"NATO DA DONNA, NATO SOTTO LA LEGGE": IL NATALE SECONDO SAN PAOLO
PAPA FRANCESCO, I VACCINI E LA SALUTE GLOBALE
LA CRISTOLOGIA DEL FIGLIO DELL’UOMO
DAL SEME ALL’ALBERO
"SERVIRE, ACCOMPAGNARE, DIFENDERE"
MEDIO ORIENTE TRA PANDEMIA E CRISI PETROLIFERA
IL GOVERNO NELLE ASSOCIAZIONI DI FEDELI DI DIRITTO PONTIFICIO
LA "CHIAREZZA" TEOLOGICA DI EBERHARD JÜNGEL
ARIAFERMA di L. DI COSTANZO
Questo strumento vuole essere un tentativo di risposta al desiderio di preghiera e di interiorità espresso da molti in un mondo frammentato e caotico. Nasce dall'esperienza fatta in questi anni in cui assistiamo ad un crescente desiderio di riscoperta di una fede che non sia una vaga appartenenza culturale.
Partendo dalla Parola di Dio della liturgia eucaristica del giorno, la rivista offre un semplice percorso di spiritualità particolarmente adatto ai laici, ma apprezzato da sacerdoti, religiosi/e, missionari, vescovi.
Non vogliamo guardare al microscopio la famiglia e le sue dinamiche, ma aprire uno squarcio nell’orizzonte grande che la fa respirare. La famiglia, fragile e insostituibile. Il tentativo che denunciò Hannah Arendt di «proteggere gli affari umani dalla loro fragilità» oggi non è pensabile, perché l’onda lunga della pandemia li ha travolti. In questi mesi, tra le mura di casa è successo tutto: il lavoro, lo studio, una convivenza a cui non si era abituati. Si è abbracciato il dolore e raccolto le gioie, si sono scoperchiati i legami, consumati nella pretesa reciproca o ridonati. Le immagini più lievi sono quelle di papà e mamme in call di lavoro, ai fornelli, con un figlio in braccio. Mentre le fatiche più buie non sempre si vedono o si raccontano. Ci si è trovati «messi a nudo», «ridotti all’osso», come raccontano le testimonianze in questo numero, dedicato a un luogo che, per sua natura, è straordinario nell’ordinario.
Oggi vedere una famiglia lieta è un evento. Perché, ora più che mai, risalta la cruda alternativa di sempre: «Dalla natura, il terrore della morte. Dalla grazia, l’audacia», secondo l’espressione di san Tommaso, a cui seicento anni dopo fece eco Charles Péguy: «Per sperare bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia».
Una grazia che non ha nulla di incantato. Quando si parla di famiglia o è una grazia concretissima, spudorata e paziente, oppure non è. Le storie che troverete non sono di famiglie eroiche, ma di famiglie che da sole non esisterebbero: sono generate da quell’orizzonte che è un amore più grande sperimentato nella comunità cristiana. Ne scorgiamo gli effetti: qualcuno che ha la quota di fiducia necessaria per decidere di “fare famiglia” – di sposarsi, mettere al mondo dei figli, addirittura accogliere quelli di altri –, che ha l’audacia non solo per cominciare, ma soprattutto per continuare, portare avanti, anche quando vengono meno i soldi, la salute o la routine diventa soffocante. Dal perdono quotidiano fino all’esperienza di una giovane coppia che non riesce ad avere bambini, eppure è aperta alla vita, e aiuta a cogliere il cuore anche della famiglia più numerosa: «L’incontro di un uomo e di una donna non può essere definito dallo scopo esclusivo di avere dei figli», dice Giussani: «Ma innanzitutto dall’essere compagnia al Destino».
È solo in questa prospettiva infuocata, della persona in cammino per il suo compimento, che si rigioca instancabilmente la partita anche per la famiglia: si cerca una compagnia oltre la propria casa per poter amare, le ferite non si chiudono ma aprono a un vivere più autentico, e tutto questo sfida i pensieri e le paure perché esiste, è possibile.
«È ragionevole rischiare? Dipende da quello che hai incontrato», diceva Julián Carrón agli Esercizi della Fraternità di CL che si sono appena svolti, trasmettendo una pienezza di vita che cresce se attraversa tutto: non ti nascondi e non censuri, perché affrontando quello che succede puoi verificare l’utilità della fede per vivere. Per il bisogno di andare oltre l’apparenza.
Di toccare con mano «se c’è il nulla o l’essere».
- Elezioni amministrative italiane
- Clima e politica alla Cop26
- La fondazione del Partito nazionale fascista e i cattolici italiani
- Il premio Nobel per la pace 2021
- I giochi paralitici
- Lo spirito dei Sinodi
- La Germania dopo le elezioni
- Israele dopo Netanyahu
- Il discernimento spirituale
- Eric Rohmer
Un sussidio semplice e immediato per seguire le letture e le preghiere della Celebrazione Eucaristica. Pensato sia per chi partecipa quotidianamente alla Santa Messa sia per coloro i quali, non potendovi partecipare ferialmente, desiderano, tuttavia, accostarsi alla Parola di Dio proclamata in quel giorno nelle assemblee liturgiche.
Un sussidio semplice e immediato per seguire le letture e le preghiere della Celebrazione Eucaristica. Pensato sia per chi partecipa quotidianamente alla Santa Messa sia per coloro i quali, non potendovi partecipare ferialmente, desiderano, tuttavia, accostarsi alla Parola di Dio proclamata in quel giorno nelle assemblee liturgiche.
Partendo dalla Parola di Dio della liturgia eucaristica del giorno, la rivista offre un semplice percorso di spiritualità particolarmente adatto ai laici, ma apprezzato da sacerdoti, religiosi/e, missionari, vescovi.
Un sussidio bimestrale semplice, completo e prezioso, che favorisce nel fedele una partecipazione attiva e proficua alla celebrazione quotidiana dell'Eucaristia. Il beato Giacomo Alberione, infatti, diceva che «la Messa è la gioia del vero cristiano». È pensato sia per i sacerdoti che per i laici; sia per chi partecipa quotidianamente alla Santa Messa che per coloro i quali, non potendovi partecipare ferialmente, desiderano, tuttavia, accostarsi alla Parola di Dio proclamata in quel giorno nelle assemblee liturgiche.
Il vaccino
«Io, come reagisco alle situazioni che non vanno?», ha chiesto, a un certo punto della sua visita in Iraq, papa Francesco: «Di fronte alle avversità ci sono sempre due tentazioni». La fuga o la rabbia, diceva. Che non cambiano nulla. «Gesù, invece, cambiò la storia. Come?
Con la forza umile dell’amore, con la sua testimonianza paziente. Così siamo chiamati a fare noi. Così Dio realizza le sue promesse». Di una promessa che non è mai delusa – che si avvera per strade sommesse, inimmaginabili, attraverso la nostra debolezza – ha parlato Francesco davanti a quei testimoni per cui ha compiuto il suo viaggio, «testimoni spesso trascurati dalle cronache, ma preziosi agli occhi di Dio». Lui li ha guardati, ammirati, rimessi di fronte al mondo.
Per questo abbiamo voluto dare spazio alla sua visita nella terra di Abramo, alle parole e ai gesti di quei pochi intensi giorni tra Baghdad, Erbil, Mosul, Qaraqosh. Dove la violenza ha travolto tutto, il Papa ha indicato una realtà presente: esistenze in cui il male e la morte non sono l’ultima parola, perché Cristo è risorto. La vittoria della familiarità con Dio fonda la vita di uomini e donne, si rende concreta nel perdono, in storie precise, volti: è il popolo cristiano, una presenza umana che sembra sconfitta dalla storia. Eppure loro, perseguitati, sono stati spogliati di tutto senza perdere niente, perché hanno il tesoro che vale più della vita: l’essere intessuti di un rapporto, dell’appartenenza a Cristo.
Fermarsi davanti a loro e guardare, come ha fatto Francesco, può essere un contributo alla situazione in cui ci troviamo tutti. «Ci sono momenti in cui la fede può vacillare, quando sembra che Dio non veda e non agisca», ha detto: «Questo per voi era vero nei giorni più bui della guerra. È vero anche in questi giorni di crisi sanitaria globale e di grande insicurezza». Ma non è un problema di resilienza. È che quando la vita urge si rende più chiaro che cosa è all’altezza: trovare «persone che, vivendo in mezzo a noi, riflettono la presenza di Dio». Chi al posto di fuggire, tocca la realtà, la vive, senza essere in balìa delle circostanze, della sofferenza, l’ingiustizia, il blackout a Macapá o l’uragano in Honduras, le restrizioni quotidiane a ogni latitudine. Lo vedrete nei racconti che arrivano da varie parti del mondo, da comunità del movimento, magari di una sola persona, ma in cui dall’incontro con Cristo rinasce l’io, nasce un sentimento nuovo della vita che rende protagonisti.
«Sappiamo quanto sia facile essere contagiati dal virus dello scoraggiamento che sembra diffondersi intorno a noi», si legge nel discorso a Baghdad: «Eppure il Signore ci ha dato un vaccino efficace. È la speranza». La certezza di non essere più soli. «Non dimentichiamo mai che Cristo è annunciato soprattutto dalla testimonianza di vite trasformate dalla gioia del Vangelo. Una fede viva in Gesù è “contagiosa”, può cambiare il mondo».