Partendo dall'idea che l'architettura sia un'arte infelice, cui risulta inattingibile la "facilità" diretta con cui agiscono pittori e scultori, il libro affronta la questione del disegno assumendola come elemento costitutivo dell'ideale altrove di natura persino letteraria, nel quale la sostanza umanistica dell'architettura si traduce nella libera definizione di programmi, utopie, fantasie, narrazioni che fanno del foglio disegnato la pagine di un libro non scritto, ma, appunto, disegnato.
Emilio Tadini ci accompagna alla scoperta di cinque capolavori della pittura: L'orchestra dell'Opéra di Degas, La stanza del pittore a Arles di Van Gogh, Le bagnanti di Cézanne, Les Demoiselles d'Avignon di Picasso e L'autoritratto con sette dita di Chagall. Sono cinque opere assai diverse tra loro, che contengono e implicano molte altre pitture possibili, offrendosi allo sguardo come fonti inesauribili di scoperte e rivelazioni: dipinte nel momento in cui si afferma il "moderno", assommano in sé molte caratteristiche dell'arte del passato e prefigurano quella del futuro.
Questo manuale ha lo scopo di individuare e moltiplicare modi non tradizionali di guardare l'opera d'arte, di far nascere curiosità nei ragazzi e impostare esercitazioni pratiche di laboratorio. Le 13 unità didattiche, con oltre 500 immagini e numerosi esercizi di visualizzazione e percorsi di ricerca, sono divise ciascuna in esercizi "al museo" ed esercizi "in laboratorio", propedeutici o successivi alla visita vera e propria.
Una raccolta di scritti che ha la ricchezza di un repertorio di immagini, dove convivono i quadri di Rubens e di Alma-Tadema, gli affreschi pompeiani e le mostre fotografiche più provocatorie, l'esotismo delle giapponeserie e la ritrattistica russa: questi "incontri", così variegati e policromi, non rappresentano una mera giustapposizione di temi, ma confermano un gusto polivalente e una cultura onnivora, che sa tradursi in forma di saggio. Rinnovando una tradizione che ha nobili precedenti nelle lettere italiane, ma i cui esempi di valore si fanno sempre più rari, "Mai di traverso" è un susseguirsi di illuminanti 'aperçus' in cui sarebbe vano cercare un filo conduttore puramente contenutistico. L'origine occasionale di gran parte di questi scritti non deve far pensare a essi come a semplici cronache o a resoconti, sia pure eruditi. Le ricognizioni di aspetti nuovi della cultura figurativa contemporanea (si pensi al saggio su quei "templi moderni" che sono i cinema o a quello sulla grafica dei dischi jazz e pop) e le ricostruzioni storiche, condotte con attenzione alla storia delle idee e del costume, sono sempre sorrette da un giudizio critico.