L'Italia possiede un patrimonio artistico, paesaggistico e culturale immenso, espressione di un territorio complesso e pertanto molto difficile da amministrare. Negli ultimi anni si sono succedute molte riforme del Ministero per i Beni e le attività culturali. Ma nessuna è stata in grado di fornire risposte concrete alle inefficienze organizzative dell'intero sistema. L'attuale crisi economica e finanziaria può rappresentare una opportunità. La scarsità di risorse è un problema, ma può costituire un'occasione imperdibile per rinnovare una policy, quella riguardante i beni culturali del nostro Paese, che non ha dato i risultati sperati. Lungi dall'addentrarsi ancora in dispute inconcludenti fra tutela e valorizzazione, fra pubblico e privato, fra centralismo e decentramento, la ricerca di Astrid individua e affronta le principali questioni legate oggi al sistema dei beni culturali: dalla tutela, che deve essere attiva e capace di integrarsi con le esigenze di sviluppo del territorio, a prescindere dalla proprietà pubblica o privata del bene, ai restauri, divenuti ormai la principale attività a scapito della prevenzione e della valorizzazione; dalla cura delle cose, invece che dei contesti, alla musealizzazione che ha di fatto cannibalizzato ogni altra forma di fruizione del patrimonio; dall'inadeguatezza della struttura organizzativa di modello ministeriale, al tentativo di individuare possibili forme gestionali differenti e innovative. Prefazione di Marco Cammelli.
A trent'anni dal rapimento e dalla tragica morte di Aldo Moro questo quarto volume della collana dedicata a "Gli anni di Craxi" propone una ricostruzione e una lettura critica della posizione politica e delle azioni svolte dal Partito Socialista in quei difficili giorni. Dando la parola ai protagonisti e ai testimoni di quel tempo, riportando una vasta documentazione attinente ai risvolti politici e di opinione pubblica di quella vicenda, il testo intende proporre in particolare una valutazione storico-critica della figura e dell'azione che Bettino Craxi svolse in quella circostanza. Ne emerge una riflessione che si colloca fuori dal coro, tuttora prevalentemente celebrativo, che ha caratterizzato tanta parte dei ricordi apparsi nel marzo-aprile 2008 in occasione della ricorrenza trentennale di questa tragica vicenda; ma anche una ricostruzione che si colloca lontana dal richiamo al sensazionale e al misterioso di chi ha, troppo spesso, voluto ricostruire quella tragedia come fosse una materia da giallisti. Non c'è infatti bisogno di rovistare in nessun retroscena per leggere oggi questo evento per quello che fu e cioè una grande tragedia politica; come non c'è bisogno di rincorrere nessun complotto ammantato di mistero, per riconoscere che allora si realizzò una incredibili convergenza tra le maggiori forze politiche, sociali e culturali all'insegna di una vera e propria "strategia della non decisione".