell'emarginazione, della sofferenza, ma anche della speranza. Sono esperienze sofferte e condivise con le persone incontrate sul ciglio della strada per le vie del mondo e testimoniano la sua sfida di accogliere nella propria vita il grido dei disperati, l'urlo degli emarginati, la domanda di aiuto dei malati. Queste situazioni di emarginazione, legate a droga, malattia, disabilità, povertà, criminalità, hanno generato in lui la decisione di aprire in Europa, Africa, America Latina oasi di ricostruzione delle persone ferite, laboratori di bellezza per la dignità perduta. L'autore riporta, con vivacità di comunicazione, fatti e vicende della sua vita, dalla giovinezza alla maturità, relativi ai suoi incontri, alle sue attività di assistenza e di recupero dei diseredati in molte parti del mondo, in particolare Brasile e Tanzania. Il libro diventa una provocazione per vivere la cultura del dono, uno stimolo per partecipare alla costruzione di una Chiesa povera, ricca di compassione e di misericordia. E vuole essere un atto d'amore verso i giovani che vivono all'interno della Chiesa e sentono la fatica di un deficit di Vangelo, perché lottino con forza contro un cristianesimo salottiero. E vuole anche rappresentare una mano tesa ricca di simpatia per quelli che si sentono estranei alla logica delle beatitudini, affinché grazie a una testimonianza convinta si sentano contagiati dall'amore.
La Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro onlus è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale, nata nel 1999 e riconosciuta Ente morale nel 2000, ha lo scopo di mantenere viva la memoria, il pensiero e l’azione esemplare e profetica di don Luigi di Liegro. Nei suoi 15 anni di vita ha sviluppato e promosso attività e progetti in Italia e all’estero per contribuire a migliorare le condizioni di vita e il benessere sociale di tante persone fragili e indifese. Questo volume raccoglie alcune riflessioni dei maggiori esponenti della Fondazione sulla vita e le opere e il pensiero di Luigi Di Liegro.