Questo libro raccoglie «le storie di vita di alcuni migranti che sono stati accolti e assistiti dal Progetto "Artefici del nostro futuro sulle orme del Beato Giovanni Battista Scalabrini", ideato e realizzato a Reggio Calabria, con il supporto economico della Conferenza Episcopale Italiana. Auspico che l'incontro con queste "storie di vita" faccia fruttificare i germogli di bene che in questo tempo ovunque si stanno seminando, con generosità e autentico spirito di comunione».
Un'immagine, una pennellata di fuoco e di luce annuncia l'obiettivo del libro: accendere speranza. Una comunicazione appassionata, una testimonianza viva a favore di giovani donne violate nella loro dignità; un invito all'impegno credendo che è possibile far fiorire intorno a noi, umanità, liberazione e gioia. È possibile a tutti accendere piccole luci, in un tempo di oscurità e mancanza di visioni, come è il nostro, con i gesti del servizio, della tenerezza, della cura, ma anche della denuncia e della proposta. Parole, immagini, preghiere e cammini di donne che fanno risaltare la bellezza e la novità del Vangelo vissuto che ha la forza di permeare la vita e di portarla a pienezza.
Qualche mese fa, Alex Zanotelli chiedeva, a toni forti, ai giornalisti di far conoscere i tanti volti dell’Africa, terra di numerose culture e lingue da cui provengono molti di coloro che vengono percepiti come i disturbatori alle nostre frontiere. Il ritornello sempre più frequente è: «Perché non se ne stanno a casa loro?». Ma cosa significa «casa loro?». E poi siamo davvero così sicuri che l’Africa si stia riversando in Europa? E in che condizioni vive chi resta?
Abale e Alamtara, in Mozambico; Kabi a Nairobi; Marianne ed Enzo in Sierra Leone e poi Miracle in Benin. Sono solo alcune delle storie e testimonianze raccolte dallo stesso Autore, in Africa, e raccontate in questo libro. Un viaggio in quattro Paesi, per mettere in luce i drammi, le angherie, la povertà che ancora oggi affligge quella parte del mondo, non sempre rappresentata sugli scenari mondiali. Sullo sfondo il racconto di chi «l’aiuto a casa loro» lo offre davvero.
Cos’è l’economia sospesa? E’ l’evoluzione del famoso caffè sospeso tanto caro alla tradizionale generosità italiana. Grazie a Tucum, un’app per dispositivi mobili che permette di compiere l’elemosina anche attraverso la moneta elettronica, si eliminano tutti gli abusi legati ai falsi poveri e al racket dell’elemosina ed è possibile aiutare chi ha veramente bisogno. In tal senso, l’implementazione di un’app a servizio degli ultimi esprime tutta l’ingegnosità del Vangelo di Gesù. Il libro racconta come dal caffè sospeso e dagli incontri quotidiani con amici, professori, ragazzi del catechismo, persone senza fissa dimora, sia nata l’idea di un’app che consenta di realizzare un “volontariato di transito” dai donatori (chi desidera fare un’elemosina) ai beneficiari (coloro che ricevono l’elemosina).
In occasione di una singolare coincidenza storica - gli oltre 50 anni dalla creazione dell'Ufficio centrale per l'emigrazione italiana e del suo Bollettino (1965), ma anche i più di 45 anni di Servizio Migranti (1970), i 40 anni dalla pubblicazione del primo numero della rivista Migranti-press (1979) e i 30 anni dall'istituzione della Fondazione Migrantes (1987) - il volume ne ripercorre le vicende storiche ed istituzionali. Le alterne fasi della mobilità umana in Italia coincidono con protagonisti ed atteggiamenti pastorali differenti: mons. Giovanni Battista Scalabrini e mons. Geremia Bonomelli, pionieri dell'assunzione di responsabilità sulla pastorale migratoria da parte dell'episcopato italiano attraverso l'UCEI; i sempre più puntuali interventi pontifici in materia con Paolo VI e Giovanni Paolo II, fino alle tematiche più attuali dell'etica delle migrazioni con i pontificati di Benedetto XVI e Francesco. Un lungo cammino attraverso cinquant'anni di pastorale, che per la prima volta si estende dai documenti d'archivio ai tweet di papa Francesco, attingendo ampiamente ai documenti del magistero pontificio e della Chiesa in Italia. Ciò allo scopo di evidenziare il carattere di coralità che per tradizione appartiene non soltanto all'operato dell'UCEI prima e della Fondazione Migrantes poi, ma anche all'approccio dell'intera Chiesa alle diverse forme della mobilità umana.
L'emigrazione ha rappresentato e continua a rappresentare una delle dinamiche storiche ed umane più caratterizzanti l'Italia. Nel ripercorrerne le diverse fasi storiche, il volume si sofferma su un ambito spesso sottovalutato, eppure di estrema importanza: la pastorale migratoria. Attingendo al Bollettino dell'Ufficio centrale per l'emigrazione italiana e al suo erede Servizio Migranti in occasione dei 50 anni dalle prime pubblicazioni, il libro ripercorre l'epopea eroica e drammatica dell'emigrazione italiana attraverso le testimonianze di alcuni suoi interpreti privilegiati - i missionari d'emigrazione al servizio delle comunità italiane all'estero - senza per questo dimenticare il prezioso ruolo svolto dalle religiose e dai laici. Dall'Etiopia alla Danimarca, fino alle fabbriche e ai cantieri che impiegano e consumano gli italiani in terra straniera, il volume unisce storie di vita, anche pastorale, e curiosi episodi sfuggiti alle grandi maglie della storia, ma non a quelle più fitte delle cronache. Completano il libro un costante riferimento al magistero pontificio e ai documenti della Chiesa in Italia sulla mobilità umana e l'analisi di alcuni temi in grado di accomunare l'emigrazione di un tempo con quella attuale: la famiglia, i giovani e l'educazione.
Circensi, fieranti e lunaparkisti sono fra gli indiscussi protagonisti dello spettacolo viaggiante in Italia e nel mondo. Ciononostante, la loro storia riflette le difficoltà tipiche della gente del viaggio: i continui spostamenti, la durezza spesso incompresa del lavoro, le reciproche diffidenze che caratterizzano il rapporto con la società stanziale. Per questo è ancora più importante - e al tempo stesso affascinante - ripercorrere la storia della pastorale dei circhi e dello spettacolo viaggiante, dagli albori di don Dino Torreggiani all'attualità della Fondazione Migrantes, passando per la "carovanite" che ancora oggi contraddistingue buona parte degli operatori pastorali del settore. Il rapporto con la Chiesa, un tempo complesso, nell'ultimo secolo è andato maturando in un legame stretto e talvolta sottovalutato, che trova nei pontefici degli interpreti attenti e sensibili. Oltre che la relazione con i papi, da Pio XII a Francesco, il volume analizza alcuni temi forti e ricorrenti della pastorale della gente del viaggio: famiglia, giovani e anziani. Completa il libro una riflessione sul ruolo sociale ed ecclesiale degli "artigiani della festa", esaltato dal pontificato di Francesco, espressione del legame indissolubile tra fede, gioia e spettacolo viaggiante.
Oggi fra i temi più discussi e spesso esibita all'opinione pubblica come una novità degli ultimi anni, l'immigrazione straniera rappresenta in realtà da oltre un quarantennio una costante - sebbene variabile per caratteristiche, consistenza e protagonisti - della storia d'Italia. Sovente affrontata come un evento del tutto contingente ed emergenziale, l'immigrazione straniera in Italia è, invece, una dinamica profondamente umana, sociale e storica. Una prospettiva che emerge con particolare evidenza nell'approccio pastorale della Chiesa che, in questo campo così come in altri, intende rivolgersi all'uomo nella sua integralità. Dai profughi di guerra italiani e dall'Est europeo fino agli attuali flussi migratori, il volume analizza i mutamenti intercorsi in quasi 50 anni nella pastorale della mobilità attraverso gli occhi dell'UCEI e della Fondazione Migrantes. Particolare attenzione è prestata ai profughi, agli studenti stranieri, ai minori e alle donne. Ne emerge un'Italia come Paese a doppia identità, meta d'immigrazione eppure ancora coinvolta da importanti dinamiche emigratorie. La mobilità umana si conferma un "segno dei tempi" di straordinaria attualità, alla luce del quale leggere e rileggere la nostra appartenenza a Cristo e alla Chiesa.
“A me è cambiata la vita quando, mentre mangiavo la pastasciutta, guardavo il telegiornale e vedevo i morti nel Mediterraneo. Mi son detto: non è accettabile umanamente che mentre io sono qua tranquillo c’è gente che in questo momento sta morendo. E non è un lm”.
Così esordiva a TV2000 don Luca Favarin, spiegando il motivo per cui, a un certo punto della sua vita, ha deciso di dedicarsi agli ultimi. C’è molto di papa Francesco in questo prete che, dal 2000 a oggi, sembra aver vissuto 100 vite in una: dalla parrocchia, al servizio ai senza tetto, all’impegno contro lo sfruttamento della prostituzione, ai viaggi in Africa, quell’Africa da cui vengono e fuggono i più poveri della terra, quelli che noi “vorremmo più bravi, più puliti e meno fastidiosi”; quelli che i nostri telegiornali trattano come animali da circo, mettendoli in mostra quando sono violenti e nascondendoli quando “non fanno nulla di interessante”.
Fondatore e presidente della Onlus Percorso Vita, don LUCA FAVARIN ha fatto della strada e di coloro che la vivono l’habitat naturale per vivere fede e umanità.
Il libro nasce da un'inchiesta nel super carcere di Sulmona (AQ), noto come il "carcere dei suicidi-, dove scontano l'ergastolo ostativo i più feroci criminali del nostro Paese. Qui Angela Trentini ha incontrato e dato voce ad alcuni detenuti, condannati per le stragi che hanno cambiato la storia dell'Italia. Fra di loro, il killer di Rosario Livatino, Domenico Pace, il quale, in una lettera indirizzata a papa Francesco e pubblicata per la prima volta, chiede di poter testimoniare nel processo di beatificazione del "giudice ragazzino-. Lo desidera pure l'altro sicario, Gaetano Puzzangaro, detenuto nel carcere di Opera. Sconvolgente anche quanto dice di sé Domenico Ganci, figlio del boss Raffaele, fedelissimo di Totò Riina e corresponsabile degli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino. Prendono la parola da ultimo i familiari delle vittime, Nando dalla Chiesa, Manfredi Borsellino e Maria Falcone, in un confronto che coinvolge e interroga. Significativi, infine, alcuni interventi di papa Francesco sull'universo carcerario, commentati da Maurizio Gronchi, da cui emerge come il sistema giudiziario deve poter garantire una speranza oltre le sbarre per questi criminali condannati a vita e spesso considerati dei "vuoti a perdere-.
Come può una persona “qualunque” entrare improvvisamente a far parte del cammino di quei fratelli costretti a fuggire dai loro Paesi e percorrere così, accanto ad ognuno, un breve tratto della loro avventura? Se siamo disposti ad abbattere la barriere della nostra quotidianità, delle nostre abitudini e delle nostre paure per fare spazio all’altro che ci viene incontro, forse siamo già sulla via degli Abbracci...
Anche a Roma c'è un ventre dolorante, gravido di paure, disperazione, corruzione e vizio. C'è tanta fatica di vivere. Se un cineasta potesse guardare il mondo di lontano e lentamente planare su questa città inoltrandosi nei quartieri più diseredati, quelli nati in fretta, soffocati dalla speculazione, dove le persone sono ammassate una sull'altra dentro case brutte di cemento; con i balconi invasi come magazzini e chiusi con vetro e alluminio per recuperare all'appartamento uno stanzino che non c'è; e i panni stesi ... l'insopportabile gran pavese della povertà ... se poi potesse entrare negli appartamenti troppo piccoli per poterci vivere, dove la televisione è perennemente accesa, la lavatrice sempre in funzione, le poltrone più grosse del necessario, con mobili di cattivo gusto ammassati da ogni parte e le donne tutto il giorno in vestaglia ... Se potesse entrare negli androni dei palazzi, ingombri di tutto e sporcati da graffitari annoiati, forse potrebbe capire meglio la voglia di andarsene a vivere altrove. Dove? Non importa, purché lontano di lì.