Durante lo sviluppo, ogni essere umano è esposto all'impatto del trauma relazionale - la disconferma della legittimità di esistere nel mondo degli altri - sulla capacità di instaurare relazioni umane spontanee e autentiche. Quando l'onda di affetti disregolati colpisce la mente immatura senza che vi sia la possibilità di condividere ed elaborare tali affetti all'interno della relazione primaria, l'individuo rimane solo, con la necessità di controllare l'ombra di questo "tsunami" che gli impedisce di regolare gli affetti nel contesto interpersonale e limita la sua fiducia nell'autenticità dei rapporti umani. Ampliando la prospettiva inaugurata nei due precedenti volumi già tradotti in questa collana, Philip Bromberg approfondisce qui la sua indagine sulla natura della relazione terapeutica: un processo curativo che, poco alla volta, favorisce la crescita della mente relazionale, prosciuga la vulnerabilità del paziente dall'ombra della destabilizzazione affettiva che lo insegue, e libera la capacità di avere fiducia negli altri.
Bromberg è fra gli analisti contemporanei che più hanno contribuito a modificare la visione psicoanalitica del funzionamento mentale, che vede come un collage di organizzazioni e prospettive multiple e discontinue capaci di integrare, cioè tollerare, le esperienze grazie a un senso illusorio di continuità e a ripetute negoziazioni. In questo nuovo libro, Bromberg riprende le illuminanti esplorazioni nella dissociazione e nel processo clinico avviate in Standing in thè Spaces. Destare il sognatore possiede però un valore aggiunto: integra e fa dialogare le osservazioni cliniche con altre discipline quali le neuroscienze, la neurobiologia dell'attaccamento, la ricerca cognitiva, gli studi sugli effetti del trauma. Guidando il lettore nell'esperienza umana che sta al centro dell'incontro clinico, Bromberg ci indica quello che è per lui il compito dell'analisi: aiutare il paziente a vivere e a collegare i suoi stati del Sé, così da restituirgli la sensazione di "chi egli sia". I sogni vengono così concepiti non come testi da decifrare, ma come tramite per entrare in contatto con la normale varietà degli stati del Sé. In questa prospettiva, paziente e terapeuta possono costruire insieme una consapevolezza condivisa attraverso l'esplorazione delle reciproche cecità dissociative.
Philip Bromberg è uno degli autori più originali della psicoanalisi contemporanea. Questo volume raccoglie i suoi scritti sul trauma e sugli stati dissociativi, riletti all'interno di una visione relazionale del processo clinico e del cambiamento terapeutico. Nel corso della sua lunga esperienza clinica, Bromberg ha messo in evidenza il ruolo centrale svolto dal trauma nei disturbi della personalità visti come espressione di rigide difese dissociative erette allo scopo sia di impedire l'esperienza interna del trauma sia di mantenere il mondo esterno sotto controllo, evitando il pericolo della ritraumatizzazione. L'autore è giunto così a sviluppare una prospettiva clinica basata sul ruolo della dissociazione nel funzionamento sia normale sia patologico, e sulle sue implicazioni per la relazione terapeutica. La mente e il funzionamento mentale, dice Bromberg, si fondano su una configurazione complessa di stati mutevoli di consapevolezza, ognuno con una propria realtà soggettiva, mantenuti in interazione dinamica da processi di tipo dissociativo. La salute risiede quindi non solo nell'integrazione, ma nella capacità di "restare negli spazi" tra realtà differenti senza perderne alcuna, di sentirsi "uno in molti".