Stephen Mitchell è unanimemente riconosciuto come il principale autore e portavoce di quella "svolta relazionale" che tanto ha influenzato la psicoanalisi degli ultimi trent'anni. Ma in Mitchell è possibile riconoscere anche un modo profondamente personale di intendere la teoria e la clinica psicoanalitica, non direttamente o esclusivamente rivolto alla creazione di una psicoanalisi non pulsionale. Tanto nella teoria quanto nella pratica clinica, grazie alia sua capacità di sciogliere le principali dicotomie che hanno costellato la storia psicoanalitica, Stephen Mitchell è riuscito a dar vita a una psicoanalisi interessata a comprendere i molteplici modi in cui fantasia e realtà, intrapsichico e interpersonale, passato e presente si fondono, influenzandosi a vicenda, nella relazionalità umana. La capacità di tenere in equilibrio dialettico la natura illusoria e quella reale delle relazioni interpersonali costituisce la qualità principale di una relazionalità sana. In questo volume sono raccolti i principali articoli teorici e clinici di Mitchell, in cui l'autore descrive la teoria e la cura analitica come la capacità di "interiorizzare una sorta di amore per la vita che si conserva senza illusioni, eppure è continuamente arricchito da esse".
Durante lo sviluppo, ogni essere umano è esposto all'impatto del trauma relazionale - la disconferma della legittimità di esistere nel mondo degli altri - sulla capacità di instaurare relazioni umane spontanee e autentiche. Quando l'onda di affetti disregolati colpisce la mente immatura senza che vi sia la possibilità di condividere ed elaborare tali affetti all'interno della relazione primaria, l'individuo rimane solo, con la necessità di controllare l'ombra di questo "tsunami" che gli impedisce di regolare gli affetti nel contesto interpersonale e limita la sua fiducia nell'autenticità dei rapporti umani. Ampliando la prospettiva inaugurata nei due precedenti volumi già tradotti in questa collana, Philip Bromberg approfondisce qui la sua indagine sulla natura della relazione terapeutica: un processo curativo che, poco alla volta, favorisce la crescita della mente relazionale, prosciuga la vulnerabilità del paziente dall'ombra della destabilizzazione affettiva che lo insegue, e libera la capacità di avere fiducia negli altri.
Philip Bromberg è uno degli autori più originali della psicoanalisi contemporanea. Questo volume raccoglie i suoi scritti sul trauma e sugli stati dissociativi, riletti all'interno di una visione relazionale del processo clinico e del cambiamento terapeutico. Nel corso della sua lunga esperienza clinica, Bromberg ha messo in evidenza il ruolo centrale svolto dal trauma nei disturbi della personalità visti come espressione di rigide difese dissociative erette allo scopo sia di impedire l'esperienza interna del trauma sia di mantenere il mondo esterno sotto controllo, evitando il pericolo della ritraumatizzazione. L'autore è giunto così a sviluppare una prospettiva clinica basata sul ruolo della dissociazione nel funzionamento sia normale sia patologico, e sulle sue implicazioni per la relazione terapeutica. La mente e il funzionamento mentale, dice Bromberg, si fondano su una configurazione complessa di stati mutevoli di consapevolezza, ognuno con una propria realtà soggettiva, mantenuti in interazione dinamica da processi di tipo dissociativo. La salute risiede quindi non solo nell'integrazione, ma nella capacità di "restare negli spazi" tra realtà differenti senza perderne alcuna, di sentirsi "uno in molti".