Il Cristo nascente dimora in ogni interiorità umana. Ci sono semi di divinità disseminati ovunque. Gesù di Nazaret venne a svegliarci e da allora sta albeggiando, nonostante il nostro intorpidimento.
fare del bene e anche del male. Ogni dono, infatti, può essere ricevuto e utilizzato in modo adeguato, oppure manipolato, strumentalizzato e anche non accolto. Il problema non sta, ovviamente, nella Bibbia ma in coloro che la leggono, negli strumenti che utilizzano, negli atteggiamenti che li muovono, negli scopi che si prefiggono. Sapienza, cambiamento di mentalità e personalizzazione sono tre ingredienti fondamentali per lasciarsi trasformare dalla Sacra Scrittura, per lasciarsi servire da essa, ed evitare, invece, di servirsene "a proprio uso e consumo". Cinque studi di esperti biblisti propongono un percorso al servizio di ogni persona che desidera accostarsi con frutto alle pagine bibliche. Prefazione di Mons. Claudio Cipolla.
Facendo riferimento anche alle proprie esperienze oniriche, Comolli esplora le narra-zioni dei sogni e delle ore notturne presenti nella Bibbia: vi troverà quelle parole che la sera ci aiutano a chiudere sereni gli occhi, e a riaprirli di nuovo sereni al mattino. Sono passi biblici che ci dischiudono un mondo nuovo: la meraviglia inattesa del sonno pa-cificato e luminoso. «Esiste una sapienza biblica del buon dormire, una via biblica del coricarsi in pace, disponendosi a ricevere sogni di vita. Insegnamento tanto più prezioso in un'epoca come la nostra, in cui facilmente si dorme troppo poco e anche male, spesso agitati dall'ansia, spesso acquietati soltanto da un sonnifero potente. Mentre nelle Scritture troviamo parole che la sera ci aiutano a chiudere sereni gli occhi, per riaprirli di nuovo sereni al mattino. Occorrerebbe allora andarle a cercare con attenta calma, sia nell'Antico Testamento, sia nel Nuovo Testamento. E forse ne vale davvero la pena. Perché una volta disposte finalmente l'una accanto all'altra, tali parole ci dischiuderanno un mondo nuovo: la meraviglia inattesa del sonno pacificato e luminoso, dei sogni così rigeneranti e speranzosi e consolanti, da farci supporre che siano stati inviati a noi dallo Spirito stesso del Signore». (Giampiero Comolli)
Nella Lettera Apostolica Desiderio Desideravi, promulgata il 29 giugno 2022, Papa Francesco esprime l'«ardente desiderio» che la liturgia non rimanga relegata agli esperti e a pochi addetti ai lavori, ma possa essere sempre più conosciuta, amata e vissuta da tutto il popolo di Dio. Sollecitati da questo testo, ci si è proposti di andare alla radice della questione e ci si è chiesti: ha ancora senso oggi, in un contesto sempre più segnato dalla secolarizzazione e dallo svuotamento delle chiese, parlare di liturgia? È ancora, il nostro, un tempo per celebrare? Sollecitati da queste domande provocatorie ma quanto mai pertinenti, un biblista che studia da anni tale ambito specifico e uno dei teologi e compositori più noti e apprezzati mettono a fuoco quelle che sono le componenti fondamentali del culto ebraico e cristiano, per rimarcare come oggi più che mai la dimensione liturgica non si collochi al di fuori della nostra vita, ma ne costituisca per tanti versi la parte migliore e più autentica.
“Coloro che si sforzano di purificare le loro anime, non solo possiedono in abbondanza del pane e dell’acqua spirituali, ma hanno a loro disposizione della carne: Il cibo solido è adatto agli uomini maturi (Eb 5,14), come insegna l’Apostolo, e come anche ha preannunziato Mosè parlando al popolo: Santificatevi prima di domani e mangerete carne (Nm 11,18). Le carni prefigurano il corpo divino, quello di cui si cibano i credenti nella Chiesa e la santa conoscenza dei cristiani, che è superiore a ogni scienza.“ (Al Vescovo Silvano, 99)
"Dopo aver trattato del padre e della madre nella Bibbia, ci proponiamo di analizzare il tema della coppia sposo-sposa (il marito-moglie), ed anche nozze, sempre nel panorama biblico.
A questo argomento ci inducono le forti implicante simboliche, terrene e spirituali, civili e religiose, del Primo e Secondo Testamento" (dall'Introduzione).
La novità di questo nuovo libro dell'autore si trova nell'indicazione grafica dei versetti citati e la loro indicizzazione alla fine del volume.
Da alcuni decenni si vanno moltiplicando i gruppi e le associazioni che fanno riferimento allo Spirito Santo, lo Spirito di Dio. Comune denominatore è l'esperienza "Spirituale". Non interessa tanto sapere che esiste lo Spirito, o definire la sua identità; ciò che si desidera è sentire, percepire gli effetti della sua presenza e delle sue ispirazioni, insieme con la volontà di individuare i doni concreti con i quali lo Spirito agisce nelle comunità. Allora diventa urgente un discorso sullo Spirito Santo. Ma come farlo? Nelle pagine del libro a parlare è soprattutto la Parola di Dio, in particolare il vangelo di Giovanni, per riandare all’esperienza "Spirituale" fatta da Gesù e dai suoi discepoli. Si aprirà davanti un panorama affascinante, vasto, e a tratti anche sconosciuto; uno sguardo che permetterà di cogliere i vari risvolti della figura dello Spirito Santo che, come afferma la fede cristiana, è "Signore e da la vita".
Se per il mondo ebraico Mosè è «il nostro maestro», per il pensiero dei Padri della Chiesa rimane una figura centrale. Il libro raccoglie e analizza le principali testimonianze del mondo ebraico antico e della Chiesa delle origini mostrando i punti di convergenza delle interpretazioni dell'uno e dell'altra. Il patrimonio scritturistico condiviso dà vita a un dialogo interpretativo interessante e fecondo. L'autore adotta la vita di Mosè come filo conduttore facilitando la lettura dell'opera. Emergono osservazioni che aiutano ad andare oltre la cortina del testo e a cogliere aspetti teologici e spirituali di rilievo, anche per l'oggi.
Questo nuovo sussidio ha il compito di condurre e indicare il cammino a quanti vivono l'esperienza dei Gruppi d'ascolto alla riscoperta della terza ed ultima parte del Vangelo secondo Matteo che ha accompagnato questi anni così difficili, a partire dall'inizio della pandemia all'attuale situazione in cui il perdurare della guerra e l'emergere di tanti segni di crisi (a livello politico ed economico ma anche ambientale ed alimentare ecc.) aumentano preoccupazioni ed interrogativi che si riflettono sulla vita delle persone e delle comunità. Ma proprio le caratteristiche del nostro tempo - di fronte ai "poteri", alle ideologie e al "senso comune" del mondo - possono ravvivare il bisogno e la necessità di ritornare di nuovo al "primato di Dio", che sempre parla al suo popolo, chiede d'essere ascoltato e dona la sua grazia di salvezza. Si tratta, insomma, di "rendere a Dio quello che è di Dio" (cfr. Mt 22,21), come dice Gesù stesso in una delle icone previste durante il percorso. C'è, quindi, da riprendere in mano il "primato della fede" [...]. Sì, perché il nostro accostarci alla Parola e qui, sommamente, al Vangelo che è la Persona stessa del Signore Gesù, non è mai un esercizio intellettuale o puramente culturale; è sempre un momento di grazia, una lettura ed un ascolto "credente" per crescere ogni giorno di più in quella confidenza ed intimità "in Cristo" e nel suo Vangelo che ci permette di dare senso e valore alla nostra esistenza e a tutti gli eventi, grandi o piccoli, che la caratterizzano. [dalla Prefazione di Francesco Moraglia]
Ogni anno, in queste quattro settimane che ci separano dal Natale, i testi liturgici ci ricordano che Cristo "viene incontro a noi in ogni luogo e in ogni tempo perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell'amore la beata speranza del suo regno". In queste pagine ho raccolto delle brevi riflessioni sui vangeli feriali del tempo di Avvento. È un sussidio che prende le mosse dalla richiesta di sacerdoti, religiosi e fedeli laici, desiderosi di vivere l'anno liturgico con tutte le sue ricchezze. La meditazione quotidiana della Parola di Dio ci aiuti ad andare incontro al Cristo che viene.
Con l'aiuto della sociologia e, in generale delle scienze umane, la comprensione della parola di Dio può trarre grande beneficio, poiché il radicamento nelle «cose della terra» nutre i percorsi di crescita verso la sapienza delle «cose del cielo». E così, muovendosi tra poteri e istituzioni, leggi e consuetudini, fede e società, il volume legge alcune pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento con l'aiuto di categorie tratte dalla sociologia. L'intento non è sovrapporre una disciplina a un'altra, bensì esplorare una relazione che si rivela feconda per la teologia e per la pastorale.
Ciò che si sa di Gesù lo si deve alla testimonianza personale dei suoi più stretti seguaci. L'impatto della sua figura su di loro fu molto vario, i Vangeli ne sono chiara testimonianza. Questo multiforme effetto non si è esaurito nel primo cristianesimo ma si è prolungato lungo i secoli. Quando il senso di un singolo passo biblico diventa nostro al punto che un lettore può non solo comprenderlo, ma anche sottoscriverlo, diffonderlo, e quindi viverlo, solo allora viene raggiunta quella comprensione cui tendono i testi biblici stessi. Per un credente infatti, Gesù non è solo una figura del passato; noi siamo discepoli del presente e nelle nostre Chiese oggi dovrebbe poter rifulgere ciò che più attrae e affascina della sua opera. Prefazione di Giuseppe Ghiberti.