Il Decalogo è un testo fondamentale della tradizione cristiana. Ma come è possibile pretendere che un testo così antico abbia ancora rilevanza oggi, in un contesto sociale, culturale e valoriale molto diverso? Non si rischia di continuare a proporre, nel catechismo e nella predicazione, un pezzo d'antiquariato che non ha più alcun rapporto con la realtà? Provare a rileggere i comandamenti nel loro contesto anticotestamentario riserva però diverse sorprese circa la loro attualità e la loro efficacia. Con un linguaggio accessibile, questo libro offre le chiavi per comprendere i testi e i contesti del Decalogo, basandosi sui risultati della più moderna ricerca esegetica. Rivolto in particolare a quanti lavorano nell'ambito della pastorale, che potranno trovarvi spunti per rinnovare il loro approccio ai comandamenti, sarà utile anche a chiunque voglia interrogarsi sulla questione fondamentale di cosa può essere «bene» nella molteplicità delle esperienze che la vita ci pone di fronte.
Questo tratta di Etica sociale, o applicata, si pone l'obiettivo di individuare le implicazioni della vita buona, o felice, nell'insieme delle varie relazioni umane che costituiscono il tessuto della vita quotidiana, ovvero le reazioni famigliari, sociali, professionali e politiche.
Al fine di superare le carenze e i limiti dell'etica classica su questi temi, l'autore attinge spesso alla riflessione della filosofia personalistica che trae le sue radici nella filosofia kantiana ed è rappresentata da filosofi come Solovev, Guardini, J. de Finance, K. Wojtyla, Spaemann, Taylor, ecc.
La prima sezione del libro comprende un'esposizione riguardante la Storia della salvezza, dalla creazione fino al grande evento della seconda venuta di Cristo; la seconda abbraccia, invece, i diversi trattati dell'Introduzione generale alla Sacra Scrittura. Forse mai come negli ultimi decenni, da quando il Concilio Vaticano II promulgò la costituzione dogmatica Dei Verbum, la Bibbia ha suscitato un così vivo interesse presso un pubblico tanto vario ed esteso di lettori. Essa viene accolta con vero entusiasmo da cristiani e non cristiani, e addirittura da non credenti che vi scoprono un mondo nuovo e originale, per molti ignoto. Immediatamente però sorgono degli interrogativi: qual è il significato che emerge dalla lettura dei testi, ad incominciare dal racconto della creazione del mondo e dell'uomo? Cosa pensare dei racconti riguardanti guerre, violenze e altri del genere che sembrano perfino venire giustificati da un comando divino? La Bibbia è veramente un'opera divina o è soltanto un lavoro umano sottomesso alle vicissitudini del tempo e delle culture?