«Grazie alla traduzione di Francesco Alfieri, sono ora disponibili al lettore italiano le lettere dei fratelli Martin e Fritz Heidegger degli anni 1930-1949, in cui si trattano soprattutto questioni politiche e sociali. Il desiderio di mio nonno di rendere accessibili i suoi testi in forma leggibile, ma senza commenti, è rispettato anche in questa edizione, a parte poche note irrinunciabili per la comprensione dei testi o della traduzione. La speranza è che questo carteggio contribuisca a chiarire molte questioni ancora aperte.» (dalla Premessa di Arnulf Heidegger)
Le scuole filosofiche rappresentano comunità di ricerca attorno a un focus unitario: perciò soffermarsi sul rapporto tra Edith Stein e il suo maestro Edmund Husserl è un modo per indagare la nascita della scuola fenomenologica nel Novecento. Se non è possibile comprendere cosa sia la fenomenologia limitandosi alle opere dei discepoli di Husserl, tanto più è necessaria una conoscenza approfondita del Maestro per comprendere ciascuno degli allievi, anche quando se ne siano poi allontanati. I testi qui raccolti scavano nelle indagini husserliane e mostrano che senza un riferimento a Husserl non è possibile parlare della filosofia della Stein: seguendo le riflessioni di entrambi ci si trova ad affrontare i grandi temi della filosofia occidentale, riguardanti il conflitto fra realismo e idealismo, metafisica e antimetafisica. Due itinerari sì divergenti, eppure meno di quanto si ritenga comunemente: una approfondita lettura dei testi husserliani consente di ascrivere il filosofo a un peculiare "realismo trascendentale che conduce ad aperture metafisiche", avvicinandolo così alla Stein. Tale prospettiva, facendo luce sul legame fra i due pensatori, insieme fa emergere i nodi teoretici della fenomenologia nel suo complesso, di carattere antropologico, gnoseologico, metafisico: qual è il senso dell'essere umano, la sua possibilità di conoscenza e trascendenza? Un percorso di chiarificazione della "cosa stessa" che è il filo conduttore dei contributi di questo volume.
"È l'emergenza educativa che ci sfida e mette a nudo le fragilità e le incoerenze dei luoghi dell'educazione, primi fra tutti le nostre università". I contributi qui proposti prendono spunto da questo monito di mons. dal Covolo delineando una pluralità di prospettive sulla base del precipuo ambito d'azione nel quale i loro autori ogni giorno si trovano a operare. Molti di questi indicano altre possibili riflessioni per continuare l'esercizio della corresponsabilità di una prassi educativa che si attua nella misura in cui trova persone disponibili e soprattutto appassionate di un'umanità che storicamente prende carne nelle attese e nelle speranze di ogni singola persona. Le università possono essere l'orizzonte necessario per una pratica della ragione credibile, dove si innesca un processo che mira a ricomporre le differenti vedute orientandole alla formazione integrale dell'essere umano e favorendo la sua giusta collocazione nel mondo.
Il volume raccoglie le vicende di uomini della Compagnia di Gesù, alcuni illustri, altri sconosciuti, che con le loro esperienze, talvolta eccentriche, talaltra addirittura al limite della disobbedienza, contribuiscono a restituire l'immagine irrequieta e vitale di un ordine religioso protagonista della storia del mondo moderno. Nel lungo arco di tempo che va dalle sue origini (prima metà del XVI secolo) alla sua restaurazione (primo Ottocento), alcune possibili declinazioni dell'obbedienza gesuitica sono colte nel loro attuarsi attraverso la riflessione teologica, l'amministrazione dei sacramenti, l'utilizzo consapevole di strategie di comunicazione, la relazione con i fedeli, con le gerarchie dei potenti, con l'alterità incontrata nell'esperienza di missione. Nella tensione fra l'istanza di ossequio all'autorità "perinde ac cadaver" e quella di ascolto della voce interiore che guida nelle scelte individuali, si giocano i difficili equilibri dell'obbedienza gesuitica: componente tanto ineliminabile quanto cangiante nel suo adattarsi alle contingenze storiche, capace di far compenetrare la Compagnia con il mondo e di farla mutare con esso, rimanendo se stessa.