La crisi modernista rappresentò, a cavallo tra Otto e Novecento, la fase più acuta del confronto plurisecolare del cristianesimo con il moderno, inteso soprattutto come istanza di autonoma determinazione, emancipazione da ogni prospettiva e sistema di valori compiuto e di carattere assolutistico, affermazione delle scienze legate alle metodologie sperimentali e al vaglio della critica. Il modernismo si concretizzò in un articolato tentativo di ripensare il messaggio cristiano alla luce delle esigenze della società di inizio Novecento. La sua condanna da parte di Pio X chiuse ogni spazio al dibattito teologico e culturale con numerose istanze della modernità e contribuì in modo decisivo all'atteggiamento della Chiesa cattolica verso la società nel Novecento. Sono qui pubblicati studi innovativi sulle prime censure del "prete romano" Buonaiuti, sull'elaborazione del "nuovo Sillabo". Lamentabili, sulla ricezione dell'enciclica Pascendi da parte dei vescovi d'Italia e Francia e sulle reazioni di alcuni ambienti culturali legati a Lucien Laberhonnière, sul giuramento antimodernista del 1910, sulle tensioni a Vicenza tra gli antimodernisti e il vescovo Rodolfi. Il volume ha anche un significato attuale, perché una catena di richiami al modernismo da parte delle gerarchie ecclesiastiche ha segnato la storia succesiva della Chiesa, con la sola eccezione del pontificato di Giovanni XXIII, contribuendo alla diffusione e al rafforzamento di un preciso modello di Chiesa.