Scrivere appelli alle autorità per invocare una deroga rispetto alla normativa, un trattamento di favore, la grazia o un intervento volto a correggere quella che si percepisce come un'ingiustizia è una pratica che ha attraversato diversi contesti storici, giungendo sino a oggi. Lo stile deferente e il registro stereotipato, che spesso caratterizzano questi scritti, possono indurre a interpretare tale forma di comunicazione con il potere come un mero residuo del passato e a negare ad essa un valore politico. Il volume si propone di mettere in discussione tale impianto, combinando un'attenzione privilegiata per l'età contemporanea con una prospettiva di lunga durata. L'esame di casi provenienti da contesti tra loro diversi nello spazio (Italia, Francia, Unione sovietica) e nel tempo (dal XVIII secolo agli anni Duemila) evidenzia nodi trasversali che attengono alla storia della comunicazione tra governanti e governati e a quelle pratiche dal basso attraverso le quali gli individui si costruiscono come cittadini.
Il volume ripercorre la storia italiana degli ultimi trent'anni seguendone le dinamiche sociali, demografiche, migratorie e di genere. Vengono così presi in considerazione i diversi aspetti di una realtà che è stata profondamente cambiata dalla televisione, e nella quale emergono i nuovi problemi della cittadinanza legati all'immigrazione, quelli del progressivo invecchiamento della popolazione, dell'indebolimento delle istituzioni della rappresentanza, della chiusura alle donne. Un paese, infine, nel quale le nuove identità generate dai consumi stanno contribuendo a ridefinire la stessa immagine e auto-percezione degli italiani.