Arturo Paoli fu e continua a essere un profeta, perché in tutta la sua lunga ultracentenaria esistenza seppe «gridare il vangelo con tutta la sua vita», anima e corpo o, meglio, anima visibile e corpo spirituale. Un vero contestatore, un eccellente rivoluzionario controcorrente. Questo è il primo di tre volumi che raccolgono le sue memorie, che egli stesso consegnò in un plico chiuso a Dino Biggio. «Ho pensato a te», gli scrisse, «perché gli editori trattano questo progetto come qualunque affare, ma per grazia di Dio c'è uno che le fa transitare per il suo cuore». Più che un diario, dunque, è un taccuino, un taccuino come registratore di memoria per sigillare con le parole scritte un dialogo che l'autore ha con se stesso, nella forma familiare e intima. Sono appunti in cui giace una vera rivelazione perché è atto di eccelsa spiritualità che svela l'animo interiore di un uomo, abitato da esperienze abissali, un uomo che per vocazione e storia fu profeta disarmato e indomato, libero e forte come soltanto i «servi del Signore» sanno essere. Prefazione di Vittorio Coletti.
A cinque anni dalla morte di Fratel Arturo Paoli (2015), per l'infaticabile opera del Curatore Dino Biggio che ha ricevuto verbalmente e per testamento da lui l'investitura di «autentico interprete del suo pensiero», vede la luce il terzo volume - Anno liturgico B - della trilogia delle «Omelie domenicali di Fratel Arturo», registrate da Dino Biggio o da altri che ne hanno fatto dono. Il libro non riporta solo il pensiero di Fratel Arturo, ma la sua anima e il suo sogno di realizzare il progetto di Gesù Arturo Paoli rende con «amorizzare il mondo», cioè rendere amore il mondo. Seguire l'Anno liturgico B alla scuola mite, umile e rivoluzionaria di Arturo Paoli non significa ascoltare un commento, ma spezzare col Pane la vita, con la vita il progetto del «regno di Dio». Ciò che colpisce nella lettura di tutte le omelie è la sintesi magistrale tra spiritualità e teologia, tra aderenza al testo biblico e anelito dello spirito, tra esperienza e formazione teologica. (Dalla Prefazione di Paolo Farinella, prete)
Fratel Arturo Paoli, attraverso le conversazioni che vengono qui riportate, dimostra la capacità straordinaria di mettere il lettore davanti ad una scelta di campo: o si è a favore del progetto di Dio, o si è contro. Non esistono alternative più moderate. Si può rispondere soltanto con la decisione di collaborare al progetto di Dio, sentendo nell'intimo - come nella parabola del Samaritano - la sofferenza di quanti sono umiliati e oppressi. L'attualità delle parole di Arturo Paoli, anche di quelle di quasi trent'anni fa, è uno stimolo ad assaporare la saggezza di una persona che ha sempre sentito vicino a sé l'Amico e ne ha ascoltato la voce. Ad ascoltare la testimonianza di tutta una vita in cui l'obbedienza alla Chiesa, mai cieca e passiva, è stata la spinta forte a parlare con parresia ai potenti, e mite nell'essere solidale con gli scarti del mondo, sapendo che sono la perla del Vangelo, nascosta nel campo. L'attualità delle parole di Paoli è uno stimolo ad assaporare la saggezza di chi ha avuto per amico Cristo di cui ne è stato testimone veritiero e credibile. Una fonte di saggezza dalle parole di un Mistico dei nostri tempi.
Umberto Eco, Gianni Vattimo, Emilio Colombo, Silvio Garattini, Pietro Pfanner, Emmanuele Milano sono stati tra i giovani dell’Azione cattolica che nei primi anni Cinquanta hanno avuto don Arturo Paoli come assistente spirituale. Quel gruppo ha rappresentato la «meglio gioventù» del cattolicesimo italiano del Novecento, precursore delle aperture e delle riforme che la Chiesa farà proprie soltanto con il concilio Vaticano II.
Questo volume, che riguarda un periodo breve, ma cruciale della vita di Paoli, raccoglie una selezione di lettere, relazioni, articoli, verbali composti quando il sacerdote era vice assistente centrale della Gioventù di Azione Cattolica, movimento giovanile che negli anni del primo dopoguerra godeva di larghissima diffusione e forza identitaria.
Quel breve periodo, vissuto all’apice di un’organizzazione incardinata nel cuore dello Stato Vaticano durante il pontificato di Pio XII, può rivelare i molteplici aspetti che hanno caratterizzato la personalità e l’impegno di Paoli. Libertà e fedeltà sono due cardini del suo pensare e del suo agire: la libertà dell’uomo di cultura e di fede che orienta azioni e parole secondo la Parola del vangelo, che non esita a esercitare e stimolare una critica propositiva nel dibattito su religione e politica; la fedeltà del «figlio» che non rinnega il legame con la Chiesa cui appartiene neppure quando viene ingiustamente punito, ma anzi da lì trae ragione e forza per diventare un suo testimone più credibile e coerente.
Sommario Sigle e abbreviazioni. Presentazione (A. Del Carlo). Introduzione (S. Soave). I documenti. Premessa. I. Epistolario. II. Interventi verbalizzati. III. Relazioni e articoli. Ringraziamenti. Indice dei nomi.
Note sull'autore Arturo Paoli (Lucca 1921-2015), Giusto tra le nazioni e medaglia d’oro al valor civile per aver aiutato ebrei perseguitati dal nazifascismo, venne ordinato sacerdote nel 1940. L’ingresso nella congregazione dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld lo portò al noviziato nel deserto di Algeria, a Orano con gli operai del porto e in Sardegna tra i minatori di Iglesias. Inviso a una parte delle autorità vaticane, fu costretto a imbarcarsi per l’Argentina, dove finì nell’elenco dei condannati a morte dal regime militare. Riparò in Venezuela e poi in Brasile, dove divenne uno dei protagonisti della teologia della liberazione. Paoli ha scritto oltre cinquanta libri tradotti in varie lingue. Nel catalogo EDB sono presenti gli scritti giovanili con il titolo Chi ha diritto di dirsi cristiano? (a cura di Silvia Pettiti, 2015).
Una passeggiata ideale con fratel Arturo, lungo i suoi 103 anni di vita. Un’occasione per liberarsi, grazie ai suoi consigli, dei pesi che rendono pesante e faticoso il nostro cammino quotidiano. In una conferenza sulla leggerezza del vivere e poi in un lungo dialogo a cuore aperto con Massimo Orlandi, tenutosi nel 2006, fratel Arturo ci trasmette il frutto più prezioso: la gioia di stare al mondo. Una gioia da rinnovare ogni giorno: “Ogni mattina – dice Arturo – quando vedo il cielo che da nero, impenetrabile, si trasforma in azzurro, mi pare che una grande coperta di tenerezza avvolga l’umanità”.
"La religiosità?" Qualcosa di essenzialmente dinamico, che mette al centro non l'individuo religioso, ma la storia delle relazioni fra gli uomini e con le cose. "L'amicizia?" Una riapertura della visione negativa dell'esistenza per tornare al cuore dell'uomo. "La teologia della liberazione?" Era il sillabario della fede per i contadini dell'America Latina che veniva ad essere il centro vitale del cristianesimo. Non si occupava dei dogmi ma scopriva una delle colonne portanti del regno, la giustizia. "Charles de Foucauld?" Un faro e un interlocutore vivo che aiuta a incarnare la testimonianza di una fratellanza universale, senza barriere né pregiudizi, per amorizzare il mondo. "La Chiesa?" Per me sono le favelas dell'America Latina dove ogni tipo di sofferenza che sull'umanità è presente e la Chiesa in questi luoghi non può essere la maestra infallibile di verità ma deve mostrare quello sguardo materno che si posa tenerissimo su tutte queste miserie che spesso vengono sopportate con molto coraggio. "I giovani?" Sono una forza se uniti e (con loro) tutte le novità possono essere un terreno che muove il mondo."
"La pazienza del nulla" è il diario intimo di un uomo immerso nel silenzio del deserto per quattordici mesi. Un libro che parla a credenti e non credenti, giovani e meno giovani. Un libro che mette in discussione chiunque lo legga, che fa da ideale contraltare alla parola più usata e abusata del nostro tempo: "nichilismo". In queste pagine l'esperienza del nulla diventa fatto positivo e addirittura decisivo. È l'occasione di un cambiamento radicale. Un vuoto che è anche pienezza di senso, la rappresentazione più autentica di ciò che Gesù intese con l'espressione "Beati i poveri di spirito".
La seconda guerra mondiale, le persecuzioni contro gli ebrei, la lotta partigiana, la fine del fascismo, la scomunica ai comunisti, la Costituzione repubblicana. Si collocano negli anni Quaranta del Novecento gli scritti giovanili di Arturo Paoli, sacerdote lucchese e piccolo fratello di Charles de Foucauld. Lettere, articoli, documenti e testi in gran parte inediti compongono le due parti del libro. La prima comprende due volumi del 1944 e del 1945 - dedicati rispettivamente a un amico partigiano morto durante la guerra e alla ricostruzione morale post-bellica - e la raccolta degli articoli pubblicati sul settimanale diocesano tra il 1947 e il 1949. Da questi testi emergono il pensiero del giovane Paoli, i suoi riferimenti spirituali e culturali, il contesto ideologico e storico in cui operava, il suo modo di interpretare il sacerdozio e l'appartenenza alla Chiesa. La seconda parte compendia una selezione delle lettere scritte negli anni 1940-1944 e la documentazione dell'attività svolta in difesa di ebrei, renitenti, partigiani ed esponenti del Comitato di liberazione nazionale. Una sezione è dedicata alla corrispondenza tra monsignor Montini, sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana, e l'arcivescovo di Lucca, monsignor Torrini, relativa al trasferimento di Paoli alla dirigenza nazionale della Gioventù di Azione Cattolica, incarico da cui verrà allontanato per divergenze di vedute con la presidenza di Luigi Gedda.
Un forte invito all'impegno primario dei cristiani: mettere pace nelle relazioni umane. Alimentare la speranza in un mondo più umano, più attento ai piccoli della Terra, più giusto, più amorevole. Questa la consegna dell'autore alle nuove generazioni, in un linguaggio semplice e diretto, comprensibile da tutti.
"Non sono tanto pessimista, Gaudy. Passi in avanti ne abbiamo fatti, ma resta molto cammino davanti a noi. Chi è il cristiano? È uno che, a poco a poco, frequentando il Cristo, arriva ad avere i suoi stessi sentimenti, a pensarla come Lui, a vedere la vita come Lui la vede, a vivere la sua stessa passione. E Gesù non volle restare sul trono, si fece ultimo per vivere la vita e la storia degli ultimi... Sono sicuro, Gaudy, che la gioventù raggiungerà il Cristo soltanto attraverso l'impegno di trasformare il mondo. Avanti, amici, non fermatevi! Non avete finito di sfogliare il libro della storia."
"Ci sono vite che faticano a stare persino dentro ai cent'anni, tanto sono stipate di storie ed eventi. Quella di Arturo Paoli, un italiano di cui s'è perso lo stampo, è ignota ai più. Eppure è un 'confesso che ho vissuto'come ce ne sono pochi, coerente ed emozionante." (Cesare Fiumi). Postfazione di Adolfo Pérez Esquivel.
Scritto nel 1969, a due anni dalla promulgazione della Populorum progressio e a pochi mesi dalla Conferenza dell'episcopato latinoamericano di Medellin, "Dialogo della liberazione" è considerato il libro più importante della ricca produzione di Arturo Paoli e sintetizza in modo mirabile l'esperienza di quasi un decennio trascorso in Argentina dal piccolo fratello di Gesù, inviato in una delle località più povere del pianeta a rendere testimonianza del Vangelo. Convinto che l'America latina sia la terra che per storia, religiosità e cultura possa essere la più pronta a comprendere l'essenza liberatrice del messaggio evangelico, cerca di dare una risposta alle domande di un giovane interlocutore che si è avvicinato a lui e lo interroga sul senso della vita, della storia, della società. Ne scaturisce un libro che a differenza delle successive opere della teologia della liberazione, non si sofferma solo o principalmente sulla questione politico sociale, ma rivela l'intenso significato della parola liberazione in ogni aspetto e momento della vita dell'uomo. Sicché, come scrisse a suo tempo Nazareno Fabbretti con parole che mantengono una loro attualità, il libro interpella tutti noi, obbligandoci a fermarci, "a ritrovare noi stessi, a ricostruire il nostro mondo".