La storia degli ebrei in Italia è antichissima: nessuna comunità in Occidente ha una presenza così costante, dalla Roma antica fino a oggi. Soprattutto, la storia degli ebrei in Italia è una storia fortemente specifica e in parte diversa rispetto a quella dei centri della diaspora europea. Distinta da una netta continuità attraverso oltre venti secoli; prima culla, all'inizio dell'era volgare, dell'ebraismo diasporico. Caratterizzata da una forte integrazione nella società cristiana, sia nel Medioevo che nei secoli successivi, nonostante le mura dei ghetti; poco toccata, nei secoli, dai fenomeni più estremi di antisemitismo; segnata da una forte partecipazione degli ebrei, nel XIX secolo, alla costruzione risorgimentale; e infine colpita durante l'occupazione nazista da arresti e deportazioni a cui partecipano attivamente i fascisti della Repubblica di Salò. E ancora, almeno fino al secondo dopoguerra, poco impegnata nel progetto sionista e anche successivamente poco coinvolta in una concreta emigrazione in Israele, anche se molto condizionata e segnata dalla presenza dello Stato ebraico. Una storia che, a essere compendiata in una sola frase, potrebbe esser definita come 'una storia italiana'.
Durante la Guerra Fredda nessuno avrebbe immaginato che il crollo dell’Unione Sovietica sarebbe stato scatenato da dinamiche interne, e nemmeno che sarebbe avvenuto in relativa calma, senza grandi conflitti.
Il lavoro di Stephen Kotkin mostra che la prima causa del collasso sovietico non è stata la competizione militare ma, paradossalmente, il nucleo ideale dell’ideologia comunista: il sogno di un socialismo dal volto umano capace di migliorare la vita dei cittadini senza rinunciare ai principi di giustizia e uguaglianza. Le riforme neo-liberali non sono mai state davvero messe in atto nella Russia post-sovietica, né avrebbero potuto esserlo, considerato il fardello dell’eredità sovietica in ambito istituzionale, politico, economico e sociale.
Il libro ricostruisce in modo chiaro e conciso il dramma di una superpotenza di 285 milioni di abitanti che si è sgretolata pur avendo a disposizione un immenso esercito, sostanzialmente fedele allo Stato, e uno spaventoso arsenale di armi nucleari e chimiche. E lo ha fatto evitando non solo l’Apocalisse, ma anche esplosioni di violenza potenzialmente destabilizzanti per l’intero scenario geopolitico internazionale.
Stephen Kotkin insegna Storia moderna e contemporanea all’Università di Princeton, dove ha diretto dal 1996 al 2009 il Program in Russian and Eurasian Studies. È considerato uno dei più autorevoli studiosi di storia dell’Unione Sovietica.
Un trentennio di profondi rivolgimenti quello testimoniato nell'ultimo volume dell'Atlante del ventesimo secolo. Il colpo di Stato in Cile, la sconfitta americana in Vietnam, lo scandalo del Watergate e le dimissioni del presidente Nixon. In Europa, mentre la Spagna torna alla democrazia, l'Italia vive l'incubo del terrorismo. Dal 1978 la Chiesa cattolica guidata da Giovanni Paolo II, il polacco Karol Wojtyla, svolge un ruolo decisivo nella politica mondiale favorendo la crisi del mondo comunista. Nel 1979 la rivoluzione khomeinista in Iran cambia gli assetti in una delle regioni più conflittuali del pianeta, nel 1989 crolla il muro di Berlino, agli inizi degli anni Novanta gli scandali di Tangentopoli delegittimano la classe politica italiana e consentono l'affermarsi di Berlusconi, figura dominante della Seconda repubblica.
Il libro traccia a grandi linee il processo di nascita e affermazione delle industrie culturali in Italia tra la fine dell'Ottocento ad oggi. Dopo una premessa sul sistema scolastico post-unitario, Forgacs studia la produzione, la distribuzione e la ricezione dei prodotti culturali: teatro, stampa quotidiana e periodica, produzione libraria, spettacoli popolari, fumetti, cinema, radio e televisione vengono passati in rassegna utilizzando e discutendo dati come quelli sull'alfabetizzazione o sulla vendita dei giornali, oppure tracciando le vicende proprietarie di testate e case editrici, o ricapitolando le relazioni tra industrie culturali e potere politico.
Organizzato secondo una partizione che individua nel Cinquecento e nel Settecento - rispettivamente - il momento culminante delle spinte economiche, politiche, sociali e culturali che costituiranno l'anima della modernità, e il loro punto di maturazione, il volume intende delineare le tappe che hanno scandito questo "tempo forte" della traiettoria percorsa dalla civiltà europea. L'autore traccia i contorni dei grandi mutamenti politico-economico-demografici dell'Occidente europeo a partire da una attenta sensibilità storiografica non solo per le strutture del potere, ma anche per le realizzazioni culturali, artistiche, scientifiche, e per le "mentalità" di cui sono state espressione.
Aspetti centrali dello studio sono le modalità di trasmissione dei patrimoni agricoli da una generazione all'altra, le strategie demografìche messe in atto per garantire la sopravvivenza economica delle linee di discendenza, le condizioni di ascesa e di decadenza delle linee di discendenza, la validità di un sistema ereditario patrilineare fortemente esclusivo, a metà strada tra quello romano e quello germanico.
Aspetti centrali dello studio sono le modalità di trasmissione dei patrimoni agricoli da una generazione all'altra, le strategie demografìche messe in atto per garantire la sopravvivenza economica delle linee di discendenza, le condizioni di ascesa e di decadenza delle linee di discendenza, la validità di un sistema ereditario patrilineare fortemente esclusivo, a metà strada tra quello romano e quello germanico.
Il destino di quanti rimasero ad abitare in Istria e a Fiume sotto il regime del marsciallo Tito dopo l'occupazione delle truppe jugoslave al termine del secondo conflitto mondiale. Pochi sanno, per esempio, che la maggior parte degli abitanti di quelle terre scelse l'esodo e abbandonò le propie case per trasferirsi oltre confine. Chi invece rimase, assistette in breve tempo a un totale sconvolgimento del tessuto sociale, della vita politica, delle relazioni economiche e umane.