
La storia politica delinea tuttora le coordinate di fondo per la comprensione e la periodizzazione dell'età contemporanea su scala europea e globale. Con l'intento di contribuire al suo rinnovamento, il volume ripensa alcuni fenomeni e processi fondamentali che hanno determinato le rotture e le continuità del divenire storico, dalla seconda metà dell'Ottocento in poi. Grazie a una serie di prospettive innovative, aperte agli sviluppi storiografici più recenti, il libro ripercorre la relazione tra imperi e nazionalismi, il nesso di democrazia e violenza, le dinamiche di disintegrazione, transizione e ricostruzione nei dopoguerra, le fasi di ascesa e crisi degli assetti europei e transatlantici, i flussi migratori e il ruolo degli organismi internazionali, i rapporti tra l'Europa e il mondo nelle esperienze coloniali e postcoloniali, i mutamenti ambientali dell'Antropocene. L'immagine di un "lungo Novecento" che arriva fino a oggi è il risultato di questa ampia lettura della contemporaneità.
Se l'orologio della storia si fosse fermato al 1941, la democrazia liberale in Europa sarebbe risultata sconfitta e distrutta. Il brutale successo delle destre radicali nel quadro del nuovo ordine nazista fu poi archiviato nel 1945. Ma il vecchio continente era giunto a quel punto con percorsi eterogenei, tortuosi e contraddittori, che possono apparire lineari solo a uno sguardo retrospettivo. Prendendo invece le mosse dal retaggio di violenza della Grande Guerra e dal collasso degli imperi continentali, il volume esplora le questioni politiche, sociali, economiche e culturali che le destre cercarono di affrontare con metodi illiberali e autoritari, ma popolari tra anni Venti e Trenta. I diversi autori riportano così alla luce il reticolo di interrelazioni, le forme di organizzazione e ibridazione, gli spazi di contrapposizione tra destre conservatrici e radicali, partendo dalle domande del presente, ma cercando risposte in contesti ormai lontani, come quelli europei e globali del periodo tra le due guerre.