Rivista mensile di informazione e formazione apologetica, n. 116/settembre-ottobre 2012.
Nei secoli l'Africa è sempre stata il terreno di scontri e di convivenze forzate, che hanno generato violenze e mantenuto il continente in uno stato di potenziale esplosività, come testimoniano i fatti recenti della Primavera Araba. Questo numero vuole invece scoprire il continente africano come il cuore dell'incontro culturale. Un incontro che segue due direzioni: da un lato, quella degli emigranti che sbarcano a Lampedusa, ad esempio, o che costruiscono narrazioni per richiedere asilo allo Stato italiano; dall'altro, quella degli italiani che in Africa ci sono andati da colonizzatori e oggi ci tornano per progetti di cooperazione. A testi di italiani espulsi dal regime di Gheddafi fanno da contraltare un'intervista sui respingimenti di migranti nel Mediterraneo, autobiografie inedite, analisi antropologiche. L'Africa è "un pianeta sconosciuto", secondo Joseph Conrad, che si può capire soltanto se ci si mette in ascolto.
"Rileggendo il mio libro, mi rendo conto della potenza di Dio su di me e di come essa abbia agito. Lunghi anni di preparazione, di sogni, di visioni, di attese, di domande e risposte, d'incontri e di chiamate, fin quando il terreno è maturato e diventato fertile, pronto per la semina, un terreno forte e verace come la mia terra natale. La mia testimonianza personale e individuale, cioè la mia storia, è fatta di un Dio vivo, di una Santissima Trinità nella sua pienezza che mi parla, che mi osserva, che mi porta a pensare bene, a fare bene e dire bene, che mi parla di Gesù. Questo lo devo anche al fatto che sono cristiana e che ho sempre vissuto in un contesto cristiano. Lo devo al mio padre spirituale, che ripetutamente mi ha spronato a scrivere, e di questo gli sono grata in eterno. Ma ciò che il mio cuore vive e di cui il mio spirito si nutre, non sono cose di questo mondo. Solo Dio stesso può soddisfare la mia fame e sete di Lui."
Rivista mensile di informazione e formazione apologetica, n. 113/maggio 2012.
"Rendere lode" e "rendere grazie" sono da sempre cifre del rapporto creaturale; lode e grazia sono come la trama e l'ordito di un unico tessuto religioso in cui si riconosce come la propria vita sia risposta grata al dono ricevuto. Cuore grato, titolo del presente quaderno, è espressione sintetica che ci pare possa raccogliere la sovrabbondanza che la dimensione del cuore ha catalizzato nella storia della spiritualità cristiana. Ciò consente, peraltro, di orientare e filtrare una comprensione della presente temperie – culturale, sociale, politica, religiosa – per essere aperti a quella accoglienza del futuro che contrassegna la creatura nella relazione con il suo Creatore. Riscoprire questo è addentrarsi nella filigrana dell'esistenza ed è già un primo passo fondamentale. Sin da quando si è bambini, si impara a dire "grazie"; poi ci si scopre "essere grazie" o "essere grazia": la gratitudine è un tratto che cresce e che si affina nell'arco del tempo della vita. La devozione al Sacro cuore, che ha conosciuto nell'epoca moderna un crescente consenso e che per non pochi aspetti e modalità parossistiche ha pure provocato una sorta di sua messa in sonno, va tenuta presente, a parere di chi scrive, per la sua efficacia espressiva, che si rende evidente nella relazione Dio-uomo, così come ci è stata rivelata da Gesù
Cristo. Tale è la luce che promana, che non può essere distorta dal devozionalismo. A voler essere essenziali, l'aggettivo "grato" è pleonastico: nella tradizione biblica sono le qualificazioni negative del cuore che fanno la differenza – si pensi all'espressione: «Cuore di pietra» –. Meditare, dunque, su ciò che l'espressione "cuore grato" evoca significa compiere una traversata che passa per una rilettura di tematiche relazionali, bibliche, liturgiche, esperienziali, sociali e politiche per poi gettar luce sulla nostra condizione attuale, affinché ciò che nella liturgia sia eucaristica sia "delle ore" è del tutto evidente possa ritornare ad essere il pulsare del credente oggi.
Il raccordo tra Bibbia e archeologia è di fondamentale importanza per la ricerca toponomastica, ovvero il collegamento tra luoghi citati dalla Bibbia e la loro reale ubicazione con eventuale cambiamento del nome nella attuale località. Questo numero della rivista espone l'apporto offerto dall'archeologia agli studi biblici, soffermandosi in particolare sui grandi personaggi della Storia della Salvezza, rivisitati nel contesto geografico della loro esistenza. Completano il numero le consuete rubriche Studi biblici e Bibbia e cultura con le sue suggestioni in campo musicale e letterario.
Questa pubblicazione costituisce il nuovo Ordo per l’anno 2011-2012 secondo l’antica forma del Rito Romano, in conformità con le Lettere Apostoliche “motu proprio” del Sommo Pontefice Benedetto XVI.