Il gran numero di lettere indirizzate da Edith Stein a Roman Ingarden ha suggerito ai curatori della nuova collana delle Complete tedesche di raccoglierle a parte in un volume unico, qui tradotto con un ricco apparato di note.
Cronologicamente, queste lettere (1917-1938) si situano in massima parte nel periodo che precede l'ingresso di Edith Stein al Carmelo di Colonia. Il particolare legame di amicizia tra lei e Roman Ingarden dà a queste lettere un tono tutte particolare, che vi si tratti di eventi personali, o che vi si tratti di problematiche di carattere filosofico — quelle relative alla svolta idealistica del pensiero di Husserl e ai rapporti tra i suoi allievi di Gottinga e quelli di Friburgo, o al nascente interesse di Edith Stein per la metafisica . Emergono inoltre in queste lettere la partecipazione di Edith Stein agli eventi bellici le ragioni del suo breve impegno politico, vi sono registrate le sue riflessioni sul senso della storia e sul ruolo dei popoli, nonché il suo interesse per la persona, che non verrà mai meno. Viene anche alla luce il suo intimo dibattere le "questioni religiose" e il suo confronto con Ingarden sulla sua avvenuta conversione, di fronte alla quale egli assume un atteggiamento a tratti ostile a tratti più aperto.
Prima pubblicazione in Italia dell'epistolario completo della Stein Della ricca corrispondenza di Edith Stein, sono tradotte in questo volume tutte le lettere (che ci sono rimaste) del periodo che va dal 1916 - la prima è scritta all'indomani della sua tesi di dottorato - fino al 14 ottobre 1933, data del suo ingresso nel Monastero delle Carmelitane Scalze di Colonia. Alle lettere scritte da lei si aggiunge un certo numero di lettere a lei indirizzate, e di documenti che la riguardano; sono invece escluse le numerose lettere indirizzate a Roman Ingarden, raccolte nel quarto volume della collana. Tutto questo materiale, per la massima parte finora inaccessibile in italiano, ci introduce con immediatezza nel suo vissuto prima di assistente di Husserl attenta a tenere in vita i rapporti tra i fenomenologi del gruppo di Gottinga, poi di formatrice delle sue allieve di Spira e di Münster, di conferenziera stimata e ricercata nel mondo universitario cattolico, fino alle lettere del 1933, piene di dolore per la persecuzione antiebraica ormai palese, ma anche di letizia perché le si spalancano finalmente le porte del Monastero.
Ebrea di nascita, cristiana cattolica per scelta, Edith Stein è fondamentalmente una filosofa - di certo per buona parte della sua vita una filosofa cristiana - ma il suo amore per la verità, che la spingerà senza contrasti ad essere filosofa e credente, nasce, dapprima, come un fatto intellettuale e rappresenta la caratteristica fondamentale della sua persona. I brani antologici qui inseriti - tratti dalla sua autobiografia, dal suo epistolario, da alcune sue opere filosofiche - sono stati scelti con l'intento di costruire un percorso peculiare riguardante la sua formazione filosofica, la sua visione del rapporto fra la dimensione politica e la vita religiosa e il senso stesso della sua esistenza. Fulcro del libro è la lettera inviata a Pio XI il 12 aprile del 1933, poche settimane dopo l'insediamento di Hitler al cancellierato, in cui avvertiva il pontefice delle violenze ai danni degli ebrei, invitandolo a interrompere il silenzio e a denunciare la realtà dei fatti. Una lettera dal contenuto tristemente profetico.
Discutere sulla figura e sul pensiero di Edith Stein è sempre arricchente. Questa studiosa collaboratrice di Edmund Husserl a Friburgo, ci ha lasciato nei suoi scritti un prezioso contributo: si tratta di un'indagine sul reale, inteso in modo ampio e comprensivo, che ne mette in rilievo aspetti e sfumature, prima non individuati oppure già detti, ma non più ricordati, in modo da renderli ancora validi; così ella lega il presente al passato. Ciò è possibile grazie al modo in cui intende la storia del pensiero filosofico occidentale, interpretata come un dialogo continuo e come una fonte importante di conoscenza. Per tale ragione i saggi contenuti in questo libro procedono a un confronto tra i risultati della sua ricerca e i filosofi con i quali si è confrontata. Non si tratta solo di uno scambio di idee, ma di penetrare nella realtà per coglierne il senso ed è questo senso che deve essere condiviso. L'ampiezza degli argomenti da lei trattati e la profondità dei risultati della sua indagine emergono dai testi degli studiosi del suo pensiero presenti in questo libro.
Comunicare vuol dire essere in relazione con gli altri, istaurare con loro un rapporto di comprensione, di condivisione, di impegno e responsabilità. L'essere umano comunica con le parole, con il corpo e finanche con il silenzio. Senza la comunicazione sarebbe impossibile divenire uomini e donne. Un contenuto trasmesso adeguatamente può modificare un atteggiamento, un modo d'essere. Una buona comunicazione evita conflitti, consente il riconoscimento reciproco e la possibilità di una convivenza umana. Da queste considerazioni nasce "La comunicazione interattiva". Soggetti in relazione si lasciano interrogare e vivificare dalla parola altrui.
Le scuole filosofiche rappresentano comunità di ricerca attorno a un focus unitario: perciò soffermarsi sul rapporto tra Edith Stein e il suo maestro Edmund Husserl è un modo per indagare la nascita della scuola fenomenologica nel Novecento. Se non è possibile comprendere cosa sia la fenomenologia limitandosi alle opere dei discepoli di Husserl, tanto più è necessaria una conoscenza approfondita del Maestro per comprendere ciascuno degli allievi, anche quando se ne siano poi allontanati. I testi qui raccolti scavano nelle indagini husserliane e mostrano che senza un riferimento a Husserl non è possibile parlare della filosofia della Stein: seguendo le riflessioni di entrambi ci si trova ad affrontare i grandi temi della filosofia occidentale, riguardanti il conflitto fra realismo e idealismo, metafisica e antimetafisica. Due itinerari sì divergenti, eppure meno di quanto si ritenga comunemente: una approfondita lettura dei testi husserliani consente di ascrivere il filosofo a un peculiare "realismo trascendentale che conduce ad aperture metafisiche", avvicinandolo così alla Stein. Tale prospettiva, facendo luce sul legame fra i due pensatori, insieme fa emergere i nodi teoretici della fenomenologia nel suo complesso, di carattere antropologico, gnoseologico, metafisico: qual è il senso dell'essere umano, la sua possibilità di conoscenza e trascendenza? Un percorso di chiarificazione della "cosa stessa" che è il filo conduttore dei contributi di questo volume.
«Non è questa guerra di sterminio contro il sangue ebraico un oltraggio della santissima umanità del nostro Salvatore, della Beatissima Vergine e degli apostoli? Non è tutto ciò in contrasto con il comportamento del nostro Signore e redentore, che anche sulla croce pregò per i suoi persecutori?»