Siano perfetti nell'unità: è il desiderio del cuore stesso di Cristo, espresso ai suoi apostoli durante l'Ultima Cena. Il cammino dell'unità, il vero ecumenismo, non può esistere senza conoscenza reciproca. Ecco un agile manuale per iniziarne la realizzazione: il Cristianesimo pratico è un catechismo ortodosso scritto da una delle figure più eclettiche e importanti del mondo orientale, il metropolita Ilarion Alfeev, che si rivolge a quanti desiderano avvicinarsi alla fede, siano essi già battezzati o ancora lontani, a chi fatica a capire o non conosce le principali verità cristiane, a chi cerca una guida morale e di fede nel mondo contemporaneo. Un compendio di istruzione spirituale per cristiani ortodossi ma anche cattolici, accessibile e aperto, realmente adatto ai tempi moderni.
Nel corso del '900 nessun autore dell'antichità cristiana è stato oggetto di una riscoperta tanto intensa e appassionata quanto Origene (185-254 ca.). A ritrovare il maggiore interprete della Bibbia nella storia del cristianesimo hanno concorso, in particolare, figure come Henri de Lubac, Jean Daniélou, Hans Urs von Balthasar e Karl Rahner, tutte capaci di mettere in luce la sua eredità teologica e il suo messaggio spirituale. L'attuale stagione degli studi tende a dare risalto all'immagine di un Origene pensatore della libertà, talora rivestendo il maestro di Alessandria dei panni del filosofo. Come appare da questo volume, che riunisce ricerche di uno degli specialisti più noti, la fisionomia intellettuale e religiosa di Origene è più complessa e il nucleo essenziale lo si coglie pienamente solo tenendo conto che il suo cuore batte sempre per la Scrittura. Ripercorrendo la biografia dell'Alessandrino e il profilo della sua vasta opera con i suoi temi dominanti, emerge l'assoluta centralità della Parola di Dio e con essa il compito del suo interprete, chiamato a sondarne, per quanto possibile, tutta la profondità ai fini di orientare la vita del fedele e della comunità ecclesiale all'incontro con il Verbo divino, lo Sposo del Cantico. Non a caso questo ritratto di Origene, che riflette la sua vocazione di esegeta e maestro spirituale, ha trovato un'inattesa conferma nel 2012, grazie alla scoperta delle nuove Omelie sui Salmi in un manoscritto di Monaco. La raccolta di studi rispecchia la stessa ricchezza esegetica, teologica e spirituale dei nuovi testi dell'Alessandrino, di cui l'Autore ha diretto l'editio princeps.
Duplice è la novità assoluta di questo libro, a livello mondiale: prima traduzione in lingua moderna di queste due opere di Eliseo l’Armeno e prima edizione critica del testo. Per la prima volta si portano alla luce i tesori della letteratura armena, testimone di una spiritualità e di un’impostazione teologica originali.
In età patristica i commenti ai libri biblici di Giosuè e Giudici sono piuttosto rari. Spiccano quelli di Origene, a cui si rifanno più o meno direttamente tutti gli altri. Questi commenti di Eliseo sembrano ignorare l’opera di Origene. Riprendono piuttosto il metodo esegetico di Filone di Alessandria del quale Eliseo, come profondo conoscitore, assimila e rielabora il pensiero facendone mirabile esempio di esegesi cristiana. L’interesse di questi commenti sta proprio nella straordinaria originalità e autonomia rispetto ai coevi. Passi biblici del tutto o quasi ignorati dalla tradizione trovano in Eliseo un’attenzione inaspettata. A torto gli studiosi hanno trascurato queste opere ritenute “minori”: da questa parte del corpus eliseano emerge infatti una personalità di rara profondità teologica e grande spessore spirituale.
In una Orvieto divisa tra l'ortodossia e le spinte ereticali, tra il ricorso alla persuasione della ragione e la predicazione delle Crociate, san Tommaso decide di commentare il Libro di Giobbe, operando una scelta sorprendente rispetto alla prassi abituale. Per quale motivo? Mediante l'impiego di un metodo innovativo il presente studio cerca una risposta a questa opzione tommasiama. Il metodo intende rintracciare attraverso l'indagine microstoria e testuale, il clima interiore che anima l'autore e che inevitabilmente riverbera sottotraccia nelle sue opere.
Nelle raffinate argomentazioni dell'Aquinate, sostengono le autrici del saggio, il Libro di Giobbe si rivela utilissimo anche per coniugare i principi della teologia cattolica con riflessioni sulla condizione umana che appartengono alla letteratura, alla filosofia e a tradizioni culturali diverse, come quella giudaica e quella araba, costantemente presenti nello scenario e nel vissuto medievale.
In questo volume padre Tito Paolo Zecca, profondo conoscitore di santa Gemma Galgani, ricostruisce in modo documentato e ricco la storia di uno scontro, durato anni, tra santa Gemma e il diavolo. Chiappino - così Gemma chiamava il diavolo in modo pittoresco, beffardo e spregiativo - si è manifestato a lei in più forme e in più modi, per una guerra senza tregua, durata fino alla fine della vita della giovane, senza soluzione di continuità, senza esclusione di colpi e giungendo a compiere gesti e azioni clamorose, come tentare di bruciare i suoi scritti. Lei ha lottato a viso aperto, forte dell'amore di Cristo che vince ogni tenebra! La storia di Gemma e della sua lotta è importante anche per il nostro presente, perché il diavolo continua ad agire anche oggi: fa di tutto per ingannare, dividere e portare il male, come L'Autore chiarisce nella strana intervista che chiude il volume.
Il monastero di Glinsk, al confine tra Ucraina e Russia, risale alla fine del Sedicesimo secolo e fin dalla sua fondazione ha visto il fiorire di santi. Tra i principali spicca l'abate Filaret, vissuto in pieno Ottocento, quasi un figlio spirituale di quel san Paisij Velickovskij che rappresentò uno dei pilastri fondamentali per la rinascita del monachesimo ortodosso russo, e legato a san Serafino di Sarov, che riteneva il suo monastero una vera scuola di vita monastica. La vita di san Filaret, qui tradotta per la prima volta in lingua italiana, racconta infatti l'amore e il fervore, insegna l'obbedienza e la disponibilità all'azione divina. La narrazione è arricchita dai numerosi insegnamenti ai fratelli monaci e dal Paterikon, brevi note agiografiche sulle figure più fulgide che hanno coronato il monastero di Glinsk.
Il più consapevole contributo della spiritualità medievale alla teorizzazione dell'idea di amicizia. Aelredeo di Rievaulx (1109-1167) è la figura di maggior spicco del monachesimo cistercerse anglosassone. Educato all'amore per le Lettere, permeato di cultura biblica e agostiniana, discepolo fedele di san Bernardo, Aelredo pone il suo insegnamento sull'amicizia deliberatamente nel solco della tradizione, della quale però non esita a rivisitare in piena libertà i contenuti. Eco delle preoccupazioni spirituali del secolo XII e riflesso dell'animo dell'autore sul quale aveva esercitato una grande influenza la lettura del Laelius de amicitia ciceroniano, il De spiritali amicitia non è pertanto solo lo scritto più espressivo ed elegante dell'abate di Rievaulx ma rappresenta soprattutto il più consapevole contributo della spiritualità medievale alla teorizzazione dell'idea di amicizia.
Un agile compendio ortodosso sulle principali verità cristiane adatto per i nostri tempi.
Il Commento al Credo di san Tommaso d’Aquino è stato un vero best-seller del Medioevo, visto che a noi sono arrivati quasi 150 testimoni di manoscritti, cifra notevole. Eccelle per semplicità e sobrietà: non si perde in questioni oziose, non usa termini strani, ma illustra le verità fondamentali della fede in modo sintetico e con esempi e vocaboli efficaci, avendo a cuore l’intelligenza di chi vuole credere.
«La prima cosa necessaria a ogni cristiano è la fede, senza di essa nessuno può dirsi fedele cristiano. La fede, inoltre, produce quattro beni. Il primo è unire l’uomo a Dio, perché mediante la fede l’anima contrae con Dio una specie di matrimonio, come è scritto in Osea: Ti farò mia sposa per sempre... ti fidanzerò con me nella fedeltà (Os 2,21-22). Il secondo è introdurci alla vita eterna. La vita eterna, infatti, non è altro che conoscere Dio, come disse lo stesso Signore: Questa è la vita eterna: che conoscano Te, l’unico vero Dio (Gv 17,3). Questa conoscenza di Dio inizia ora per mezzo della fede, ma diventerà perfetta nella vita futura ... Il terzo bene è che la fede ci è guida nella vita presente. Infatti, perché l’uomo possa vivere rettamente è necessario che conosca le regole fondamentali della rettitudine. Ma se dovesse apprenderle tutte con lo studio, o non ci riuscirebbe mai o solo dopo molto tempo. La fede, invece, insegna tutto quello che è necessario sapere per vivere in modo buono ... E ciò trova conferma nel fatto che prima della venuta di Cristo nessun sapiente, nonostante tutti i suoi sforzi, riuscì mai a conoscere di Dio e delle cose necessarie per conseguire la vita eterna tanto quanto dopo la venuta di Cristo una semplice vecchierella sa mediante la fede. Perciò si dice in Isaia che la saggezza del Signore riempirà il paese (Is 11,9). Il quarto bene è che la fede è il mezzo per vincere le tentazioni ... Dice infatti san Pietro: Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede (1 Pt 5,8-9). ... Appare così evidente quanto sia utile la fede». Si tratta di un ottimo libro per introdurci all’Anno della fede.
Il presente volume contiene l’opera di Tommaso d’Aquino, il cui titolo latino tradizionale è: Collationes (expositio) in Symbolum Apostolorum. La traduzione è stata condotta sul testo critico messo a punto da Nicholas Ayo nel 1988.
Introduzione di Giorgio Maria Carbone O. P.
Traduzione di Pietro Lippini O. P.
Selezionati per la loro bellezza e ricchezza spirituale, questi testi di Ruperto di Deutz, prolifico autore del XII secolo, possono essere una finestra per scorgere la riserva di profonda sapienza per la vita spirituale di ogni credente in Cristo cui possiamo attingere accostandoci a questo autore. Attraverso il cammino delineato da alcuni dei temi più ricorrenti nella sua riflessione che parte dai testi biblici, e che mai può essere disgiunta dall'aspetto teologico, tale percorso giunge fino a presentare il rapporto del credente nella partecipazione più intima alla vita di Dio stesso, per trovare infine il suo compimento nel frutto della carità e dell'edificazione della comunità cristiana, e della chiesa tutta.
La ricerca presentata in questo volume segnala come le piaghe di Cristo possano aiutare ad esprimere alcuni elementi chiave della visione teologica di San Bonaventura, descrivendo la traiettoria di una rivelazione che dal traboccante cuore divino culmina nell'umiltà sofferente della Croce. Il testo, inoltre, indaga il motivo per cui proprio le stimmate divengano sigillo decisivo dell'esperienza spirituale di Francesco d'Assisi. La prima parte di questa ricerca è riservata all'analisi critica delle fonti bonaventuriane e della Scrittura, la seconda, tesa a individuare il contributo teologico di Bonaventura attorno alle piaghe, è articolata in due sezioni. La prima (descensus) si concentra prevalentemente sulla cristologia di Bonaventura, intendendo così il movimento di rivelazione e redenzione attraverso la kenosi della croce; la seconda (ascensus) si concentra sulle stimmate di Francesco; il titolo, infatti, richiama il percorso di ascesa a Dio che passa attraverso la conformazione a Cristo che Francesco ha compiuto in forma esemplare.
Un itinerario di discernimento con Agostino Moriar ne moriar - Che io muoia per non morire: cosi sant'Agostino, all'inizio delle Confessioni (1,5,5), esprime il suo desiderio di vedere il volto di Dio, e di essere pure disposto a morire per questo fine. Colpisce che l'inizio della sua lunga confessione coincida con la fine, con la prospettiva della vita eterna. Agostino, con il suo itinerario personale, e guida esemplare nel discernimento spirituale per un cammino di conversione, crescita e maturazione di ogni cristiano. Attraverso una serie di riflessioni su nuclei tematici da! particolare interesse, che muovono di preferenza dalle parole dello stesso Vescovo, questo Sussidio accompagna il lettore in un approfondimento storico, filosofico, teologico del pensiero agostiniano. Armando Genovese appartiene alla Congregazione del Missionari del S. Cuore. Professore ordinario di Patrologia presso la Pontificia Università Urbaniana, si e dedicato con particolare attenzione ad Agostino, alla ricezione del pensiero agostiniano nel Medioevo, all'esegesi patristica.
Autore di vari libri e articoli, seqnaliamo tra gli ultimi: "Come la formica" in ascolto del Simbolo apostolico, UUP 2017; La Teologia come prassi ai comunione negli Universae Theologiae elementa ai Antonio Genovesi, in Urbaniana University Journal 70/3 (2017), 177-215; La missione nei primi secoli cristiani, in F. Meroni — L. Sileo (edd.), Dalla Maximum Illud alla Evangelii Gaudium. Sull'urgenza della trasformazione missionaria della Chiesa, UUP 2021, 305-323: Il Cantico dei Cantici letto da Ambrogio e Agostino. Armonie e contrappunti, in E. Ghelfi (ed.), "Satis episcopaliter me dilexit". Ambrogio e Agostino, Milano 2021, 107-134.