Nell'opera sono messe a confronto due posizioni: quanto è stato imposto e tramandato dalla massoneria e l'impegno e l'attività storicamente documentate di Pio IX. La posizione della massoneria è insegnata nella scuola di Stato dal 1848 ed è la ricostruzione abituale del cosiddetto "Risorgimento". Pio IX è sempre stato presentato come una persona incapace di comprendere le novità culturali e politiche del suo tempo, mentre ha compreso profondamente la situazione dei tempi e si è comportato in modo corretto, come afferma don Bosco nella presentazione che ne fa nel Bollettino Salesiano del 1878 alla morte di Pio IX. Si tratta di rifare la storia e presentarla secondo una visione critica e documentata, superando le ideologie. Pio IX è stato contrario ad ogni forma di guerra e, di conseguenza, contro il progetto del Regno di Sardegna di conquistare ed annettere i vari Stati dell'Italia, mentre era aperto a forme confederali.
Il lavoro che ora abbiamo tra mano pone in evidenza l'evoluzione della complessa redazione dei Regolamenti redatti da don Bosco e da alcuni suoi collaboratori, dopo che egli nel 1854 aveva scritto da solo il primo Regolamento dell'Oratorio di Valdocco. Dal 1854 si arriverà al 1877, al I Capitolo generale della Congregazione salesiana, quando questi documenti verranno affidati alla stampa e diffusi nelle opere salesiane sparse nel mondo.
Don Bosco è educatore, pastore, prete, padre, maestro, amico o santo? È tutto questo e qualcosa di più! C’è una dimensione trasversale che ci sfugge, cioè una dimensione teologica, e, più specificamente, la dimensione teologico-pratica. Perciò qualificare don Bosco come teologo pratico non implica negare le altre qualifiche, ma aggiungerne una che le potenzia, un paradigma nuovo per comprendere la personalità poliedrica di don Bosco.
Il contributo di M. Midali intende affrontare due interrogativi: come si colloca don Bosco nella teologia pastorale cattolica del suo tempo? e, don Bosco meriterebbe la qualifica di teologo pratico nel senso inteso dalla teologia pratica alla quale attualmente va la sua preferenza?
Secondo B. Bordignon, per giungere ad approfondire il rapporto tra pensiero ed azione in don Bosco è importante la scelta del punto di vista interpretativo: è la visione del processo conoscitivo umano competente, con particolare riferimento all’intervento sulla realtà.
Il saggio di F.V. Anthony mira a far emergere la visione teologico-pratica di don Bosco analizzando le prospettive sottostanti la formula «buoni cristiani e onesti cittadini» in una prospettiva attualizzante.
Nel suo esposto M. Wirth cerca di documentare l’amore di don Bosco per la Bibbia, durante il periodo dei suoi studi, nei suoi scritti, nella stima e venerazione che provava verso le sacre Scritture, e prosegue a tracciare l’uso pratico, pastorale che ne fa.
All’interrogativo se sia necessario oggi aprire una questione «catechetica» su don Bosco, A. Romano risponde in prospettiva metodologico-catechetica. L’Autore parte da una precisa ipotesi di ricerca: don Bosco può essere annoverato tra i «catecheti pratici dell’Ottocento»?
Il contributo di R. Tonelli evince il filo rosso che collega i contributi degli altri relatori: cercare il cuore dell’agire di don Bosco, il meta-pensiero presente nella sua prassi.