Venezia, febbraio 2020. Il carnevale viene interrotto bruscamente e Francesco Zambon, veneziano e funzionario dell'OMS, mentre dalla sua finestra vede i turisti in abiti variopinti correre terrorizzati verso il primo vaporetto disponibile, riceve l'incarico di coordinare le informazioni che arrivano dall'Italia e che possono essere utili al mondo: il Covid-19 non è più un virus esotico, ha fatto irruzione in Occidente. Seguono settimane di lavoro forsennato, per provare a capire cosa stia accadendo nel nostro paese, perché tutti quei contagi, perché tutti quei morti. L'11 maggio il rapporto è finito, approvato dai vertici dell'OMS, stampato e pronto per essere divulgato. Potrebbe salvare molte vite. Ma qualcosa si inceppa e il 13 maggio il rapporto viene ritirato. Perché? Perché conteneva alcuni errori, dicono dai vertici dell'OMS. Ma la ragione è che rivelava un dettaglio fondamentale: il piano pandemico italiano non veniva aggiornato dal 2006, quindi era del tutto inadeguato. Ecco perché tutti quei morti. Ecco perché nessuno doveva sapere. Questa è la storia di un uomo solo, che ha denunciato e pagato in prima persona. Questa è una storia che ha fatto il giro del mondo, su cui le procure stanno indagando e che in queste pagine viene raccontata per intero per la prima volta. Nessuno sa quante vite sarebbero state risparmiate, ma tutti devono sapere quali sono state le omissioni, le coperture, le viltà che hanno reso il nostro paese così colpevolmente fragile.
Quante volte vi siete domandati se fosse il caso di prendere una medicina? E come vi state comportando per quanto riguarda il controllo della pressione e del colesterolo? Ci piacerebbe che questi dubbi avessero una risposta certa. Ma non è così. Gli atti medici sostenuti da dati inoppugnabili di ricerca in realtà non sono molti, per gli altri esistono solo indicazioni di massima che il medico deve adattare all'infi nita varietà dei casi individuali. In questo libro Daniele Coen ci accompagna attraverso i territori dell'incertezza in medicina, in un viaggio che parte dalle disavventure sanitarie di Raffaello e di Magellano per giungere alle domande ancora aperte sulla pandemia da Coronavirus. Si parla di osteoporosi e di ipercolesterolemia, di ipertensione, di organizzazione degli studi clinici e di interessi industriali. Nonostante le incertezze, conclude l'autore, è sempre possibile fare scelte ragionevoli basandosi sulle migliori evidenze disponibili e su una valutazione delle esigenze di ogni singola persona.
La pandemia da Covid-19 ha trasformato in modo profondo le nostre vite a livello individuale e collettivo. Per sua natura, infatti, ogni pandemia colpisce sempre una comunità nella sua interezza, o direttamente attraverso l'esperienza della malattia, o indirettamente attraverso la paura, le restrizioni alla libertà personale, le misure sanitarie decise dalle istituzioni e le conseguenze economiche, politiche e sociali. In questo scenario, è evidente che il significato della più grande campagna vaccinale nella storia contemporanea non può essere compreso in relazione alla sola dimensione medico-sanitaria. Con l'arrivo dei vaccini, infatti, si apre una nuova e importante fase al centro della quale si trovano alcune domande fondamentali che interrogano in modo diretto la nostra forma di vita attuale e i rapporti che legano tra loro politica, scienza, comunicazione pubblica ed etica. Quali valori, principî e procedure dovrebbero guidare lo sviluppo e la distribuzione di una risorsa scarsa e potenzialmente salvavita come un vaccino? Quali responsabilità e doveri abbiamo nei confronti di noi stessi, degli altri e della società in un momento di profonda crisi sanitaria ed economica? Contributi di: Evandro Agazzi, Marco Annoni, Enrico M. Bucci, Carlo Casonato, Lorenzo d'Avack, Alberto Giubilini, Manuela Monti, Telmo Pievani, Carlo Alberto Redi, Angela Santoni, Marta Tomasi.
Una nuova emarginazione, basata su diagnosi di disabilità trasformate in etichette di "diversità" irrecuperabile, è in pieno sviluppo nel nostro Paese e coinvolge un numero crescente di bambini e ragazzi. Le diagnosi più comuni, e più facili da rendere "etichette", si riferiscono ad abilità considerate oggi importanti anche in una prospettiva lavorativa, come leggere bene e relazionarsi con gli altri adeguatamente. Si tratta di dislessia e autismo, cui non di rado si aggiungono discalculia e iperattività. Spesso, infatti, si confondono ritardi di lettura con la dislessia, oppure si certifica l'autismo mentre si è di fronte a ritardi del linguaggio, depressioni, mutismo elettivo, o persino transitorie timidezze. Dietro la loro pretesa "oggettività", le diagnosi sbagliate nascono dall'importanza attribuita a determinati test e sono quasi sempre rese pubbliche, diventando marchi indelebili che definiscono il bambino, e danneggiano l'emotività sua e dei genitori compromettendone l'identità. Come può avvenire tutto ciò? Perché? E con quali conseguenze? Cosa ha portato all'esplosione di diagnosi, spesso senza fondamento, degli ultimi anni? A queste domande e a molto altro risponde Michele Zappella, con una chiarezza e una semplicità rara, preziosa e utile per tutti. La ricca casistica, la profonda esperienza clinica e di ricerca dell'autore, invita i genitori e gli educatori ad aprire gli occhi senza cedere al "fascino sottile dell'etichetta", e i professionisti a mantenere aggiornata la cultura specialistica sperimentando modi di approccio ai bambini che ne stimolino fantasia e creatività. Gli effetti possono essere sorprendenti!
La storia dell'umanità è costellata da terribili epidemie, capaci di mietere vittime a centinaia di migliaia - se non a milioni - e in alcuni casi di cambiare il corso degli eventi. Basti pensare a morbillo e vaiolo esportati dagli europei nel Nuovo Mondo, all'influenza spagnola, all'AIDS e all'ebola... Non stupisce, quindi, che i virus siano comunemente ritenuti un nemico subdolo e insidioso, capace di incutere paura anche più di guerre, carestie e disastri ambientali. Eppure, tra gli elementi in grado di scatenare malattie, essi sono i più piccoli e "indifesi": incapaci di vivere e replicarsi senza un ospite. Possibile che il loro successo evolutivo sia legato solo alla distruzione degli organismi in cui si installano? A ben guardare, una visione del genere è limitata e fuorviante: la scienza sta ormai dimostrando che, nella storia della vita sul nostro pianeta, i virus devono aver svolto numerose e importanti funzioni. In fondo, parte cospicua del nostro DNA è fatta di retrovirus, e persino la formazione della placenta è qualcosa di cui siamo debitori a tali entità. Con la precisione del ricercatore, la passione del vero scienziato e l'abilità divulgativa, Guido Silvestri ci mostra un modo nuovo di guardare al rapporto virus-uomo, in cui alla contrapposizione netta si sostituisce un modello in equilibrio tra "aggressione" e "convivenza", tra "pericolo" e "vantaggio". Perché solo smettendola di riversare categorie morali su fenomeni biologici, iniziando a pensare con curiosità e a porsi domande senza pregiudizi, potremo permettere alla parte razionale della nostra mente di leggere il meraviglioso libro della natura spalancato davanti a noi.
I frequenti cambiamenti di stato d'animo di Mussolini apparentemente non hanno alcun legame né rispetto ai fatti esterni né rispetto al suo stato di salute. I suoi scritti e i suoi discorsi lasciano trapelare poco questa variabilità interiore, tranne che nell'incitazione all'odio di un notissimo discorso del dicembre 1942. Questo libro fornisce un aiuto psicologico all'interpretazione storica, con una lettura piacevole e interessante e un supporto notevole alla ricerca.
«Anche se il Servizio Sanitario Nazionale è stato fondamentale per la lotta alla pandemia - guai se non ci fosse stato - la tragedia del Covid-19 ha rappresentato una scossa che ha evidenziato molte carenze e ha suggerito a tutti la necessità di un futuro diverso. Per queste ragioni il SSN ha bisogno di una revisione che forma l'argomento di questo libro. Una revisione che rappresenta un sogno, il sogno di tutti i cittadini: ma bisogna sognare per ottenere grandi risultati...». Silvio Garattini, scienziato e farmacologo di fama, presenta un ampio spettro di proposte concrete per cambiare il nostro SSN e spiega al grande pubblico come dovremmo immaginare il futuro della nostra salute.
In un reparto di terapia intensiva neonatale si incontrano tante storie: ad esempio, quella di Giulio, Giada e Ginevra, gemellini nati da una mamma single e ostinata che non ha voluto rinunciare al proprio sogno di maternità. Oppure la storia a lieto fine di Steve, venuto al mondo dopo sole 23 settimane di gestazione con un peso di 600 grammi e una gran voglia di vivere. O ancora, la nascita di Dario, bambino paffuto e in buona salute abbandonato dalla madre perché figlio di un adulterio. Le cullette di questi bambini diventano uno straordinario osservatorio del nostro mondo e delle sue nuove sfide: Mario De Curtis e Sarah Gangi - rispettivamente già direttore della Neonatologia al policlinico Umberto I di Roma e psicologa della stessa struttura - ci raccontano di nuovi modelli di famiglia, di dilemmi etici di fronte a cui si trovano medici e genitori, di multiculturalità, di situazioni di disagio, ma anche delle straordinarie capacità del nostro sistema sanitario e della lezione di umanità che ci regalano i neonati, esseri deboli e fragili, che dipendono totalmente da chi si prende cura di loro. Le lettrici e i lettori condivideranno con i genitori dei piccoli protagonisti emozioni, paure e gioie e disporranno di utili strumenti informativi su quella delicata fase della vita di una coppia che è la nascita di un figlio.
Questo volume si rivolge a coloro che si apprestano a partecipare all'esame di abilitazione alla professione di Chimico. Il volume è aggiornato anche alle procedure di urgenza di intervento contro il Covid 19. Il volume è corredato della prefazione del Pres. Mario Balzanelli, di SIS 118.
Questo saggio esplora ampiamente e nella forma scientificamente più aggiornata la storia delle malattie epidemiche che hanno colpito il mondo, l'impatto sulle popolazioni e i costi in termini di vite umane. L'Autore spiega come i focolai infettivi di massa, dalla Morte Nera alla più recente Sars, abbiano inciso sulle società del passato e le abbiano plasmate in maniera significativa. In uno stile chiaro e accessibile, sorretto da una straordinaria vena comparativa, Snowden illustra i modi in cui le malattie non hanno solo influenzato la scienza medica e la salute, ma hanno anche reindirizzato i percorsi di arte, religione, storia intellettuale e delle guerre. Questo libro è dunque un'indagine multidisciplinare della storia medica e sociale delle principali epidemie emerse nel corso della storia. Molti i temi affrontati, quali l'evoluzione della terapia medica, la letteratura sulla peste, la povertà, l'ambiente e l'isteria di massa. Oltre a fornire una prospettiva storica sulle malattie come il vaiolo, il colera e la tubercolosi, Snowden esamina le ricadute di recenti epidemie come l'HIV7AIDS, la SARS e l'Ebola e la questione della preparazione del mondo alla prossima generazione di malattie.
Questa edizione è aggiornata all'insorgere del Covid-19 nel mondo e, in particolare, all'evolversi della pandemia in Italia, dove l'Autore si trovava al momento del lockdown generale del marzo 2020.
Frank M. Snowden
Professore emerito di storia e storia della medicina alla Yale University e specialista di storia d'Italia nel XX secolo, ha concentrato le proprie ricerche sulla storia del latifondo meridionale e sulla Napoli di inizio Novecento. Tra i suoi libri precedenti: La conquista della malaria: Italia, 1900-1962 e Napoli al tempo del colera, 1884-1911.
All'ospedale psichiatrico parigino della Salpêtrière, di cui diventa direttore nel 1862, Jean-Martin Charcot non incontra delle semplici pazienti, ma le «quattro o cinquemila donne infernali» che gli serviranno da materia prima per teorizzare sulla follia. Tra quelle mura egli troverà la fama inventando quel particolare tipo di disagio, tutto femminile, che chiamerà «isteria». In questo volume, arricchito da 108 immagini d'archivio, Georges Didi-Huberman rivela le pratiche mediche e le «messe in scena» a cui i medici sottoposero le cosiddette isteriche. Un saggio fondamentale che si muove con disinvoltura tra la storia della mentalità, della psichiatria e della fotografia.
Fin dall'antichità il fegato è considerato un organo di grande rilevanza. Sede di sentimenti e passioni per i Greci, secondo Etruschi e Romani il fegato di animali era la chiave per interpretare il volere degli dei riguardo al futuro. La scienza, in seguito, ha confermato il suo ruolo strategico: il fegato è il più importante «laboratorio» del nostro organismo, perché porta in sé le tracce delle nostre abitudini e può preannunciare la vulnerabilità del nostro corpo rispetto a patologie future.
Organo tra i più complessi, il fegato non finisce mai di sorprenderci: continuiamo infatti ad apprendere nuovi dettagli sul suo funzionamento. Grazie allo studio della bile, ad esempio, abbiamo oggi una nuova visione dell'apparato gastroenterico, animato da un fitto scambio di segnali che ci consente di valutare fegato e intestino non più come entità a sé stanti, ma come un unico organo. Inoltre sappiamo che il fegato svolge un ruolo centrale nel metabolismo, è un «altruista» che sintetizza molecole utili per tutti gli organi, neutralizza sostanze tossiche, contribuisce a salvaguardare il benessere fisiologico e a mantenere in equilibrio il nostro corpo.
Tra i suoi compiti principali vi è quello di somatizzare le disfunzioni e i danni causati da infezioni, abuso di alcol, fumo, farmaci e grassi nell'alimentazione. Perciò, se intossicato, anche il fegato rivela sintomi di sofferenza: calcoli biliari, ipercolesterolemia e cirrosi sono solo alcune delle possibili manifestazioni del suo malessere, che possono contribuire all'insorgenza di malattie quali epatiti, «fegato grasso», NASH e cancro. Oggi, per fortuna, grazie al progresso tecnologico, abbiamo a disposizione strumenti che ci offrono la speranza di sconfiggere tali patologie con prevenzione, procedure all'avanguardia e personalizzazione delle cure. Eppure, non dobbiamo dimenticare che basta modificare il nostro stile di vita spesso errato, prediligere una sana alimentazione e praticare attività fisica per permettere al nostro fegato di svolgere la sua funzione primaria: prendersi cura di noi.
Antonio Moschetta è medico, professore ordinario di Medicina Interna all'Università Aldo Moro di Bari. Dottore di ricerca in epatologia presso l'Università di Utrecht, è stato allievo del premio Nobel Al Gilman presso lo Howard Hughes Medical Institute di Dallas. È titolare del progetto di ricerca AIRC sul metabolismo dei tumori e la regolazione genica. Autore di numerose pubblicazioni, ha ricevuto riconoscimenti internazionali come il Richard Weitzman Award a Chicago, il Rising Star in epatologia a Vienna, il David Williams Award a Vail (Colorado) e l'European Lipid Award a Göteborg. Da Mondadori ha pubblicato Il tuo metabolismo (2018) e L'intestino in testa (2019).